Capitolo 18

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Per tutta la durata del viaggio di ritorno tengo gli occhi puntati fuori dal finestrino.

New York, la Città che non dorme mai, scintilla intorno a noi.

Ogni tanto mi piace perdermi ad osservare le persone, ipotizzare dove siano dirette, perchè, cosa facciano. Quali siano le loro vite.

Non mi piace stare in mezzo alla gente, forse non mi piace direttamente la maggior parte delle persone, ma osservare gli estranei da un finestrino è affascinante, per certi versi.

Per questo non mi piace andare in macchina con mio padre, la sua auto ha i finestrini così oscurati che è difficile vedere fuori.

No, non è l'unica ragione, e neanche la più importante, ma è comunque una ragione.

Solitamente osservo le persone, ma non stanotte.

In questo momento non mi rendo nemmeno conto della loro esistenza.

Le uniche parole che mi rimbombano in testa sono tre, e non sono intenzionate a sparire tanto facilmente.

Ho baciato Magnus.

E non riesco a pensare, a ragionare con lucidità, tutto mi riporta a quel momento, alle sua labbra sulle mie, alle mie labbra sulle sue.

"Siamo arrivati"

La voce di Ragnor rompe il silenzio che si era creato in macchina dalla partenza dal Madison Square Park.

Non mi ero nemmeno accorto che eravamo in prossimità di casa mia.

Scendo dall'auto e biascico qualcosa che dovrebbe somigliare a un "buonanotte", poi mi avvio verso la finestra che avevo lasciato aperta.

Il problema è che qualcuno l'ha chiusa.

Oh no...

Oh nonononononononono!

Se non mi trovano nel mio letto domani mattina, potrò tranquillamente definirmi un uomo morto.

Coraggio Alec, respira, puoi farcela.

Magari c'è un altro modo per rientrare.

Faccio il giro della casa e finalmente la vedo.

Un'altra finestra. Quella della camera di Izzy. Spalancata.

Con un salto atletico entro nella stanza di mia sorella e chiudo la finestra.

Mi volto e faccio per uscire, quando mi accorgo che il letto di Isabelle non è sfatto.

E mia sorella non ci sta dormeno dentro.

Senza pensarci un secondo, prendo il cellulare e la chiamo.

Nessuna risposta.

Dove sarà andata? Ci sarà andata di sua spontanea volontà? Sarà con qualcuno? E cosa starà facendo?

Inizio a mordicchiarmi un'unghia per l'ansia.

Mi avvicino alla finestra e la riapro, nel caso rientrasse.

No, non nel caso. Lei rientrerà.

E non mi risponde perchè tiene sempre il cellulare in modalità silenziosa.

Non le è capitato niente.

Cercando di autoconvircermene ed esco dalla sua stanza, dirigendomi verso la mia in punta di piedi.

Mi tolgo i vestiti e infilo un paio di pantaloni della tuta e una T-shirt grigia e mi infilo sotto le coperte.

Under Pressure || MalecDove le storie prendono vita. Scoprilo ora