Le settimana dopo quello splendido incontro è passata velocemente.
La fortuna per una volta è stata dalla parte di Oliver.
L'esame di matematica è stato spostato alla settimana prossima.
E gli allenamenti di tutta la settimana annullati per motivi di salute del Coach.
Questo ha permesso a Oliver di allenarsi ogni pomeriggio fino a tarda notte, nella sua palestra di casa.
Ha raccontato tutto agli amici, che hanno promesso di stargli vicino.
Allenandosi con lui ogni fottuto giorno.
Per ore ha preso a pugno un sacco, sperando di poter colpire i suoi errori passati.
Per ore ha fatto addominali e esercizi, fino a sfinire i suoi muscoli.
Ma nulla è servito, sa bene cosa succederà su quel ring.
Sa quanto siano bestie i suoi avversari.
Sa che è fottuto, che non è pronto minimamente ad affrontare gli incontri.
E sono giorni ormai che si nutre di ansia.
Che ingoia rabbia e fatica.
Che la notte non dorme, che il giorno ha la mente altrove.
Proprio come succede questo sabato mattina.
Seduto nella biblioteca dell'istituto, Emma davanti a lui che prova a spiegargli un problema di matematica, per l'esame che affronteranno martedì.
Ma la sua mente è un guscio pieno di pensieri, troppo pieno per poter memorizzare questi stupidi numeri.
Inutili formule che non lo salveranno questa sera, su quel ring.
"Oh, ma mi ascolti?"
Lo sgrida Emma, colpendolo sulla testa con un libro.
Riuscendo finalmente a svegliarlo dai suoi pensieri.
"Dimmi."
Gli risponde annoiato, passandosi le mani sugli occhi stanchi.
"Dimmi?
Perché non me lo dici tu?
Dimmi perché mi stai facendo perdere tempo."
Lo sgrida lei, senza sapere che a lui non gliene frega nulla di ciò che dice.
Che in realtà non sa nemmeno perché è venuto al loro incontro.
Sicuramente non per ricevere una strigliata.
"Se ti sto facendo perdere tempo, perché non te ne vai?"
Non c'è l'ha con lei, sa che vuole solo aiutarlo.
Ma in questo momento non ha voglia di pensare anche a lei.
"Sai, forse dovrei farlo.
Me ne dovrei andare, e lasciarti affogare nella tua merda."
Con rabbia, infila nella borsa tutti i suoi appunti.
Ignorando quanto le sue parole siano vere.
Senza sapere davvero quanta merda abbia addosso in questo momento lui.
Mentre lei.
Lei è fottutamente perfetta, senza errori passati, senza paure, senza maschere da dover indossare.
Lei non ha un padre che gli va contro.
Non ha un guerra dentro di sé.
Non ha una macchia di colpa sulla sua pelle.
Quasi la odia per tutto ciò che è.
Decidendo di andarsene prima di lei.
Stanco di essere giudicato senza che lei sappia un cazzo.
"Una testa di cazzo come tutti gli altri."
Il sussurro di Emma e la goccia, che fa traboccare la mente di Oliver.
Che ferma il suo passo.
E tutti i suoi problemi, le sue paure, la sua rabbia.
Esplodono in uno sguardo freddo e letale.
Si volta verso di lei, che lo ignora mettendo via le ultime cose.
Come sempre rimanendo fredda e distaccata, una volta di troppo.
"CHI CAZZO TI CREDI DI ESSERE?"
Urla ormai in preda a un qualcosa più grande di lui.
E purtroppo Emma è il capro espiatorio perfetto.
"Tu, con quella freddezza del cazzo.
Più simile a un robot che a un essere umano.
Ti credi tanto perfetta da giudicare gli altri.
Quando in realtà tu sei la prima a non valere un cazzo."
La fulmina con gli occhi, sguardo nello sguardo.
Trovando come sempre il nulla, non un tremolio nel suo sguardo.
"Sei qui solo grazie a una borsa di studio.
Lavori in un merda di bar, un buco di fogna.
Eppure ti ostini a mostrarti perfetta.
Quando invece sei solo un asociale del cazzo.
Che non sa tenersi un ragazzo, e non sa mostrare un cazzo di sentimento.
E ti dirò un ultima cosa mia cara Emma Lopez."
Fa un passo verso di lei, pronto a versarle in gola l'ultima goccia di veleno.
"Se tutti ti evitano come la peste, non è perché sei superiore.
Ma perché sei una presuntuosa, isterica, egoista, rivoltante saputella del cazzo."
Riprende respiro, dopo avergli sputato.
Ogni.
Piccola.
Goccia.
Di rabbia.
Fregandosene di vedere se finalmente lei osa provare qualcosa.
Gli dà subito le spalle, andandosene via.
Lasciandola lì, immobile, con la borsa stretta nelle mani.
Solo quando lo vede scomparire dietro la porta, si lascia cedere a tutta quella rabbia riversatele addosso.
Le gambe le cedono, facendola crollare in ginocchio.
Le mani le tremano, il respiro le diventa più pesante.
Quelle parole, urlatele addosso con così tanta rabbia, hanno creato ferite profonde.
Perché sono vere, perché lei è tutto quello che lui ha detto.
Solo che non l'ha scelto lei.
Non ha scelto lei di non poter sentire nulla.
Di dover fare finta che nulla la sfiora.
Con tutte le sue forze tira fuori dalla borsa il flaconcino dei medicinali.
La mano fatica ad aprirlo, come a portare le due pillole bianche alla bocca.
E il sollievo arriva solo quando le sente scendere in gola, arrivare al suo stomaco e alla sua testa.
L'effetto arriva forte e letale, mettendo in letargo tutti i suoi sentimenti.
Le emozioni.
Dando ragione a Oliver, rendendola un robot.
Di lei non resta che una immagine fredda e senza vita, che si rialza e torna ai quei movimenti meccanici e incolore.
Sperando che l'effetto collaterale del medicinale duri il meno possibile.
In modo da tornare a sentire qualcosa.
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Macchiati di Me
RomanceOliver Johnson, è il classico bad boy, figlio di papà, un vanto a sentire lui. Ribelle e dannato, vive la vita al momento, fregandosene delle regole. Si mostra superficiale e freddo, nascondendo segreti e lotte. Sempre al centro della situazione, m...