Capitolo 25

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"Esci subito da questa casa. Non sei più mio figlio, sei un abominio."

Mi sembra di vedere tutto al rallentatore: Isabelle che sgrana gli occhi, Max che osserva spaventato suo padre, Robert che guarda Alec con sguardo severo e Maryse che lancia una fugace occhiata alla scena e torna a concentrarsi sul suo piatto.

Ma più delle loro reazioni, mi interessa quella di Alexander: ha lanciato un'occhiata piena di delusione e rimpianto a colui che lo ha disconosciuto come figlio, ha annuito con un sorriso amaro sul volto, si è alzato ed è uscito dalla stanza.

Lo osservo uscire: so che dovrei seguirlo, ma c'è come un qualcosa che non so identificare che mi convince a non farlo subito.

Isabelle si alza immediatamente, lanciando un'occhiata di fuoco a suo padre, e fa per seguire Alexander quando Robert le intima: "Se lo segui, non scomodarti a tornare."

Lei sta per rispondergli per le rime, ma Max la prende un braccio e le sussurra qualcosa all'orecchio.

Sul volto di Izzy passano un miscuglio di emozioni: prima curiosità, poi preoccupazione e infine una rabbia così incandescente da far paura.

"Bene" esclama freddamente prima di rimettersi a sedere.

All'improvviso gli sguardi di tutti si puntano su di me.

Direi che è ora di dire una qualche frase ad effetto come ci si aspetta da me, ma non saprei proprio quale.

Mi alzo con tutta la nonchalance possibile, mi spazzolo via la polvere dai pantaloni e cerco di mettere in fila due parole: "Lei ed Alexander avevate un rapporto. Non so quanto buono, ma era comunque qualcosa. Io non ho mai avuto un rapporto con mio padre che andasse al di là del disgusto reciproco. Si fidi di me quando le dico che vivere sapendo di essere disprezzati dal proprio padre è una cosa orribile. Si presuppone che lei ami suo figlio. Posso capire qualche attimo di perplessità, o che abbia qualche domanda, ma la sua reazione mi è sembrata eccessiva ed inappropriata. Detto ciò, credo che ora Alexander abbia bisogno della compagia di qualcuno che lo ami veramente. - mi volto verso Maryse - La cena era squisita, signora Lightwood. Se volete scusarmi..."

Passo dietro la sedia di Robert, che è rimasto immobile, ma ha assunto uno strano colore rossastro.

E la vena che gli pulsa sul collo come se volesse esplodere non gli conferisce esattamente un'aria amichevole.

Prima di uscire lancio un'occhiata a Isabelle e potrei giurare di aver capito esattamente quello che vorrebbe dirmi: "Bada a mio fratello. Stagli vicino. Vi raggiungo appena posso"

Mentre attraverso la soglia della porta della sala da pranzo sento una voce, l'unica a non aver ancora detto nulla: quella di Maryse.

"Trueblood. Signora Trueblood"

Sento una sedia spostarsi dal tavolo e qualcuno alzarsi, ma non voglio passare in questa casa un secondo di più.

Attraverso l'ingresso ed esco dalla villa dei Lightwood.

Di fronte alle case c'è un parco, forse Alexander si è rifugiato lì.

Oltrepasso il cancelletto che lo delimita e cerco Alec aiutato dalla luce dei lampioni.

Non c'è molta gente in giro, solo una coppietta che passeggia mangiando un gelato e un paio di persone che fanno jogging.

Under Pressure || MalecDove le storie prendono vita. Scoprilo ora