36 • ciò che sei per me

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Novità sul fondo🌹

«Dicevi sul serio, quindi.»

Meravigliata, non potevo che tenere il mio naso per aria, assolutamente persa nella bellezza del mondo. Kåre mi stava al fianco e sorrideva, felice come un amante orgoglioso.

Il bosco, intorno a noi, era ricco di quelli che sembravano spogli e sconfitti dall'inverno. Ma non era così: fra i rami secchi e sottili come dita di morto, sottili strisce argentate formavano un'intricata rete sopra le nostre tese.

Fili di vita brillante in un castello d'argento: camminando fra questi, mi sentivo come un essere incantato appena risvegliato da una novella.

«Ogni anno, i ragni muoiono al calare della prima neve,» spiegò Kåre: «le loro ragnatele diventano di ghiaccio prima di riuscire a distruggersi e restano così, perfette, sino al primo sole.»

«Come hai fatto a trovare questo bosco?» Chiesi, accarezzando il tronco freddo di un albero. In lontananza, scorgevo appena i fuochi provenienti dai villaggi.

«Ero un bambino curioso,» ribatté: «e dedito alla fuga.»

Mi guardò col suo sguardo migliore, ed io sorrisi, ricambiando. «Perché mi hai portato qui, Kåre?»

«Perché no?» Incalzò lui, lasciando le sue spade contro un albero. «Era una cosa che volevo fare.»

Corrugai la fronte, interessata. «Questo?»

Kåre mi lanciò uno sguardo di sottecchi. «Mostrarti qualcosa di bello, dimostrarti che anche io posso farlo.»

Era un'ammissione di colpa. Kåre sapeva - aveva capito - tutto ciò che mi aveva fatto: costringermi al dolore e alla fuga, pur di sopravvivergli.

Non era stato facile per nessuno, nemmeno per lui, ma, non per questo, avrei ceduto a dargli la grazia. Kåre meritava di patire il dolore che le sue azioni avevano causato.

Io ne ero rimasta dilaniata.

«È davvero bello,» ammisi, sinceramente. «Grazie, per avermi portato qui.»

Il ragazzo sorride, sistemandosi con un colpetto i ricci castani sulla fronte. «Non è nien-»

«Grazie, per questo,» ripetei, ferrea bloccando: «ma non tollererò più uno spettacolo come quello di prima. Siamo nel pieno di una guerra, e credevo che foste molto di più che due bambini imbronciati.»

«Il tuo esiliato nemmeno dovrebbe essere qui. È un pericolo.»

«È un amico,» lo corressi, e subito lui sbuffò, alzando gli occhi.

«È questo che ti ripeti per calmare il tuo cuore, Nice? Che è solo un amico? Ma io li ho visti i suoi - i tuoi - occhi, e certo i vostri sguardi dicono altro.»

Kåre, rabbioso al limite, mi diede le spalle, poggiandosi con la schiena contro un albero. La magia era già svanita e, con lei, il buon tempo.

Cercai di calmarmi, inumidendomi le labbra e sospirando prima di decidere che non avrebbe avuto più senso campare parole al vento. Era quasi giunta la fine, tanto valeva essere sinceri.

«Senne mi ama - me lo ha ammesso più volte. Crede di essere la persona giusta per me e farebbe qualunque cosa, pur di portarmi al sicuro. Lui mi porterebbe via da questa guerra e mi renderebbe felice.»

Ad ogni parola, Kåre si avvicinò di un passo a me, piombandomi addosso come un corvo su una carcassa. I suoi occhi, blu di ferro, mi limavano con dolore mentre il suo respiro colpiva il mio volto.

An Dubh LinnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora