G: «Cla mi dispiace, ti va se andiamo via da qui?».
C: «Ma figurati, andiamo!»
Prendo i soldi in modo velocissimo e li lascio sul tavolino del bar, mi giro verso di lei e la vedo porgermi la mano per andare più veloce.
L'afferro e sento un brivido che dalla punta delle dita mi arriva dritto al cuore.
Camminiamo, non so effettivamente se lei sa dove sta andando ma proseguo senza fare domande.
Fino a che rassegnata si rivolge a me.G: «A Clà non so dove sto andando, conosci un posto qui dove possiamo star sole?»
Le faccio un semplice cenno con la testa, passo io davanti a lei senza mai lasciarle la mano.
Non conosco nulla di questa zona ma una cosa che conosco molto bene è la metropolitana.
Lì le scale, ovviamente non quelle mobili, sono totalmente isolate.Arriviamo lì rallentando il passo, per aprire la borsa le lascio la mano a malincuore, mi guarda perplessa.
Tiro fuori il portafogli e da lì due biglietti (grazie alla mia costante ansia di avere sempre dei biglietti a portata di mano), li marchiamo e sempre in religioso silenzio superiamo i tornelli.
Continuo a farle strada, superata la prima rampa di scale, mi siedo sul primo scalino della seconda assicurandomi che non ci siano telecamere di controllo.
Finalmente si siede anche lei, tira un sospiro di sollievo ed inizia a liberarsi da un po' di cose.
Mette il suo zainetto tra le gambe, si toglie la felpa e poi infine gli occhiali, mentre sistema tutto nel suo zaino io la osservo come se stessi guardando un dipinto per la prima volta.G: «c'è qualcosa che non va?»
C: «no, perdonami, ero solo soprappensiero.
Se posso chiedere, come mai sei voluta andar via?»Le chiedo ancora affannando.
G: «non so ma ultimamente mi sento costantemente osservata, avevo notato sguardi strani, ho voluto subito evitare la cosa per non mettere te in mezzo a strane situazioni.»
La vedo totalmente in difficoltà quindi cerco di smorzare questa tensione con qualche battutina stupida.
C: «adesso puoi ammetterlo che l'hai fatto per stare più a contatto con me!»
Lei sorride quasi imbarazzata, abbassa lo sguardo, per un attimo penso di averla messa in difficoltà, ma in realtà alza nuovamente gli occhi verso di me e il sorriso si è trasformato in malizia.
Si avvicina e prende il mio viso con una mano.G: « non giocare bambina, entrambe volevamo questo o sbaglio?»
Ecco io sono di nuovo bloccata, non so cosa dire, la sua mano a contatto con il mio viso mi rende nervosa ma allo stesso modo porta il suo profumo nuovamente sotto le mie narici, il che mi calma paradossalmente.
Chiudo gli occhi istintivamente perché non so dove guardare.G: «addirittura? ti metto paura? Fammi guardare per un secondo questi occhi meravigliosi, ho fatto un viaggio fin qui me lo merito no? »
Io continuo a stare in silenzio, pur avendo questo blocco devo concederle almeno uno sguardo.
La sua mano resta sulla mi guancia destra e mi accarezza delicatamente.
Apro gli occhi, mi soffermo poco sulle sue labbra leggermente schiuse.
Proseguo e arrivo ai suoi occhi, mi ci soffermo più del previsto, o almeno a me sembra un'eternità.Il suo guardo invece si alterna tra i miei occhi e le mie labbra, il sorriso si fa sempre più largo sulla sua bocca, la sentivo sempre più vicino, il suo respiro quasi faceva a gara con il mio.
Inaspettatamente sento qualcuno che usa le scale, d'istinto le prendo il viso tra le mani e la bacio.
Non so dove trovo quella forza, mi sento già in imbarazzo.
Lei invece, come se non aspettasse altro, appoggia l'altra mano sul mio viso e apre le danze.
Da un bacio a stampo diventa un bacio ricco di passione, io nemmeno capisco più se sto sognando oppure è tutto reale.
Eppure la sua lingua la sento, e pure bene.
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Rien qu'une fois
Fanfiction[COMPLETA]Questa è una storia vera. Almeno in parte. Forse un po'. Insomma è la mia storia, senza filtri, la storia di come una ragazza dai capelli nero corvino abbia conquistato il mio cuore, e quello di altre migliaia di persone, con il solo suono...