«Perché te ne sei andato dal villaggio?»Senne mi camminava davanti a passo incalzante. Pallido e biondo, dentro la sua pelliccia bianca sembrava una piccola luce sotto il riflesso della notte.
«Non me ne sono andato,» disse. «Mi hanno cacciato.»
Liberai i miei piedi dalla neve, cercando di mantenere il ritmo della camminata sopportando il peso delle mie vesti zuppe. Senne, ad un certo punto, aveva rallentato il passo, ma mai si sarebbe concesso di ammettere che era per causa mia.
«Perché sei un esiliato,» ricordai. «È a causa di ciò che è successo? Dell'orso?»
Senne si voltò velocemente verso di me, sorprendendomi e facendomi bloccare per la sorpresa.
«Stai parlando un po' troppo, non credi?» Esclamò, a tratti furente. Fece un passo verso di me, costringendomi ad arretrare, sormontata dalla sua altezza. «Continua pure a pensare al tuo principe, ma sta lontano dai miei affari.»
Senne mi lanciò uno sguardo truce, e poi mi diede le spalle, riprendendo il passo. Io, invece, rimasi ferma.
«Perché lo hai fatto?»
Lui non si fermò, limitandosi a scrollare le spalle. «Fatto che cosa?»
«Salvarmi,» ammisi, aspramente. «E mostrarmi Kåre ed Héla.»
Vidi i piedi di Senne affondare nello strato di neve. Nonostante i dieci passi che ci dividevano, sentivo il suo respiro pesante sul mio volto - stanco e nervoso, perché colpito nell'ombra.
Lui detestava la luce, scoprirsi.
«So che sei stato tu a tagliare la corda e a salvarmi la vita,» dissi, avvicinandomi a lui e andandogli di fronte, così da trovare il suo sguardo di cristallo. «E hai deciso tu di accompagnarmi questa sera e di...mostrarmi la verità. Avresti potuto non fare nulla, e invece mi hai aiutato.»
«Suppongo che ci tenessi a non avere una schiera di soldati vicino ai miei boschi,» ribatté, aspro. «E anche una cristiana merita di sapere la verità.»
«Sapevo già che Kåre non sarebbe tornato,» lo corressi. «Lo sai - era questo il motivo della mia tristezza. Ma tu hai voluto comunque farmeli vedere insieme.»
Senne abbassò lo sguardo, finalmente ricambiando il mio. Mi chiesi come una persona con così tanti segreti potesse avere degli occhi tanto limpidi.
Era diverso da tutti gli altri: Senne non sapeva fingere, certamente non bene come pensava.
«Anche io non ho dimenticato quella notte,» ammisi, tradendo un piccolo sorriso. «Ricordo quel bambino in lacrime nel mio letto e la paura delle suore. Se tornassimo a quel giorno, ti salverei altre infinite volte.»
Tentennante, mi avvicinai a lui, e sfiorai la sua guancia con la mano gelida, posandovi poi un casto bacio. Tornai sui miei passi e gli sorrisi. «Torniamo a casa.»
Senne mi osservava con occhi spaesati, ancora persi in quel piccolo frangente di calore ormai svanito. Temevo che nessuno si fosse interessato a lui per anni, ma per me non sarebbe mai stato possibile fare lo stesso.
Il suo giorno peggiore lo aveva passato con me e, qualsiasi cosa gli fosse accaduta, non sarebbe mai stato troppo in confronto. E lui mi aveva strappato dalla fine, e questo non lo avrei dimenticato.
In un modo o nell'altro, io e Senne eravamo legati, ma eravamo anche estranei, e non è mai facile costruire delle fondamenta su un territorio sconosciuto.
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An Dubh Linn
Historical FictionAnno 844; la città di Dublino sta lentamente prendendo vita, sorgendo dalle ceneri lasciate dal gruppo di vichinghi guidati dall'intransigente Thorgest. Dopo una sola manciata di anni, la conquista è ormai al termine, e Thorgest si appresta a compie...