35 • due uomini stupidi

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Quando tornammo a corte, ricordai improvvisamente che le cose non stavano affatto per migliorare.

Spalancata la porta e riconosciuti i volti dei presenti, subito riconobbi lo sguardo sconvolto di Senne alla vista che gli avevo donata: io, apparentemente felice, e al fianco di Kåre.

Era una tragedia annunciata.

«Kåre, finalmente!»

Corvi corse ad abbracciare il ragazzo, sinceramente commossa dal suo ritorno. «Tenevo di averti perso per sempre, amico mio.»

«Sono qui, Corvi: non me ne andrò più.» La voce calda del vichingo sparì quando rivolse uno sguardo al fratello, ancora immobile sul suo trono. «Thorsgest.»

«Héla e suo padre hanno ritrattato l'accordo,» disse, atono. «Un'ora dopo la tua fuga se n'erano già andati. Non abbiamo più alleati, né aiuti.»

Kåre sapeva già tutto, ma fu comunque tremendo. Tutti intorno avvertimmo la freddezza e il disagio di quel momento, così come la delusione di entrambe le parti.

Thorghest si deludeva del fratello e Kåre del suo sentimento che lo aveva portato a tanto: alla fine, entrambi avevano perso qualcosa.

«So che forse non basterà per ripagare ciò che ho fatto, né per evitare il mio danno, ma se ci sarà una guerra, io combatterò sino alla morte pur di difendere questo regno. Ero e resto il tuo braccio destro, fratello.»

Quasi sorrisi, riconoscendo la classica fierezza nello sguardo del pagano: Kåre era così bravo a mantenere il suo orgoglio, che perfino nei momenti peggiori riusciva ad ergersi sopra gli altri come se fosse lui il vero vincitore.

E forse lo era, in fondo. Per me.

«Fratello,» ripeté Thorgest, avvicinandosi al ragazzo. Gli porse una mano sulla spalla e prese un respiro - infine, gli sorrise. «Ti conviene mantenere la tua promessa.»

Mi pietrificai sul posto, raggelata dalla risposta del vichingo: con quella, Thorgest aveva distrutto ogni mia buona ipotesi di rappacificazione fra i due.

Nonostante l'amore, lo screzio di Kåre era stato troppo.

«Comunque, ritorniamo al piano,» cambiò discorso, sedendosi sul trono. «Dimmi, Senne: quale era la tua idea?»

Subito sgranai gli occhi e mi voltai verso Senne, quasi più alto tanto gonfio per la piccola vittoria: il re aveva appena preferito lui - un esiliato - al suo stesso fratello.

Quando cercai Kåre, al mio fianco, lo trovai a pezzi.

«Kåre?»

«Màel attaccherà sicuramente nella notte,» mi interruppe Senne, quasi per caso: «e verrà per il bosco, essendo la scelta più saggia. Presto cadrà l'ultima neve, e lui la sfrutterà a suo favore: sa perfettamente che il suo esercito è più esperto del vostro in tali condizioni.»

«Quindi dovremo attaccarli prima della neve,» concluse Thorgest. «Dobbiamo trovare un pretesto per attirarli qui e colpirli di sorpresa.»

«Un pretesto? Di che genere?» Domandò Corvi, confusa.

Senne si morse le labbra, preso e, infine, si voltò verso di me. «Nice potrebbe aiutarci.»

Subito corrugai la fronte, sconcertata. «Io?»

«Diremo che lei ha intenzione di convertirsi alla nostra religione. Inviteremo Màel, come segno di pace, ma, quando arriverà li attaccheremo senza pietà.»

«Non si può attaccare qualcuno in giorno di pace,» interruppe Kåre, sconcertato: «va contro le regole.»

Senne accennò ad un sorriso, quasi felice che il ragazzo stesse cercando il confronto. «Siamo già in guerra, principe. Màel giungerà qui con l'esatta consapevolezza di uno scontro.»

An Dubh LinnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora