Quando Corvi bussò alla mia porta, l'indomani, per prima cosa mi ritrovai a cercare Kåre.
La sera prima, dopo il nostro litigio, se n'era andato senza aggiungere altro e non aveva più fatto ritorno. Non aveva voluto parlare del matrimonio, né di ciò che sarebbe stato di me: semplicemente, mi aveva lasciato perdere, così come si fa con un giocattolo rotto.
Ed io non riuscivo ad accettarlo, nonostante tutto.
"So che ti sembrerà strano, ma non è mia intenzione renderti la mia serva," mi informò Corvi, mentre camminava a pochi passi da me, in una direzione che riconobbi contraria a quella della sua abitazione. "Io e Thorgest abbiamo parlato, ed entrambi crediamo che sarebbe troppo...strano."
Non risposi, non sapendo bene che dire. In fondo, la scelta non sarebbe stata mia in ogni caso: Kåre mi aveva ceduto, ed ora la mia vita era nelle mani di Corvi - lei avrebbe potuto fare di me qualsiasi cosa avrebbe preferito, che fosse vita o morte. Certo, potevo dire di capirla: Corvi e Thorgest avevano seguito il mio rapporto con Kåre sin dal primo giorno e, ovviamente, credevano che infiltrarsi in questo non sarebbe stata una buona idea.
Forse non volevano sopportare la mia presenza; forse ispiravo loro troppo pena o, magari, pensavano che Kåre non fosse davvero convinto della sua scelta.
Io, personalmente, non pensavo a nulla.
"Accetterò qualsiasi mansione," dissi, a bassa voce. Alcuni pagani fingevano di non notarmi mentre camminavo per il viale principale del villaggio, camminando nella terra ghiacciata e dura. Per una volta, i miei piedi non erano nudi: Corvi mi aveva fatto dono di un sacco di vecchi abiti e scarpe, facendomi anche la cortesia di procurarmi un mantello di tessuto per il vento.
Quando vidi quegli abiti, quando mi ritrovai a sfiorarli fra le mie dita e sentirmi dire che fossero miei, sentii l'angoscia togliermi il fiato: sino a quel momento, avevo sempre indossato le camice smesse di Kåre, ritagliandomi un poco di calore fra le sue coperte il fuoco del suo camino. Prima di lui, invece, vivevo alle complete dipendenze di suor Mary.
Non avevo mai avuto niente di mio, non avevo mai ricevuto un regalo, ma, invece che esserne felice, mi sentivo quasi spaventata.
Cambiamenti: non sai mai come andranno a finire. Magari al trono, magari alla bara.
Corvi mi concesse uno sguardo storto e, subito dopo, si fermò, prendendomi per la spalla. "Non so cosa è successo fra voi e nemmeno mi interessa, ma ora è finita. Kåre non ti ha ucciso e ti ha lasciato andare, ma ciò non vuol dire che tu sia libera, o salva: ti consiglio di pensare a questo."
Ricambaiai lo sguardo convinto della vichinga e mi ritrovai ad annuire, sia grata che colpita da quelle parole - in un modo che non riuscivo a comprendere, Corvi aveva iniziato a tenere a me, ed il suo affetto era una piccola fiammella di calore in mezzo a tutto il gelo.
Speravo potesse bastare.
"Cosa devo fare?" Chiesi, sospirando. Le mani avevano inziato a diventare pallide per il freddo.
"Oh, niente di difficile." Corvi riprese a camminare, e, con un tenue sorriso, accennò verso una piccola abitazione in decadenza al confine del villaggio. "Benvenuta, cristiana: sarai la mia nuova acconciatrice."
Alzai un sopracciglio, perplessa, ritrovandomi ad osservare le due vetrate rotte e le pareti scheggiate in più punti da quelli che sembrano colpi di ascia. Era una casa simile a molte altre, ma certamente non una delle più sicura. Sicuramente, notando la distanza con l'ultima casa abitata, potevo dirmi lontana da qualsiasi noia.
Ero sola.
"Era l'abitazione della mia vecchia acconciatrice," raccontò Corvi, avviciandosi alla porta, ma senza toccarla. "Quando Thorgest salì al trono era già ad un passo dalla morte: feci appena in tempo a conoscerla che subito morì nel suo letto. La sua casa stava già crollando, ma, dopo Heilia, nessuno osò più entrarci: era una donna terribile - egoista e vendicativa - e tutti temiamo troppo il suo spirito per sfidarla."
La donna si voltò verso di me, quasi ammicando. "Però, sono certa che una cristiana non abbia paura di un qualche demone pagano, o sbaglio?"
Sospirai, esausta. "Non dopo tutti quelli che ho già incontrato."
Provai a sfiorare la porta arrugginita, ma subito questa mi sfuggii dalle mani, facendomi sobbalzare: davanti a me, un giovane uomo mi osservava dall'oscurità. Pronunciò qualcosa che non capii e, intanto, scrollò i pezzi di legno che stringeva fra le braccia possenti.
"Io..." sussurai, incerta, ma subito venni bloccata da Corvi, fiera e furente come una belva. Mi spinse via, non curandosi di me, e si slanciò contro l'uomo, brandendolo per il polso e tirandolo a forza fuori dall'abitazione, così da cacciarlo.
Disse cose che parvero insulti, e, ad un certo punto, afferrò l'ascia che teneva alla cinta, puntandogliela contro. Restai immobile, sinceramente confusa, mentre il giovane ricambiava lo sguardo di Corvi senza cedere.
Nello scontro, alcuni tronchi erano caduti dalle sue braccia e si inchinò a raccoglierli, sempre non tradendo la sua pacatezza. Per un attimo, mi ritrovai quasi a volerlo aiutare, ma Corvi continuava a puntargli contro la sua ascia, e questo mi convinse a desistere.
Quell'uomo doveva essere un nemico.
Si rialzò, e, i suoi piccoli occhi azzurri brillavano sotto le folte ciglia nere. La luce del mattino colpì il suo volto e sottolineò la pesante cicatrice che gli spezzava il volto da parte a parte, rovinandone i tratti.
Era talmente orribile da risultare quasi affascinante.
L'uomo chinò il capo, riverente, e, subito dopo, prese a correre via, nascondendosi nel bosco che fungeva da confine. Provai a seguirlo con lo sguardo, ma mi fu impossibile: sembrava essere sparito come per magia, confondendosi nel muschio.
"Il suo nome è Senne," pronunciò Corvi, notando il mio sguardo. "Un esiliato."
"Un esiliato?" Domandai, ingenuamente: pensavo che i pagani si limitassero ad uccidere i loro nemici, non a punirli. Corvi scosse le spalle, raccogliendo la mia sacca da terra.
"Sì," disse, con tono brusco. "Se tieni alla tua vita, ti consiglio di non avvicinarti mai a lui."
La donna entrò per prima nell'abitazione, forse perchè troppo arrabbiata per continuare una conversazione, ma io rimasi ferma, ancora con la mente persa fra le fronde degli alberi. Quell'uomo era comparso dal nulla e aveva catturato la mia attenzione, risvegliando qualcosa che pensavo di aver dimenticato.
Un sogno del mio passato, qualcosa che potevo appena afferrare nella furia dei miei pensieri, ma che sembrava tremendamente famigliare.
Era una certezza, quella di aver già conosciuto quell'uomo.
Angolo
Im back!
Alla fine ho deciso di portare a termine questa storia quindi spero di farcela ❤️
Abbiamo un nuovo personaggio, Senne: che ne pensate?
Kåre sembra essere sparito - come al solito - e presto avrà la sua mogliettina: chissà come andrà a finire😕
Ho messo la foto di Jaime ma non mi convince come presta volto di Senne: voi chi consigliate?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
A presto,
Giulia
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An Dubh Linn
Fiction HistoriqueAnno 844; la città di Dublino sta lentamente prendendo vita, sorgendo dalle ceneri lasciate dal gruppo di vichinghi guidati dall'intransigente Thorgest. Dopo una sola manciata di anni, la conquista è ormai al termine, e Thorgest si appresta a compie...