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Guido dirigendomi verso casa che tremo come una foglia. Da un momento all'altro finirò per scoppiare, lo sento. Arrivo all'incrocio e so che dovrei girare a destra, ma non lo faccio, continuo dritto senza avere una meta precisa. Lascio che la radio accesa su una stazione totalmente a caso mi faccia compagnia.

Ormai il sole è tramontato e la notte sta prendendo il suo posto. Ai miei avevo detto che sarei uscita con le ragazze e di non aspettarmi per cena. Eppure il telefono lasciato svogliatamente sul cruscotto si illumina all'improvviso. Dal riflesso sul vetro vedo chiaramente che è una chiamata in corso.

Saranno i miei?

Leggo il nome del contatto.
Oliver.

Non ho voglia di parlare con lui.

Aspetto che la chiamata termini e che parta da sola la segreteria, si stancherà presto.

Ma nemmeno un minuto dopo la fine della chiamata ecco che ne parte un'altra. Sempre lui. Sempre Oliver.

Mi guardo attorno e inizio a decellerare lasciando che il telefono vibri ancora insistente. Riconosco il posto in cui mi trovo. Sono sulla via di casa sua.

Mi basterebbe svoltare a sinistra, percorre solo altri pochi metri e sarei lì. Potrei restare ad aspettarlo nel vialetto, farmi persino trovare fuori dall'auto e sono quasi sicura che nonostante quello che gli ho sentito dire in quel campo vedendomi in questo stato pietoso, confusa e con le lacrime che minacciano di uscire, non si farebbe alcuno scrupolo a venirmi incontro e stringermi forte. Mi abbraccerebbe proprio come quel giorno quando presa dall'istinto son finita a casa sua, quando mi ha lasciata entrare nonostante non fossi lì per lui e ho finito per bagnargli la felpa che aveva adosso macchiandola anche di mascara struggendomi per Josh e per la lontananza da sua sorella.

Sarebbe l'ennesima volta che mi metterei a piagnucolare sulla sua spalla aggrappandomi a lui. Ma sarebbe la prima volta da quando è entrato nella mia vita che il dolore che provo e il motivo per il quale dovrebbe conoslarmi sia provocato proprio da lui...

Da quando ci conosciamo mi ha sempre difesa e rassicurata, si è sempre preso cura di me, ed è per questo motivo che anche adesso che soffro per lui, per come sta andando tutto a rotoli tra noi, continuo solo ad aver bisogno di lui.

Ho sviluppato ormai una sorta di dipendenza dai suoi abbracci, il suo sorriso, le sue carezze... Per questo ho bisogno di lui.
Sempre e solo di lui.

Il telefono vibra ancora. Sono ferma all'incroncio tentata di voltare a destra e raggiungerlo.

Che diavolo sto facendo?

Afferro il telefono e prima che Olly possa chiudere rispondo.
«Oliver»
La mia voce è flebile, ho davvero bisogno di qualcuno adesso.
«Emma, finalmente! Mi stavi facendo preoccupare. Dove sei?» parla talmente in fretta che faccio davvero fatica a capire ciò che dice, sembra agitato, forse più preoccupato.
«Io...»

Vorrei solo che fosse Noah adesso dall'altro capo, vorrei tanto che fosse stato lui a chiamarmi e a preoccuparsi di dove fossi finita.

«Ti prego,» un singhiozzo prende il sopravvento, sapevo sarei scoppiata presto, «ho bisogno di te.» piagnucolo ancora.

Noah.
Dove sei?
Dove sei adesso che ho bisogno di te?
Solo di te.

«Dimmi solo dove sei e arrivo in un attimo.» ma è solo Oliver a rispondere alla mia richiesta d'aiuto.

«Sono... sono vicino casa s-sua...» balbetto a causa dei singhiozzi.
«Arrivo. Tu resta lì.» risponde prontamente, ma non chiude la chiamata, resta in linea.
Sento il rombo del suo motorino dall'alto capo.

I want You || Noah CentineoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora