30 • una breccia nel suo cuore

3K 172 11
                                    

Dopo solo tre ore, avevo preso la decisione che lasciarmi morire all'agghiaccio non sarebbe stato di alcun aiuto. Quindi, rientrai, ed affrontai il mio destino.

Senne era felice e speranzoso come non mai mentre mi mostrava il luogo in cui avremo dormito - una delle tante abitazioni in legno e calce - presentandomi ad ogni servo e conoscente di passaggio. Loro mi sorridevano: questo mi colpii davvero, anche se cercai di non darlo a vedere.

Al villaggio nessuno si era mai interessato a me - se non per screditarmi e manifestare il desiderio di volermi uccidere, certo - e anche durante il mio viaggio nel regno di Màel non ero stata accolta con il massimo dei riguardi, ma in quel momento, quasi mi sentivo come una viaggitrice di passaggio attesa e desiderata. Chiedevano di me, della mia vita e di cosa ne pensavo della neve che sembrava non volersene andare.

Si interessavano a me, con sincerità e curiosità. Nel corso del tempo, capii che il cambiamento non era dovuto al semplice favore di Màel, ma al mio nuovo accompagnatore.

Erano abituati a vedermi come la schiava di Kåre, la sua serva e la sua possibile spia, mentre ora ero diventata l'amica di Senne - una ragazza cristiana, certo, ma pur sempre una ragazza che portava il favore di un amico e l'odio di un nemico.

Iniziavo a rendermi conto di non essere più la stessa persona di due mesi fa, e anche gli altri lo notavano. La vita mi aveva rapita e schiacciata per poi sputarmi di nuovo, lasciandomi con ciò che mi rimaneva.

La mia pelle si era indurita e così il mio cuore - era forse per questo che nulla sembrava più colpirmi? Non ricordavo come dovesse essere preoccuparsi di qualcuno.

"Nice, questa è Freya." Senne mi presentò una giovane ragazza dai lunghi capelli neri e il viso affilato. "Lei è la servitrice personale di Màel."

In quel momento, tutto cambiò.

"E' un piacere conoscerti, Nice," salutò la ragazza, venendomi vicino e stringendomi la mano. Parlava appena inglese ed ero fermamente convinta che avesse imparato giusto per l'occasione. Il suo piccolo corpo era adornato da un abito color prato e i capelli erano intecciati in code deliziose. Sembrava felice. "Màel mi ha chiesto di farti compagnia nel tempo in cui tu sarai nostra ospite. Il nostro re sa bene quanto mi piacerebbe imparare la vostra lingua, e speravo di cogliere la fortuna della tua presenza."

Ero atterrita, completamente disorientata. L'ultima schiava di Màel che avevo incontrato si era uccisa davanti ai miei occhi.

Astrid continuava a vivere nei miei incubi e sembrava non volermi liberare.

"Vorresti che io ti insegnassi?" Domandai, incerta. "Se starai con me, non potrai seguire i suoi bisogni."

La ragazza sorrise con gentilezza. "Il suo volere è questo."

Stava diventando tutto troppo.

"Nice?" Senne accorse da me, pronto a sostenermi, ma io subito lo allontanai.

"Sto bene," mentii. "Voglio solo riposare. E' quella la nostra abitazione, giusto?"

Il ragazzo si limitò ad annuire, confuso, ed io, dopo un breve cenno del capo, sparii dietro la porta in legno. Fra quelle quattro mura, poi, si manifestò l'inferno.

"Tu cosa ci fai qui?"

Màel era comodamente seduto sul tavolo da pranzo. Indossava l'uniforme di cuoio e teneva la spada legata alla cinta, in setto da combattente.

Mi tenni lontana, attonita da quella presenza inaspettata e certo non voluta. Se Màel era lì, certo non era per la semplice cortesia.

"Hai conosciuto Fryda - ne sono felice," disse, con voce zuccherina. "Sapevo che la sua vista ti avrebbe colpito, Nice."

An Dubh LinnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora