19. 𝙇𝙚𝙞 𝙚' 𝙥𝙪𝙧𝙖.

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«Ma tu sei...?»

Ecco qua, è finita.
Accelero il passo e faccio finta di non aver sentito, non posso fermarmi, se dovesse chiedermi una foto non potrei dire di no, ma se gliela concedessi finirei ovunque e non saprei come giustificarmi.

Fortunatamente non mi segue, arrivo al treno, decido di non sedermi e restare tra un vagone e l'altro per non rischiare altri incontri.

Prendo coraggio ed inizio a digitare un numero, rassegnata chiudo gli occhi e sento il primo squillo.

G: «Mamma...»
Sophie: «OÙ ES TU?»

Quando è incazzata inizia a parlare in francese, mi ha chiesto dove fossi.

G: «Te prego me devi ascoltà, sono in treno, a Napoli, lo so, ho fatto una cazzata ma ti spiegherò perché, te prego aiutami a parlarne con gli altri, almeno te non me venì contro.»

Sospira, ora più calma perché sa dove sono.
Lei sa come sono fatta, sa che faccio un mucchio di stronzate sempre, ma sa che se le faccio i motivi di base sono importanti per me.

S: «Ok, maintenant calme toi (adesso calmati), a che ora arrivi qui?»
G: «tra un paio d'ore so' a Tiburtina»
S: «Parfait, je serais là-bas! (Perfetto, sarò lì!) Cerca di non farti vedere, à plus tard bebè»
G: «Je t'aime Maman, merci!»

Stacco la telefonata, ora più serena.
Ha capito tutto come sempre, l'amo davvero più di me stessa.

Poi la batosta piú grande arriva con un altro messaggio.
Una foto di me incappucciata che guardo il tabellone del treno, con tanto di tag: "stazione di Napoli centrale"

Sono fottuta.

Adesso che succede?
Ora sono nei casini e non so come giustificarmi.
Questi sono i momenti in cui vorrei che la tecnologia non fosse arrivata a tanto, vorrei non avere social, telefoni e quant'altro.
Poi mi chiedono perché detesto questa generazione.

Non so nemmeno come rispondere ai messaggi, chiudo la connessione dati e ascolto solo la musica fino al mio arrivo in stazione.

Paradossalmente non ho avuto nemmeno modo di metabolizzare il mio pomeriggio con Claudia, pur essendo state poche ore son state piene di noi.
Non ho pensato a lei nemmeno per un secondo, il che mi rende triste.
Mi dispiace, perché sono stata davvero bene, ho dimenticato tutto assieme a lei, è stata una ventata d'aria fresca, e non le ho dedicato nemmeno un pensiero.
Ma adesso mentre mordo le mie stesse labbra ripenso alle sue e per un attimo spariscono di nuovo tutti i pensieri negativi e sorrido, pensando anche al suo di sorriso, ai suoi occhi che non facevano altro che fissare il pavimento, sto male al pensiero che non sono riuscita a cogliere il suo sguardo, ma almeno l'ho stretta, l'ho baciata, e quando l'ho fatto ho sentito tutte le sue parole, dalla prima all'ultima, tutto quello che mi aveva scritto, tutto quello di cui avevamo parlato, era lei, vera e pura.
Sono sicura d'aver fatto quel che realmente volevo, sono felice perché sono quasi certa che anche lei voleva tutto ciò.

Allora qual è il problema?
Semplice, lei non deve entrare in questa vita troppo frenetica, è preziosa e merita tante attenzioni, ma non merita d'essere assalita da migliaia di persone improvvisamente.
È per questo che non le scriverò e non le risponderò se dovesse essere lei a scrivermi, perché son sicura che lo farà... e le farò pensare che non sia andata bene.
Purtroppo scriverle le motivazioni la porterebbe ad insistere, non si arrenderebbe facilmente, mi direbbe che non ci sono problemi, ma non è così, ed è l'unico modo per farglielo capire.

È meglio per lei, per entrambe, e mi fa già star male, sento di nuovo tutti i problemi, l'ansia, cadermi sulle spalle, ma meglio che me ne faccia carico da sola, probabilmente non è destinata a me, probabilmente ha tanto da offrire ma non a me.

Sono a Roma.

Rien qu'une fois Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora