Quella sera, Màel ci fece dono di un banchetto.
Al tempo, il semplice pensiero mi fece rabbrividire e, nonostante tutto il tempo passato, il ricordo di quella sera resta impresso nella mia mente come l'ultima goccia.
Fu l'inizio della fine.
"Non credevo avrebbe fatto tanto," commentò Senne, tenendomi per mano mentre ci facevamo strada fra gli invitati ubriachi e alla ricerca di schiave: "Màel ci tiene a noi."
"Tiene tanto al nostro aiuto," lo corressi, atona. Senne mi guardò teso, ma non rispose, sapendo bene che, in fondo, era nel torto.
Dopo la nostra discussione non avevamo più parlato, pur restando per ore chiusi nella stessa stanza. Ogni tanto i nostri occhi si incontravano, ma solo per perdersi un attimo dopo.
Non ne riuscivo a capire il motivo, né ero certa di volerlo davvero sapere, ma, improvvisamente, non riuscivo più a comprendere la mia presenza al suo fianco. Senne aveva fatto tanto per me - mi aveva salvato la vita più volte - e in tutti i nostri giorni insieme si era dimostrato un amico affidabile e una spalla su cui reggersi.
Ma, la verità, è che pensavo che avesse fatto tutto questo per ciò che avevo fatto quando eravamo piccoli, per il rimorso che pensava di dovere a quella bambina nel bosco, ma, poi, c'era stato il bacio e i nostri sentimenti - questi, come al solito, avevano rovinato tutto. Quindi Senne agiva in base al suo cuore - all'amore che credeva di provare per me e al futuro che sognava una volta finita la guerra - e, sfortuntamente, i suoi desideri non potevamo essere realizzati finché Kåre restava in vita.
Lui lo sapeva e anche io, per quanto entrambi tacessimo. Quindi, che Màel non fosse che una casuale fortuna? Che Senne avesse progettato tutto per liberarsi del suo nemico, così da avermi solo per sè?
In fondo, fra tutti i posti in cui saremo potuti scappare, lui aveva deciso di portarmi proprio lì, dal maggiore fra i nemici.
Tutto iniziava a suonarmi sempre più strano e, i miei occhi, non riuscivano più a guardare il ragazzo allo stesso modo. Lui, di cui avevo sempre apprezzato la ragione e la calma, ora mi risultava come uno spietato calcolatore.
Quale era la verità?
"Senne, mio caro."
Màel ci venne incontro col suo migliore sorriso e ci strinse la mani, non dimenticandosi - ovviamente - di donarmi un lungo sguardo di intesa. "Berenice."
"Dov'è il vino?" Chiesi, semplicemente, non volendo portare a lungo quella conversazione. Odiavo bere, ma temevo che quella sarebbe stata la mia unica salvazza.
"Sembra che qualcuno qui sia molto assettato." Sorrise lui, intoccato. "Senne, puoi servirci?"
Il ragazzo non nascose la sorpresa davanti a quella domanda. "Io?"
Alzai un sopracciglio, restando nell'ombra mentre Màel si rivolgeva al suo presunto amico, mostrando una dolcezza al sapore di menzogna.
"Fratello, ti ho semplicemente chiesto del vino," disse, carezzevole. "Non ti preoccupare per la tua dama: sarà in buone mani."
Senne non parve convinto - e come non capirlo - e subito si rivolse verso di me, sperando in un mio sostegno. Ciò, non venne.
"Starò bene," ammisi. "Vai pure."
Màel sorrise trionfante, sollevato nello scoprirmi, in parte una sua piccola alleata. Senne, invece, prese il volto di uno che aveva appena visto un fantasma.
"Torno subito," promise e, velocemente, corse via.
"Sembra che, in fondo, sia una donna quella da cui dovrei tenermi attento."
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An Dubh Linn
Historical FictionAnno 844; la città di Dublino sta lentamente prendendo vita, sorgendo dalle ceneri lasciate dal gruppo di vichinghi guidati dall'intransigente Thorgest. Dopo una sola manciata di anni, la conquista è ormai al termine, e Thorgest si appresta a compie...