Capitolo 14 sopravvivere senza vivere

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Questo lunedì mattina è iniziato bene per Emma.
E vero che ha scuola Oliver non l’ha calcolata, ma se lo aspettava.
Sa bene che quello che succede su una terrazza di una casa di riposo lussuosa, rimane lì.
E, nonostante la freddezza del ragazzo, Emma non ha potuto nascondere il sorriso uno solo secondo.
Quello che Oliver gli ha mostrato, vale molto di più del paese delle meraviglie.
Il pomeriggio è andato altrettanto bene, passato con Thomas.
Che continua a chiederle di Axel, facendola sorridere.
Dandogli una scusa per rivederlo.
E assurdo, la sua mente gira intorno a lui.
A lui che gira intorno alle altre.
Ma va bene così, perché lei non vuole relazioni o cose del genere.
Ma un cappellaio matto, che gli serve un buon the di vita.
La ciliegina sulla torta, è che non sente Andreas da sabato.
Quindi va tutto alla grande.
Strano ma vero.
E ancora con quel sorriso si incammina verso il locale.
Segretamente sperando che Oliver non ha ancora finito gli allenamenti.
Giusto per vederlo pochi secondi.
Sorride, passandosi una mano tra i capelli, sentendosi euforica per così poco.
Ma infondo è così che si sente, chi non si aspetta nulla dalla vita.
Vede il pub in lontananza, e la macchina di Oliver parcheggiata davanti.
E il sorriso aumenta ancora di più.
Finché non viene tirato via, come il suo braccio, verso un vicolo al fianco della strada.
In pochi secondi si ritrova sbattuta contro il muro duro, con due occhi infuocati davanti.
"Ti piace prendermi in giro.
Vero Emma?"
Lei nega con il capo, spaventata dallo sguardo di Andreas.
Fuori di sé, forse anche fatto da quanto ha gli occhi rossi.
La prende dal collo, premendo piano.
Abbastanza da fargli male.
"Ti ho visto ieri sera, scendere dalla macchina di uno, tutta sorridente.
Con la faccia di chi si è divertita.
Lo vuoi negare puttana?"
Stringe i denti, ripensando alla sera prima.
Era andato a casa di lei, e Caterina gli aveva detto che non sapeva dov'era.
Forse a fare delle commissioni per Al.
Infondo era una scusa plausibile, anche quando stavano insieme un anno prima, succedeva spesso.
Ma aveva deciso comunque di aspettare davanti casa di lei, per poi stringere i denti quando la vista scendere da una bella macchina.
Con un sorriso che a lui non ha mai dedicato.
Emma prova a rispondere, ma la presa aumenta, rubandole persino un respiro.
"Non negare stronza.
E ascoltami bene."
Avvicina il suo ghigno sadico, al suo viso preoccupato.
Rubandole un bacio violento, senza allentare la presa sul collo.
Sentendosi fottutamente potente e forte in questa posizione.
Euforico nel sentire il sapore salato della bocca di lei, a causa delle lacrime amare.
Si stacca di colpo, lanciandola via, solo per sottolineare di più il concetto.
"Tu ora sei mia.
E se ti rivedrò con quel coglione, la pagherai cara.
E tu sai quanto so essere crudele."
Le parla con tono basso, quasi divertito.
O meglio, sadico e crudele.
Lasciandola sull'asfalto sporco, a recuperare i cocci della sua vita.
Totalmente soddisfatto di avere la sua esistenza stretta in un pugno.
Emma riprende lunghi respiri, una volta sola.
Accarezzandosi il collo, come se potesse cancellare ciò che è successo.
Con il cuore in una stretta di ferro, a chiedersi se essere stata così felice, vale il prezzo di questo malessere.
Malessere, che spezza via ingoiando più pillole.
Aspettando a terra che arrivi l'effetto.
Senza smettere di piangere.
Si ripete che lo fa per Thomas, per sua madre, per il benessere della sua famiglia.
Anche se questo gli costa non riuscire a vivere.
Si spinge contro il muro, quando sente una macchina passare davanti al vicolo.
Spiando, con la coda dell'occhio, Oliver andare via.
Facendola sorridere amara.
Voleva incontrarlo, e invece ora è felice di non doverlo vedere, a causa del suo stato, che porterebbe troppe domande.
L'effetto delle medicine sale, mentre l'anima scende in un angolo nascosto della sua mente.
E respira, non sentendo nulla.
Rimane un unico pensiero, nello stato atrofizzato della sua mente.
"Si può sopravvivere, senza vivere davvero?"

Sofia guarda la amica girare tra i tavoli, con lo sguardo vuoto.
Lo stesso che ormai da una settimana indossa.
Sa che l'amica sta esagerando con le pillole.
E, il tutto, da quando è tornata con quel demente.
"Ei scusa, noi dovremmo ordinare."
Richiama il suo sguardo un cliente, in attesa da troppo tempo.
Spingendola a dover rimandare la situazione dell'amica a fine turno.
Ma promettendosi di torchiare l'amica finché non saprà la verità.
"Si, mi scusi.
Mi dica pure."
Si concentra esclusivamente sui tre clienti seduti.
Notando che sono militari, sicuramente in concedo per qualche giorno.
Ormai lavorando in un posto così, li nota subito quei dettagli militari.
Che anche suo padre aveva.
I capelli corti, un viso rigido, una espressione stanca e seria.
Anche se il biondino davanti a sé, a tutt'altra espressione.
"Vorremmo tre birre per ora.
E magari sapere il tuo nome.”
Ed ecco un'altra provolone.
Nonostante la divisa, un uomo rimane un uomo, cioè un cretino.
"Quanta spavalderia soldato.
Le birre arrivano subito, mentre il mio nome è molto più prezioso."
Sorride divertita, contagiando i tre ragazzi.
Che non sembrano male, proprio per niente.
"Hai ragione, scusa per la presunzione.
Ma da bravo soldato, vivo di opportunità.
Non volendo rimandare ne rinunciare facilmente."
Questo ragazzo la sorprende, perché non la guarda in modo malizioso.
Ma non distoglie lo sguardo dal suo, sorridendo carino.
Forse non è così cretino come sembra.
"Sofia."
Sussurra prima di andare via.
Sentendosi in pieno disagio.
È abituata a battute taglienti e anche inappropriate.
Mentre non lo è, per i complimento sinceri e carini.
Sente lo sguardo di lui sulla schiena, come se la stesse toccando, dandogli i brividi.
In assoluto silenzio, rendendosi davvero strana agli occhi delle colleghe, abituate a doverla sempre azzittire.
Prende un paio di ordini, posizionandoli tutti sul vassoio.
Gira tra i tavoli, lasciando quello del biondo per ultimo.
Illudendosi che sia per comodità.
Quando invece lo fa solo per avere qualche secondo in più per guardarlo.
Questo pensiero le fa trattenere il respiro.
Facendola sentire fragile, davanti allo sguardo sorridente del soldato.
Non calcolando minimamente gli altri due.
Che, capendo la situazione, si limitano a bere la birra.
"Io comunque sono Dimitri."
Sofia si limita ad annuire, scappando via.
Dando ancora più peso a quello sguardo azzurro.
Talmente intenso da chiedersi se porti le lenti a contatto.
Non si è mai sentita così cazzo, se non a volte con Rayan
Ma è diverso.
Con lui c'è complicità, e gli piace da impazzire l'effetto che lei gli fa.
Mentre questo soldato, non lo sa, la confonde e spiazza.
Facendogli chiedere come sia possibile che sia bastato un misero sguardo e due parole, per renderla rincretinita.
"Ei baby, tutto ok?"
Le chiede Emma, sicuramente uscita dal suo stato di buio, appoggiandole una mano sulla spalla.
"Tutto ok, ma fammi una cortesia.
Servi tu il tavolo 7."
Emma la guarda confusa, non abituata a una Sofia così intimidita.
Sospettando il peggio.
Si volta perciò verso il tavolo accusato, ma trova solo un ragazzo biondo che sorride gentile verso l'amica.
Capendo che forse delle molestie sarebbero state meglio.
"Va bene.
Ma dopo mi racconti tutto."
Le sorride Emma, ignara del guaio in cui si è messa.
Infondo Sofia ringrazia Dimitri, per la situazione in cui l’ha messa.
Perché così potrà torturare l'amica.
"Stasera pigiama party a casa mia."
La minaccia, facendo preoccupare Emma.
Che solo ora si rende conto di essere caduta in una brutta trappola.
Comunque, non ha il tempo di ribattere, perché entrambe si ritrovano a lavorare in fretta.
A causa del numero di clienti aumentato, nonostante sia lunedì.
Sicuramente pieno a causa delle feste e quindi di molti soldati in concedo.
Emma, ora che ci pensa, si rende conto solo ora che sono già i primi di dicembre.
E che le feste sono alle porte.
E ciò gli porta un senso di angoscia addosso.
Perché per la prima volta, suo padre non sarà presente.
Sa bene la situazione, sa che il padre è dato per morto.
Ma dentro di sé sente che non è così.
Anche perché lei è un po' come San Tommaso.
Non ci crede finché non ci mette il naso.
Perciò finché non vedrà il padre sotto terra, vive nella speranza di rivederlo tornare a casa.
Scuotendo il capo, accantona il pensiero.
Dedicandosi completamente al lavoro.
Ormai è abituata a isolare i suoi sentimenti, persino senza l'aiuto dei medicinali.
Si muove tra i tavoli, con l'enorme vassoio rotondo tra le mani.
Limitandosi ad augurare buona serata ai clienti, e sorridendo a quelli abituali.
Quando vede il biondino alzare una mano verso Sofia, si incammina verso il loro tavolo.
Sotto lo sguardo di gratitudine di Sofia.
"Mi dispiace ragazzi, ma c'è stato un cambio di tavoli.
Perciò, vi servirò io d'ora in poi."
Con il suo solito sorriso cordiale, guarda il biondino abbassare lo sguardo dispiaciuto.
Poverino, l’ha presa proprio male.
Tanto che lascia ai due amici il compito di ordinare un altro giro, e qualche salatino per accompagnare la serata.
Per il resto della serata, li serve ancora un paio di volte o più.
Ritrovando il biondo ogni volta deluso nel trovare lei e non Sofia.
Dimitri non ha nulla contro Emma.
Ma avrebbe voluto parlare ancora con quella ragazza, con Sofia.
Già appena arrivati, l’ha notata subito.
Anche perché un personaggio come lei, è impossibile da non notare in un posto come questo.
In un locale stile tavola calda, con foto di militari e soldati seduti ai tavolini.
Spicca facilmente una bionda con qualche ciocca rosa e blu.
Ma non è solo il suo aspetto ribelle, con tanto di piercing al naso e tatuaggio sul braccio, ad aver richiamato il suo sguardo.
Ma soprattutto i suoi occhi infantili, che cozzano perfettamente con quel sorriso tagliente.
Che ha mantenuto almeno finché non hanno parlato, per poi trasformarsi in uno confuso e sorpreso.
Ispirando ancora di più il soldato.
Per tutta la sera la guardata ridere con qualche cliente, mostrando quell'aria strafottente da cattiva ragazza.
Che perdeva ogni volta che i loro occhi si incrociavano.
Lasciandolo ogni volta piacevolmente fiero di farle questo effetto.
Ma anche deluso dalla distanza che la bionda a creato.
A fine serata, quando Emma si avvicina l'ultima volta per il conto.
Dimitri decide di giocarsi il tutto per tutto.
Mentre mettono insieme i soldi, lascia nel libretto anche un foglio con scritto il suo numero.
Facendo l'occhiolino a Emma, che capisce subito a chi è dedicato quel foglietto.
Dopo di che, i tre ragazzi si preparano ad andare via.
Non prima che però Dimitri possa incrociare ancora lo sguardo di Sofia.
Già su di lui.
Le sorride, salutandola con la mano.
Promettendole con gli occhi che non sarà l'ultima volta che si incontrano.

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