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Effie's Pov
Vedo le foglie degli alberi rifiorire, mentre tutto il territorio si tinge di colori pastello.
Un altro ennesimo viaggio verso il distretto dodici, ed un altra ennesima edizione degli Hunger Games sta per cominciare.
Sono passati ormai una decina di anni dal mio primo anno.
Il mio rapporto con Haymitch è migliorato, nonostante non manchino i momenti accesi tra noi due. Continua ancora ad affogarsi nell'alcohol, mentre io continuo ad affogare il mio dolore tra le lacrime e gli attacchi di panico.
Mio fratello Markus, è vice al capo degli Strateghi, che quest'anno è Seneca Crane.
Purtroppo Olympia ha lasciato il lavoro da stilista degli Hunger Games o almeno credo...
Nonostante ciò, ha aperto una bottega di moda molto carina, e quando avrò  tempo andrò  a trovarla volentieri.
Il treno frena rumorosamente, ricordandomi di essere arrivata al distretto.
Mancano ancora un paio d'ore alla mietitura, ma ho preferito essere previdente con Haymitch...
Attraverso le strade del distretto, dirigendomi verso il Villaggio dei Vincitori.
Ormai qui mi conoscono molto bene, e con più precisione, mi odiano molto bene.
Vedo le occhiate terrorizzate dei bambini, mentre mi passano accanto, come se fossi un alieno o qualcosa di simile.
Molte persone sono ridotte all'elemosina sul ciglio della strada, e si sentono i loro lamenti.
Finalmente arrivo al Villaggio dei Vincitori, un luogo ancor più desolato del resto.
Busso alla porta del mentore, ma non ricevo alcuna risposta.
"Haymitch..!" sospiro spazientita mentre busso più forte.
Non ricevendo risposte perciò,porto una mano sul pomello della porta e con mia sorpresa la trovo aperta.
Non ero mai entrata in questa casa prima d'ora. Mi limitavano solamente a parlare con il proprietario suo ciglio della porta.
Sento un odore terrificante pervadermi le narici, e immediatamente capisco perché non volesse farmi entrare.
Uno strato spesso di polvere ricopre tutte le superfici della casa, la quale è immersa nel buio più totale.
Avanzo nel buio, aiutandomi con le superfici dei mobili.
Inciampo in una bottiglia, o meglio dire in numerose bottiglie, riversate ovunque.
"Haymitch! Dove diavolo sei!" grido e nel silenzio della casa la mia voce sembra echeggiare.
Finalmente vedo una figura, nei pressi della cucina.
La testa dell'uomo è riversata sul tavolo, come se si fosse appena addormentato.
"Cosa stai facendo ancora lì? In meno di due ore dovremmo essere-" inizio irritata.
Pochi minuti dopo, nonostante il mio tono decisamente squillante, il mentore non si muove di un millimetro.
Ed è molto strano, perché di solito bastano pochi minuti per irritarlo.
Ho un brutto presentimento.
Avvicino una mano verso la sua spalla, scuotendola leggermente.
Nessuna risposta.
Mi avvicino ancora di più, e questa volta lo afferrò con tutte e due le mie mani, continuando a scuoterli le spalle.
"H-haymitch!!"
Una strana sensazione mi pervade, sento il mio cuore battere fortissimo.
"Rispondimi! Ti prego io-"
Prendo il suo viso fra le mie mani, spostando la sua faccia verso di me.
È soltanto svenuto.
Sento le mie mani tremolare nel trattenere il suo viso immobile fra le mani.
Calmati.
Poco dopo, vedo i suoi occhi aprirsi, rivelando il grigio dei suoi occhi.
Un sospiro di sollievo esce dalla mia bocca.
"C-cosa.., T-Trinket?" sussurra confuso. Immediatamente mi ricompongo, assumendo un espressione contrariata.
"Haymitch Abernathy, non voglio mai più vederti un questo stato!"
"Oh certo, oppure cosa succederà dolcezza?"
Il mio viso divampa di rabbia, come fa a non capire la gravità della situazione?
"Come puoi non capire! Io...io pensavo fossi-"
"Morto? Beh, non sarebbe così male. D'altronde, chi mai sentirà la mia mancanza qui?" dice mentre alza la testa, guardandomi con un ghigno.
Non riesco a dire nemmeno una parola, rimango impalata con le braccia  incrociate.
Un silenzio imbarazzante riempie la stanza.
"Visto? Penso si commenti da solo."
Lentamente, lo vedo alzarsi e immediatamente mi metto davanti a lui.
"Dove pensi di andare? Ti ricordo che fra poche ore inizierà la mietitura, e ti ricordo anche che tu sei un mentore."
"Santo cielo! Come avrò fatto a dimenticare un evento così importante!" commenta l'uomo imitando l'accento capitolino, e quindi prendendomi in giro.
Il mio viso si arriccia in una smorfia, mentre lo guardo con uno sguardo tagliente.
"Senti, questo posto non è adatto a te, sarebbe meglio sei mi aspettassi  al palazzo-" inizia.
"No, ti aspetterò qui."
Per un attimo rimane spiazzato, non aspettandosi una risposta del genere.
In effetti da un lato preferirei uscire da questa topaia, ma alzo il mento e stringo le braccia.
Non volevo sembrare la solita capitolina schizzinosa.
"Come vuoi..dolcezza.." borbotta.
Haymitch si dirige verso i piani superiori,attraverso una enorme scala con un andatura penzolante.

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