"Io non capisco.
Perché allora non inviti Emma al ballo."
Per Oliver il weekend è andato bene.
L'incontro di sabato è andato alla perfezione.
E anche la domenica insieme a Camilla è volata via.
Mentre i primi giorni della settimana li ha passati tra lezioni, allenamenti per la partita dopo il ballo e all'organizzazione di quest'ultimo.
Ormai è tutto pronto e tra tre giorni, esattamente il sabato sera in cui non dovrà nemmeno combattere, c'è il famoso ballo.
L'unica pecca in tutto questo è la mancanza di una dama.
E si, Oliver di inviti ne ha ricevuto anche troppi.
Ma ogni ragazza che si presentava non andava mai bene.
Nella sua mente ognuna di loro era o troppo alta o troppo bassa.
O troppo magra o troppo grassa.
O troppo sbagliata per lui.
L'ennesimo invito è arrivato alla seconda ora di questo mercoledì, sotto lo sguardo sconvolto dei suoi amici.
Una ragazza, dall'aspetto impeccabile, si è avvicinata a lui per invitarlo.
E lui dopo averla rifiutata, si è giustificato con una scusa idiota.
Non vuole una ragazza standard.
I suoi due amici non ci hanno creduto nemmeno per un secondo, sapendo bene chi Oliver vorrebbe portare al ballo.
E Rayan non ha trattenuto di certo la domanda.
Oliver sbuffa, non volendo per nulla rispondere.
Anche perché una risposta non la ha.
Da quel famoso bacio di una settimana prima circa, non ha più nemmeno parlato con la Lopez.
Figurarsi volerla invitare al ballo.
E poi, lui si ripete che non vuole invitarla.
Che ha chiuso con quella ragazza, che ha ormai svoltato pagina.
Ma ride di sé stesso, poiché questa è una cazzata troppo grossa anche per lui.
"Allora ragazzi.
Aprite il libro a pagina 47."
Spiega il professor Baker, senza che Oliver lo calcoli minimamente.
Troppo preso a guardare la diretta interessata dei suoi pensieri.
La vista, o meglio, spiata spesso in questi giorni.
Vedendola rifiutare innumerevoli inviti e, secondo i suoi amici, non ha mai partecipato a uno dei balli in questi anni.
Infondo l'idea di invitarla non è così malamente.
Non può mentire sul fatto che vederla con un altro gli farebbe ribolire il sangue.
Anche se questo lei non deve saperlo.
Infondo può usare la scusa che non vuole scocciature.
E che se la Lopez accetta il suo invito, anche lei non verrà più importunata.
Ok, come scusa fa veramente schifo.
Ma infondo potrebbe provarci, giusto per tenerla lontana dagli altri.
E in più se lei dovesse rifiutare, non farebbe la figura del coglione disperato.
O almeno spera.
Incrocia lo sguardo di lei per un secondo, un secondo in cui lei gli sorride.
E questa idea malsana non è più così ridicola.
E, mal che vada, troverà sicuramente qualcuno da portare per non fare la figura del cretino.
"Già.
Perché no."
Risponde alla domanda di Rayan, senza però guardarlo.
Facendo sorridere i due amici, che ormai sanno che Oliver è perso.
Anche se non glielo sentiranno dire mai ad alta voce.
La campana suona la fine dell'ora, e Emma come sempre è una delle prime a uscire.
Anche perché il suo armadietto è uno dei più lontani dalle classi e perché non vuole essere fermata dal professore.
Che spesso e volentieri la ferma per motivi futili e che la fanno arrivare tardi allora successiva.
Riesce nella sua impresa di fuga, riuscendo persino a superare il traffico nel corridoio.
Rimanendo però sorpresa quando vede qualcuno ad aspettarla al suo armadietto.
Niente di meno di Caleb Evans.
Che subito gli sorride, come ormai fa da giorni con lei.
Nonostante Emma non gli dia nessuna confidenza.
"Signorina Lopez, finalmente riesco a parlarle."
La prende in giro lui, imitando un linguaggio professionale che Emma non gli attribuisce.
Non può di certo dire che Caleb non sia un bel ragazzo.
Anzi, forse è secondo solo ad Oliver secondo lei.
Il vero problema di Caleb è la sua presunzione, il sapere benissimo di essere bello perciò irresistibile.
Naturalmente anche Oliver è un pallone gonfiato e presuntuoso.
Ma lui non mette in mostra la sua bellezza, lui la ha e la sfoggia anche in modo inconscio.
Emma sorride, pensando a quanto i suoi pensieri ultimamente girino intorno a Oliver.
Innescando però così una strana speranza in Caleb, che crede rivolto a sé quel sorriso.
"Ne approfitto finché non la vedrò scappare di nuovo.
Altrimenti mi troverò costretto a legarla pur di farmi ascoltare."
Sorride lui, facendole un occhiolino malizioso.
Continuando questa sceneggiata stile romanticismo, che Emma non ha mai sopportato nemmeno nei libri di storia.
"In quel caso sarei costretta a denunciarti per rapimento.
Una reato molto grave in questa epoca."
Lo liquida lei come uno spillo che lo sgonfia velocemente.
Sentendosi anche molto soddisfatta di se.
Caleb, intestardito peggio di un mulo.
Non demorde e continua portandosi una mano sul petto, fingendosi addolorato.
"Così mi ferisci mia cara.
Il mio povero cuore potrebbe non sopportarlo."
Lo supera senza guardarlo, pensando solo ai libri che deve recuperare dal suo armadietto.
"Se vuoi ti chiamo un'ambulanza.
Oppure potresti andare in infermeria, e proprio in fondo al corridoio."
Finge un sorriso lui, mentre dentro gli brucia l'indifferenza della Lopez.
A questo punto le ragazze si sciolgono, invece lei si raffredda sempre di più.
Ma ciò la rende una preda solo più pregiata.
"Potresti farmi tu da infermiera.
Ti vedrei bene con quel completino."
Si avvicina a lei, anche troppo per i suoi gusti.
Tanto che fa un passo indietro, chiudendo lo sportello dell'armadietto.
Non beccando le dite di lui davvero per un soffio.
"Mi dispiace."
Si porta i libri al petto lei, fingendosi dispiaciuta.
Per poi concludere la frase in modo gelido.
"Di non averti beccato le dita."
Lo supera, stufa di questo giochetto.
E di quanto possa essere appiccicoso e insistente sto ragazzo.
Chiedendosi, con tante ragazze che ci sono, perché rompa le palle proprio a lei.
Ma Caleb non si sente ancora sconfitto.
E decide di usare la tecnica del quando una donna dice no, vuol dire si.
Così la supera, tagliandole la strada.
Fingendo di non notare lo sbuffare di lei.
"Vieni al ballo con me, e potrai fare delle mie dite ciò che vuoi."
Emma decide di essere più diretta possibile.
In modo da liberarsene per sempre.
Così si avvicina a lui, a un palmo dal suo viso.
Facendogli intendere chissà cosa.
"L'unica cosa che vorrei fare con le tue dita e spezzarle una a una.
Magari così finalmente non ti avrei più tra i piedi."
Detto ciò lo supera sorridendo.
Fregandosene della frase che lui gli urla dietro.
"Fammi sapere il colore del tuo vestito, così non ti farò fare brutta figura con il mio."
Non c'è nulla da fare, quel ragazzo non capisce proprio la sua lingua.
Forse dovrà dirglielo in mongolese, così magari capirebbe.
Pensa lei mentre raggiunge la prossima classe.
Quello che Emma non sa, è che Caleb sta facendo un gioco più grande.
Più crudele.
Infatti si era girato verso di lei, che stava andando via, per risponderle in malo modo.
Quando poi ha visto la faccia confusa di Oliver e ha così deciso di uscirsene con quella frase.
In modo da fare intendere altro al suo sfidante.
Centrando pienamente il suo bersaglio.
Poiché Oliver rimane immobile, mentre lo guarda andare via.
Era uscito dall'aula poco dopo di Emma.
Con la decisione di chiederle di andare ballo.
Quando si è fermato davanti alla scena tra lei e Caleb.
Era rimasto fermo a guardarli mentre lui si avvicinava, mentre lei sorrideva anche se ironica.
E soprattutto ha sentito di sfuggita la domanda di lui.
Mentre però non ha sentito la risposta di lei.
Al contrario l'ha vista avvicinarsi a lui in modo sensuale.
Ed, essendo che aveva davanti solo le spalle di Caleb, sembrava che lei lo stesso baciando.
Ma la botta la sentita quando lei se ne andata sorridente mentre lui le diceva l'ultima frase.
Per Oliver la situazione è chiara.
Caleb le ha chiesto di andare insieme a lui al ballo, e lei ha accettato.
Finalmente riesce a muoversi, decidendo di saltare l'ora purtroppo condivisa con lei.
Avendo bisogno di aria e di nicotina.
Una volta in cortile, si porta con mani tremanti una sigaretta alla bocca, accendendola poco dopo.
Si chiede cosa gli sia preso.
Perché gli abbia dato tanto fastidio vederla insieme a lui.
Fa lunghi tiri, tanto da sentire i polmoni fargli male, maledicendosi per queste sensazioni che sente.
Si dice che la deve smettere.
Che non è cosa continuare questa cosa, anche perché non sa cos'è.
La deve smettere.
Emma non fa per lui, e non resta che metterci un punto.
Intanto Emma lo cerca con lo sguardo, poiché deve annullare il loro incontro pomeridiano perché deve finire i dettagli del ballo.
E in più Sofia questa mattina, l'ha convinta a invitare lui al ballo.
Un pensiero che le ronza in testa da un po'.
Alimentato dal fatto che l'ha visto rifiutare molte proposte da parte di bellissime ragazze.
Approfitta così dell'ora buca per chiedere a Owen dove lui sia.
Ma l'amico non ne ha idea, anzi pensava che fosse con lei.
"Quando salta l'ora, va sempre in cortile.
Dove la porta che va verso la palestra."
Si intromette Rayan, credendo che i due non siano riusciti a incontrarsi durante il cambio dell'ora.
Completamente ignaro del madornale fraintendimento.
Emma non ci pensa un attimo a raggiungerlo.
Spinta da una strana felicità che ormai non sentiva da tempo.
Sperando che lui gli dica si.
E che la sua scusa di andarci insieme per convenienza, regga e convinca lui.
Sospira di sollievo quando lo trova proprio dove indicato da Rayan.
Ma meno felice di vederlo nervoso e quasi arrabbiato.
"Oliver tutto bene?"
Gli chiede svegliandolo dalla sua bolla di pensieri.
Facendogli trattenere un ringhio a denti stretti.
È scappato da lei e qui fuori per non vedere lei.
E poi se la trova davanti.
Allora deve dirlo che è una stronza e che ci fa apposta.
"Si, benissimo.
E tu, tu pensi di star bene?"
Risponde acido e velenoso.
Perché quando si sente ferito, alza un muro di cemento armato.
E usa tutte le sue armi, quelle perfette per ferire lei.
"Certo.
Anzi volevo chiederti una cosa.
Se..."
Ma lui la interrompe.
Buttando a terra la sigaretta e avvicinandosi a lei.
"Anche io."
Gli mette le mani sulle guance arrossate.
Illudendola che sia la stessa cosa che vuole lei.
E invece la bacia, come mai aveva fatto.
Con rabbia.
Stringe le mani sul suo viso, non dandole via di fuga.
Baciandola con una foga che le fa male.
Mordendole il labbro inferiore con l'intento di darle dolore e non piacere.
E lei, lei lo sente.
La sente questa rabbia, questo intento di ferirla fino in fondo.
Tanto da sentire gli occhi diventare lucidi e liquidi.
"Infondo non sei così diversa dalle altre."
Sussurra sulla bocca di lei, a denti stretti, ferendola sempre di più.
Fregandosene di una quella lacrima che segna la guancia di lei.
Ribaciandola di nuovo con ancora più rabbia, ma questa volta senza che lei ne diventi vittima.
Infatti si stacca da lui, tirandogli una sberla sul viso, per poi portare la mano indolenzita sulle labbra consumate.
Consumate da un bacio amaro e pieno di veleno.
Oliver si riprende in fretta, accarezzando il punto colpito, anche se per nulla indolenzito.
Forse solo per capire se quel gesto è stato reale.
"Fai tanto la santa, quando invece sei la più infame tra i peccatori.
Non ci pensi un attimo a darti a un altro uomo."
E nella mente dei due, succedono due cose diverse.
Perché mentre Oliver pensa di essere lui quello che è stato tradito con Caleb.
Emma invece pensa ad Andreas e che Oliver si senta usato in tutta questa situazione.
"Io sarò anche peccatrice.
Ma tu fai peccato di non saper vedere oltre te stesso."
E se ne va, scappando via da lui.
Non volendo dargli la soddisfazione delle sue lacrime.
Perché per un attimo aveva creduto che lui l'avesse capita.
Che avesse letto nei suoi occhi ciò che prova.
Invece è stata solo una miserabile tra le tanti.
Che è caduta ai piedi di lui solo per essere pestata sotto i piedi.
Ed è tutto inutile.
Bisogna credere agli occhi e non ha ciò che essi vedono.
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Macchiati di Me
RomanceOliver Johnson, è il classico bad boy, figlio di papà, un vanto a sentire lui. Ribelle e dannato, vive la vita al momento, fregandosene delle regole. Si mostra superficiale e freddo, nascondendo segreti e lotte. Sempre al centro della situazione, m...