Capitolo 26

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Chiudo gli occhi un po' più forte e poi li apro definitivamente. Ho dormito come un sasso, alzarmi per andare a scuola mi sembra quasi impossibile, ma devo farlo.

Sto per tirarmi su e infilare le ciabatte, quando finalmente metto a fuoco una camera da letto che non è la mia e i ricordi di ieri sera riaffollano la mia mente tutti insieme, con la potenza di un pugno dritto sul naso o in un altro punto decisamente più sensibile.

Richiudo gli occhi per un attimo, nella speranza che in questo modo i ricordi scompaiano di nuovo.

So che non è possibile, ma sarebbe bello.

Come sarebbe bello che i miei genitori mi avessero semplicemente accettatto, o come sarebbe bello se in questo mondo ci fossero un po' di giustizia e rispetto per gli altri.

Ma se si chiamano utopie, un motivo c'è.

Riapro gli occhi e cerco di stiracchiarmi senza dar troppo fastidio a Magnus, ma quando mi volto noto che lui non c'è.

Mi alzo e mi dirigo verso il bagno: non è nemmeno lì.

Ne approfitto per darmi una ripulita veloce, poi torno in camera, mi infilo dei vestiti presi dallo zaino che mi ha dato Isabelle e rifaccio il letto.

Fin da quando io e mia sorella eravamo piccoli, nostra madre ha insistito sul fatto che dovessimo essere sempre ordinati, precisi e puntuali in qualunque situazione.

Ci sgridava se non toglievamo le scarpe quando entravamo in casa, se ci alzavamo da tavola prima che tutti avessero finito di mangiare o se scopriva che andavamo a dormire tardi.

Pretendeva che ci rifacessimo il letto anche in albergo e che a casa di amici mangiassimo tutto quello che veniva cucinato, anche se non ci piaceva.

Può sembrare una cosa severa, e in effetti lo era, ma devo ammettere che mi è servito.

Per certi versi, mi ha aiutato a pensare sempre a quello che sto facendo, ad essere organizzato e a mantenere la calma nella maggior parte delle situazioni.

Ho appena finito di rifare il letto quando Magnus entra spalancando la porta ed esclama: "Buongiorno Fiorellino, dormito bene? Ti ho portato la colazione!"

È già vestito, pettinato e truccato di tutto punto e ha in mano un vassoio con due croissant, una tazza di tè, un bicchiere di spremuta d'arancia, una zuccheriera, tovagliolini e una rosa blu.

"Sì, benissimo. Grazie per la colazione, non dovevi..."

"Oh, figurati. Aspetta, hai rifatto il letto?"

"Oh, sì, scusa"

"Scusa? - gli sfugge uno dei suoi sorrisetti che mi mandano il cervello in corto circuito ogni volta che li vedo - perchè dovresti scusarti? Pensa a fare colazione"

Lo ringrazio con quello che spero somigli a un sorriso dolce e bevo un sorso di tè.

                               ***

Ragnor ci accompagna a scuola in macchina. Raphael è seduto nel posto davanti, io e Magnus dietro.

Quando sono arrivato al loft, ieri sera, Raphael non c'era. Molto probabilmente è tornato tardi ed è andato a letto in punta di piedi, eppure non ha mezza occhiaia. Magari è un vampiro, chi può dirlo.

Mentre Ragnor guida e Magnus cerca di capire dove fosse Raphael ieri notte, senza ottenere grossi risultati, penso a come comportarmi a scuola.

Devo sicuramente farmi portare gli altri libri e quaderni da mia sorella, poi devo resistere alla tentazione di saltarle addosso per abbracciarla, darebbe troppo nell'occhio. Non voglio che a scuola si sappia qualcosa, la vita è già abbastanza difficile così.

Under Pressure || MalecDove le storie prendono vita. Scoprilo ora