34 • sei tornata per me?

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Io non chiusi occhio nemmeno per un'istante, restando in allerta e in tensione mentre, sullo sfondo, Thorgest discuteva con i suoi soldati sul da farsi.

Una guerra incombeva sulle nostre teste, eppure io non riuscivo a preoccuparmene: Kåre  se n'era andato, lasciando dietro di sé una terra di questioni irrisolte. Il matrimonio era saltato, spezzando così la promessa di una vantaggiosa collaborazione proprio nell'ora del bisogno.

Non potevo credere che l'avesse fatto davvero, che avesse seriamente rinunciato ai suoi valori maggiori. Kåre credeva nel potere della famiglia e dei valori pagani, li stessi che aveva accantonato quando aveva scoperto di tenere a me e che, infine, aveva distrutto completamente.

Ero certa che non avrebbe mai avuto la forza di fare tutto questo ma, come al solito, era riuscito a sorprendermi.

Lui ci riusciva sempre.

«Nice?»

Corvi mi sorrise con gentilezza, sedendosi al mio fianco nel mio nascondiglio sotto l'unica finestra. Ogni tanto mi ritrovavo a guardare verso l'esterno, sperando di vedere comparire Kåre nello sfondo.

«Sto bene,» dissi, immaginando i suoi pensieri. «Senne?»

«Sta parlando con Thorgest e i suoi uomini: vogliono sfruttare le sue conoscenze del bosco per tentare una difesa.» Corvi accennò ad un sorriso, prendendomi la mano. «Dovresti parlargli.»

Aveva ragione, ma non mi importava.

«Ci penserò.»

Corvi cercò di essere accomodante, nonostante - forse - non condividesse i miei pensieri.

«Conosco Kåre da quando ero un bambina: ho visto la sua rabbia e ho apprezzato la sua rara gentilezza. La sua vita non è stata facile, Nice, e tu lo sai bene. Ha dovuto combattere per essere riconosciuto, per essere apprezzato nonostante tutto, e, alla fine, c'è riuscito, perché per lui il fallimento non è mai stata una possibilità valida. Ma non era felice, non lo è mai stato: essere un bastardo, essere l'ombra di un re, non avere un punto solido - non sono cose facili da sopportare. Tu gli hai dato speranza, ed hai distrutto quelle bugie in cui si era convinto di stare bene. Ti senti in colpa perché credi di averlo rovinato ma, in realtà, lo hai solo reso libero.»

Ero colpita, attonita, perché incapace di credere che quelle parole fossero vere. Avevo reso Kåre libero? A me sembrava semplicemente sconfitto.

«Perché mi stai dicendo questo?»

«Perché, Nice, noi abbiamo bisogno di Kåre. Lui è scappato, ma non può stare solo a lungo: tu devi trovarlo prima che sia troppo tardi.»

«Trovarlo? Io non so dove potrebbe essere!»

Corvi sorrise, accarezzandomi piano la mano prima di rialzarsi. «Probabilmente, dove penserebbe di trovarti.»

Mi lasciò sola, persa nei miei pensieri, ed io, confusa come ero, mi ritrovai a pensare.

Potevo davvero entrare nella mente di Kåre?

Alla fine, mi alzai.

«Nice? Dove stai andando?»

Senne mi notò subito, confuso.

«Torno subito,» promisi, uscendo dalla porta. I miei piedi si muovevano da soli, separati dalla mia mente, ed io mi lasciai condurre.

Mi resi conto di essere tornata nella mia vecchia casa solo quando le mie dita ne sfiorarono la maniglia.

Poteva davvero essere?

Aprii la porta e mi ci intrufolai dentro, sorprendendomi di come fosse tutto spento, triste e abbandonato. Sembrava un luogo disabitato da anni, ma, in realtà, della vita ancora resisteva fra quelle pareti.

An Dubh LinnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora