14. 𝙉𝙖𝙥𝙤𝙡𝙞 𝘾𝙚𝙣𝙩𝙧𝙖𝙡𝙚.

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Ho trovato uno spazio libero, un paio d'ore.
Tutti sanno che starò con la mia famiglia, la mia famiglia sa che sto con degli amici.
Ed io devo solo trovare un modo per non farmi riconoscere e prendere un treno per raggiungerla.
Le ho già detto tutto, purtroppo vorrei venisse alla stazione, ma se qualcuno dovesse riconoscermi butterebbero lei in mezzo ed inizierebbero a chiedersi chi è.

Mi incappuccio per bene, occhialoni scuri, testa bassa, cuffiette, zainetto e un'oretta di viaggio che mi aspetta.
Sarò lì alle 15:30.

Fortunatamente è un semplice mercoledì, ed è un orario abbastanza morto.
Nel tempo che le ho dato ho considerato di avere almeno 10 minuti contati per arrivare in albergo e rendermi presentabile.
Ho pensato di prendere un albergo per 3 ore, dove ovviamente la gente non si dà una sistemata per un appuntamento come me 🙃
Ma la cosa mi fa stare più tranquilla, essendo in un quartiere isolato e vicino al luogo dell'appuntamento, sto sicura.

Viaggio tranquillo, nessuno pareva avermi riconosciuta, o forse io ero persa nei miei pensieri.
Sorridevo tra me e me, ero felice come una bambina che va per la prima volta in un parco divertimenti, sorridevo, ma volevo ridere di gusto, come fossi pazza, perché in quel momento provavo gioia mista a panico per tutte le cose che stavo facendo in "segreto".
Prima di partire ho salvato il suo numero in rubrica, quello che mi aveva lasciato tra i contatti nel quaderno.
Quindi ora che sto andando a conoscerla mi sembra doveroso almeno inviarle un messaggio, l'email sta diventando troppo complessa.

-Raggio de sole, preparati che sto arrivando.
Salvati il numero!
Giò.-

Subito spunte blu, appare la foto e bam.
Bella come la ricordavo.
Un po' di ansia aumenta, rivedere il suo viso giusto qualche minuto prima di vederla dal vivo mi fa effetto, già ho la gola secca, non so se riuscirò a spiaccicare parola.

-Sono ferma in un bar qui vicino, aspetto solo te!
Quindi noto che avevi il mio numero salvato, avresti potuto evitarci fiumi di e-mail 😡-

-l'ho salvato poco prima di partire.
E tu nce rompe, è stato originale parlare via e-mail, npoi dí de no!-

-Hai ragione su, ora sarà originale parlare da vicino, fa ambress!-

Mi fa sorridere il fatto che mi risponda in napoletano e mi faccia salire l'ansia come se fossi io a guidare il treno e a non darmi una mossa.
Scendo finalmente dal treno, a passo svelto mi dirigo fuori la stazione.

Primo taxi capitato davanti agli occhi, entro gli mostro la via senza nemmeno accennare un saluto.
Il tassista in modo scortese sorride malizioso come se volesse dirmi "ho capito che devi fare" peccato che n'hai capito popo ncazzo tesoro.

Non gli do troppo peso, arrivo lí esattamente pochi minuti dopo, tutto calcolato tutto sotto controllo.
Lascio i soldi al tassista ed esco correndo, alla reception noto una ragazza abbastanza giovane, e lì mi blocco, le dovrei lasciare i documenti, e la possibilità che sappia chi sono mi manda nel panico.

Giro lo sguardo prima verso destra a poi verso sinistra per orientarmi.
Poi la vedo.
Vedo il profilo, seduta ad un tavolino, sta fumando una sigaretta mentre scrive qualcosa al telefono.
In quel momento la tasca del mio pantalone vibra, ma io continuo a guardarla, mentre sorridente, blocca il telefono e lo poggia sul tavolo, mi ricorda il sorriso isterico che avevo io in treno, ma 30 volte piú bello.

In questi momenti di solito faccio la spavalda, mi avvicino e la sorprendo, in quel momento invece mi ci vorrebbe qualcuno che mi spinge fin lì.

Ormai è tardi, se salissi su in albergo rischierei in primis, e in secondo luogo ora che l'ho vista non mi va di farla aspettare, pazienza non sarò perfetta, ma mi ha visto in condizioni peggiori se ha seguito Amici.

Prendo coraggio e inizio a camminare, saranno 80 metri.. ma passo dopo passo le gambe diventano pesanti, lei fortunatamente non si gira intorno, noto le sue gambe irrequiete che si muovono sotto il tavolo e il suo sguardo fisso solo sullo schermo del telefono come ad incitarlo ad illuminarsi e mostrare un mio messaggio, ma no tesoro, non riesco in questo momento a prendere il telefono e camminare, rischierei di inciampare per come sto.

Sono ad un metro da lei, faccio un leggero colpetto di tosse.

«Ciao!» dico con un filo di voce.

Si gira verso di me in pochi istanti, e resta lì impalata, le sue gambe si fermano, le mie vorrebbero cedere.

Rien qu'une fois Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora