|Capitolo 30|

119 12 0
                                    


POV Christopher

Erano più di 3 ore che eravamo in stanza con la speranza che Alex muovesse anche solo un dito.

Sentivo il senso di colpa mangiarmi vivo perché sapevo che il suo incidente,in qualche modo,era legato a me e Cloe.

"Graice,possiamo parlare un attimo?" chiedo sottovoce alla ragazza seduta accanto al mio amico.

"Si." dice alzandosi per poi seguirmi.

Una volta fuori dalla stanza mi siedo accanto a lei cercando le parole giuste.

"Graice,io so quanto tu sia arrabbiata in questo momento e so che l'incidente di Alex ha in qualche modo a che fare con me" inizio.

"Mi dispiace,io non volevo creare tutta questa situazione" continuo dispiaciuto.

"Non voglio il tuo perdono" tento di concludere ma vengo bloccato.

"Christopher non è a me che devi chiedere perdono,tanto meno ad Alex" dice con tono fermo.

"Adesso che Alex è in queste condizioni ti rendi conto di ciò che fai e non sai quante ragazze come Alex potrebbero essere state male a causa tua,magari non a questi livelli,lo spero." aggiunge.

Sento salire un nodo alla gola.

"Adesso non serve chiedere perdono,devi solo sperare che Alex si risvegli" conclude.

Le sue parole mi fecero riflettere molto sulla gravità della situazione.

Per quanto ancora volevo comportarmi così?

Per quanto ancora avrei voluto far soffrire le persone per piacere personale?

Mentre eravamo seduti al di fuori della stanza di Alex vedo Renato avvicinarsi a noi preoccupato.

"Graice..." dice lui per poi abbracciarla.

"Mi dispiace per la tua amica,non sai quanto" aggiunge.

Renato era stato sempre un padre per noi ma il suo arrivo non portava niente di buono.

"Christopher,raggruppa i ragazzi,tra un'ora abbiamo il check-in in aeroporto,dobbiamo andare" dice severamente.

"Ma Renato..." tento di dire.

"Christopher non si discute. Avete degli impegni,mi dispiace,non possiamo più rimandare" afferma con tono fermo.

Leggo la tristezza negli occhi di Graice che si limita a rientrare in stanza seguita da me.

"Ragazzi,dobbiamo andare" dico sottovoce.

"Che significa Chris?" chiede Richard con faccia stranita.

La preoccupazione per Alex non aveva fatto dimenticare loro che saremmo dovuti andare via,piuttosto aveva aumentato le speranza che potessimo rimanere ancora un po'.

"Quello che senti Richard,non possiamo fare niente per impedirlo." dico con tono fermo.

Dopo varie opposizioni,i ragazzi si alzano ma sembrano non voler lasciare quel posto.

"Potete lasciarmi un momento solo con Alex?" chiedo con aria triste.

Guardano tutti la madre di quest'ultima che annuisce per poi uscire seguita da tutti gli altri.

Sapevo che in quel momento non avrebbe potuto sentirmi ma sapevo anche che andare via senza neanche essermi avvicinato a lei mi avrebbe portato ad un senso di colpa che non avrei cancellato facilmente.

Mi siedo accanto a lei e la guardo per qualche minuto.

Metto la mia mano sulla sua facendo attenzione a non staccare nessuno di quegli aggeggi che aveva attaccati per tutte le parti del corpo.

Vedo i miei occhi appannati per le lacrime che stavano per scendere dal mio viso e tutto ciò che riesco a dire è "scusami Alex".

Stringo ancora un po' la mia mano sulla sua per poi lasciare definitivamente la stanza.

Quell'episodio mi aveva sconvolto totalmente tanto da promettere a me stesso che da oggi in poi la mia vita sarebbe cambiata.

                                        ~~~~

POV Richard

Siamo fuori dalla stanza cercando di convincere Renato a far rimanere almeno uno di noi con le ragazze ma non c'è modo.

Non avrei mai rimasto Grace da sola sapendo che stava soffrendo così tanto per Alex.

Mi stavo opponendo come un bambino ma non volevo per niente lasciare quel posto.

"Richard,o vieni con noi oppure dimentica per sempre la tua carriera" minaccia Renato.

Non potevo credere a ciò che sentivo.

Stava davvero minacciando di togliermi tutto ciò di cui vivo?

"Amore,no,guardami" dice Graice prendendomi il volto tra le msni.

Faccio come mi dice ed al contatto con i suoi occhi sento il cuore perdere un battito.

Mi sarebbe mancata da morire.

"Non devi rimanere. Hai la tua carriera,la tua famiglia,tua figlia che ti aspettano,io starò bene" dice accarezzandomi una guancia.

Non ho neanche la forza di rispondere.

Non volevo allontanarmi da lei,non in quel momento.

La bacio a lungo sotto lo sguardo attento di tutti.

Non m'importava di nessuno in quel momento.

"Promettimi che mi chiamerai sempre" dico asciugandole una lacrima.

"Te lo prometto" dice lei cercando di mostrarsi forte.

La bacio per l'ultima volta prima di andare via da quel posto.

"Ti terrò informata su tutto,tranquilla,il mio amico é un santo" dice Zabdiel cercando di sdrammatizzare per poi abbracciarla forte.

"Te voy a extrañar muchísimo nena" aggiunge mentre si allontana da lei.

Facciamo un saluto generale a tutte le altre ragazze per poi andare via per sempre.

Non mi erano mai piaciuti gli addii ma sapevo che quello non lo era.

                               ****

Sono passate due ore e siamo quasi in partenza.

Durante il viaggio nessuno di noi aveva detto una parola.

Quel viaggio in Italia ci aveva completamente stravolto la vita: ci aveva insegnato a riconoscere l'amore in così poco tempo, a ritrovare un amico ma soprattutto ci aveva insegnato il valore della vita stessa.

La voce meccanica mi distrae dai miei pensieri annunciando l'arrivo del nostro aereo.

Avrei voluto opporre ancora una volta resistenza ma sapevo che questo non avrebbe cambiato niente.

Oramai eravamo qui e dovevamo solo esser più bravi a gestire la distanza e a farla combaciare con la nostra carriera.

Così mi limito a salire su quell'aereo che mi avrebbe portato lontano da quel posto.

Lontano da quello che ero sicuro potesse essere l'amore della mia vita.

Allaccio le cinture,prendo un bel respiro e alla partenzo dell'aereo mi lascio andare come avevo fatto con tutto ciò di più bello che avevo trovato in Italia.

¿Vivir por un sueño o soñar para vivir?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora