Capitolo 4 resta un respiro

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Una settimana è passata in fretta.
I due ragazzi continuano le loro vite separati, condividendo solo le due ore pomeridiane.
Le ripetizioni continuano normalmente, anche se con un po' di freddezza.
Oliver non ha ancora avuto il coraggio di farle domande, né di andare in quel famoso locale.
Mentre lei sembra tornata la ragazza fredda e rigida conosciuta circa dieci giorni prima.
Oliver continua a credere che sia a causa di quelle chiamate che riceve di continuo.
Senza però avere il coraggio di chiederle nulla.
Si limita ad osservarla, cosa che non può fare ora.
Dato che è stata chiamata pochi secondi fa dal preside, con un urgenza per giunta.
Cosa che sembra non aver colpito la ragazza, che è uscita dalla classe senza scomporsi.
Lasciandolo solo, in ansia, per i risultati del test di filosofia.
Che proprio oggi gli verrà consegnato.
"Ho finalmente finito di correggere i vostri compiti.
E molti mi hanno sorpreso."
La professoressa gira tra i banchi, posando su essi i fogli del test.
Oliver stringe i pugni sotto il banco, aspettando con ansia che tocchi a lui.
Sapendo bene che se questo test è andato male, è fottuto.
"Complimenti signorino Johnson.
E’ stata una piacevole sorpresa."
Gli passa il foglio, che Oliver legge velocemente.
Gli occhi spalancati, e un sorriso enorme.
"B-."
Sussurra, incredulo di questo risultato.
"B-."
Urla più forte questa volta, richiamando l'attenzione dei due amici ai fianchi.
"Sarà anche una strega la Lopez, ma cazzo se è brava."
Gli sorride Owen, congratulandosi con lui.

E già, non ha ancora raccontato nulla ai suoi amici.
Li lascia credere che sia una strega, quando in realtà è tutt'altro.
Durante ogni ripetizione si è mostrata paziente e abile.
Ripetendogli più spesso un argomento non capito.
Forse un giorno gli dirà la verità.
O forse questi incontri finiranno prima che lo faccia.
Ma ora non ci pensa.
Stringe con felicità quel voto, come per paura che possa scomparire.                                                                     Come se stesse stringendo l’inizio del filo che lo porterà al suo sogno.
Appena suona la campana, lascia gli amici alle sue spalle, correndo verso l'ufficio del preside.
Vuole fargli vedere i suoi risultati
Ringraziarla di quello che ha fatto.
E...
In realtà non sa nemmeno lui perché sta correndo da lei.
E la trova proprio nel momento in cui sta uscendo dall'ufficio.
"Oliver, cosa..."
Non le dà il tempo di parlare, che le passa il foglio con il voto.
"B-.
Ho preso B-."
Preso dall'euforia, l'afferra dai fianchi alzandola da terra.
Iniziando a girare su se stessi.
Lei ride e urla di lasciarla andare, aggrappandosi alle sue enormi spalle.
Mentre lui, felice come non mai, non lascia la presa dai suoi fianchi.
La stringe a sé, ringraziandola senza parlare.
Euforico di vederla così felice, così emotiva quanto lui.
Si ferma solo quando rimangono senza respiro per le risate, e la testa inizia a girare.
Lei è ancora tra le sue mani a mezzo metro da terra.
Riprende fiato lei, cercando di fare tornare nella norma il suo respiro.
E lo stesso sta facendo lui.
Con ancora, entrambi, un sorriso da ebete sulla faccia.
Poi è un attimo, le risate svaniscono, rimangono solo i loro occhi intrecciati.
I respiri ancora affannati, e i cuori allo stesso battito veloce.
Lei è più in alto di lui, ma basterebbe un balzo per raggiungere la sua bocca.
La stessa che respira profondamente semi aperta.
Si sente richiamato da quelle labbra.
Sente il bisogno di sfiorarle, assaggiarle.
Senza un pensiero, senza un apparente motivo.
Gli occhi si rifiutano di staccarsi.
Una lotta dentro i due, tra desiderio e confusione.
Come ci sono arrivati a questo punto?
Si chiedono i due, senza usare la voce.
La presa sui fianchi è forte, ma a lei sembra una dolce carezza.
Mentre lui si droga del calore delle sue mani sulle spalle.
È Emma a distogliere lo sguardo per prima, mordendosi il labbro nervosa.
"Forza mettimi giù, non voglio morire giovane."
Dovrebbe essere una battuta la sua, che però non fa ridere Oliver.
Ancora incantato dalla sua bocca.
Che parla con voce tremante e ancora più affanno, questa volta non a causa delle risate.
Lentamente la fa scivolare giù, facendo così toccare i due corpi, sprigionando un respiro spezzato.
Fino a farle toccare terra.
Ci prova lui a staccarsi, ci prova a togliere le mani dai suoi fianchi.
Ma qualcosa lo tiene attaccato, come se fosse incollato a lei.
Emma si sente bruciare sotto il suo sguardo, tanto da distogliere lo sguardo, cercando di gestire il rossore sulle guance.
Si stacca da lui, ormai scottata, ustionata da quel tocco che gli rimarrà addosso da giorni.
"Be vorrai festeggiare.
Perciò oggi niente ripetizioni.
Ci vediamo direttamente lunedì."
La sua voce è ancora incrinata, ma non gli dà il tempo di reagire che è già scappata via.
Si allontana più velocemente possibile, premendo sul petto, supplicando il suo cuore di calmarsi.
Si infila nel bagno, al sicuro da quegli occhi grigi e profondi.
Fa lunghi respiri profondi, anche se è difficile a causa del bruciore ai polmoni.
Chiude la bocca, cercando di respirare solo con il naso.
Ma diventa sempre più difficile e il bruciore sempre più forte.
Con mano tremante afferra il telefono, cercando di scrivere più velocemente possibile un messaggio a Lucas.
-Emergenza bagno. -
Riesce appena a inviarlo, prima che le gambe cedono e lei finisce seduta a terra.
Ancora con la mano sul petto, e il respiro doloroso.
La testa sembra esploderle, il corpo sembra piegarsi e spezzarsi a ogni respiro.
Gli occhi si chiudono, perdendo ogni energia, ogni voglia di stare aperti.
"Ei piccola, va tutto bene.
Sono qui ok?
Sono qui, respira."
Non si è resa conto del suo arrivo, né del tempo che è passato.
Ogni cosa è scomparsa intorno a lei, lasciandola nella piena confusione.
Sente solo le braccia del suo amico, che la stringono a sé.
Segue le indicazioni dell'amico, che le parla con calma, accarezzandole la schiena.
Non è la prima volta che succede, e sembra che Lucas sia l'unico a calmare il suo stato di malessere.
Si sente protetta, al sicuro tra le braccia del ragazzo che la conosce da sempre.
Dapprima che nascessero.
Emma si lascia cullare dalle sue braccia, si fa stringere dal suo calore.
Come ha imparato in passato, fa lunghi respiri e sgombera la mente da qualsiasi pensiero.
Cosa che sembra funzionare.
"Ti porto a casa Emma.
Tanto manca solo un ora, per giunta buca.
Intanto ho già avvisato Sofia di chiamare tua madre.
Ti raggiungerà a casa appena avrà finito il turno."
Emma si limita ad annuire, lasciando le decisioni e le azioni all'amico.
Questa volta ci è andata vicina, molto vicina.
Tutto a causa di quelle forti emozioni che Oliver con un solo tocco le ha scatenato dentro.

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