14 • continui ad uccidermi

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Quella notte, non sorse mai la luna

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Quella notte, non sorse mai la luna.

La cercai, fra le ombre dell'oscurità, sperando in una sola piccola, lontana e vana speranza. Ma non arrivò mai: restai sola, stesa a terra e ricoperta solo del mio sangue.

I Pagani si stancarono presto di me: una volta sentite le mie ossa spezzarsi e la mia volontà cadere fra le urla e gli schiamazzi, non restava più nulla di cui esultare.

C'ero solo io e il mio corpo immobile in attesa di una fine.

Quando Kåre, una volta allontanato l'ultimo concittadino, si avvicinò a me, nemmeno lo riconobbi - era solo una delle tante macchie scure in uno sfondo confuso.

«Nice,» chiamò, semplicemente, mentre mi raccoglieva da terra come un vecchio straccio. Immagino che dovessi sembrare davvero fragile, quella volta, visto quanto anche il suo tocco fosse delicato sulla mia pelle.

Dopo avermi distrutta, temeva di farmi male.

Mi posò sul letto, come sempre vicino al fuoco, ma, prima di farmi stendere, riuscì a sfilarmi la veste sporca. Gemetti solo nella mia mente, essendo troppo stanca anche per soffrire.

Volevo solo dormire, dormire e non svegliarmi mai più.

Kåre ripulì il mio corpo con una spugna, scrostando la mia pelle dal sangue e il fango mentre lo osservavo, sempre così vicino. Era ancora a petto nudo, e le sue spalle seguivano i suoi movimenti come un ruvida carezza.

Seguii la curva del suo collo; arrivai al suo volto e mi impossessai delle sue labbra e del suo sguardo. Era così concentrato che nemmeno si accorse di me.

In quel momento, però, mi ritrovai a pensare - forse perché la mia mente era l'unica cosa che ancora funzionasse in me.

Pensai al modo in cui ero stata strappata dalla mia prigione solo per finire in una più grande; a tutto ciò che avevo dovuto sopportare stando al fianco di Kåre e ad Astrid. Pensai a come i miei sentimenti fossero cambiati, arrivando quasi a farmi credere che potessi provare attrazione per il vichingo.

Quella sera, mentre le mani del giovane uomo passavano sul mio corpo nudo, sentii disgusto crescere sul fondo della mia gola, e capii di essermi sbagliata.

Non era attrazione ciò che provavo, ma un vano scherzo della mia mente prodotto dall'essermi trovata per la prima volta di fronte ad un uomo. Era solo il mio corpo che reagiva alle tentazioni di quel demone che è la lussuria, niente di più.

Ed ora era tutto finito. Guardavo il suo corpo e vedevo solo pelle e carne, ciò che potevano avere tutti.

Quella notte, mi imposi di non perdonare Kåre per i suoi peccati, e che non sarei più caduta a lui.

Quella notte, finsi di aver vinto la battaglia e che fossi finalmente libera, ma, la verità, era che, se avessi potuto uccidere Kåre, proprio in quel momento, io non l'avrei fatto.

Perché no, quella che provavo per lui non era attrazione - non lo vedevo solo come un corpo - ma un vibrante formicolio sul fondo del mio petto. Guardavo Kåre e vedevo la sua tristezza, così simile alla mia.

Sapevo che, se solo avessi scoperto tutta la sua storia, sarei finita col credere di essere solo più simile a lui, ad un pagano.

Lo stesso che pensava di avermi spezzato, e aveva anche ragione, perché non mi ero mai sentita tanto succube a lui.

Pensare questo, mi fece piangere lacrime amare.

«Nice?»

Kåre cercò il mio sguardo, ed era davvero preoccupato, ma io non potevo farcela - non potevo sopportarlo.

Presi un lembo di lenzuolo e mi coprì nel dargli le spalle. Volevo mettere distanza fra noi, e Kåre lo capì, nonostante non lo accettasse.

«Sai che non l'avrei fatto se non fosse stato necessario,» disse. «Non volevo punirti, volevo salvarti

Non gli risposi, e questo lo scocciò, anche se non esplose. Forse, aveva frainteso il mio silenzio: credeva lo stessi odiando.

Mi accarezzò un fianco, delicato come poche volte lo era stato.

«So che non ti fidi di me, e che non ti ho dato ragione per farlo,» cominciò, lento. «Ma non voglio che tu muoia.»

«Eppure,» sussurrai, fra le coperte: «continui ad uccidermi.»

Kåre non ribatté, e, poi, semplicemente, se ne andò.

***

Restai in quel letto per due giorni e tre notti. Per lo stesso tempo, Kåre non si fece vivo, riservandomi alle cure di Corvi.

Perfino Thorgest si fece vivo, se pur tutto ciò che fece fu parlottare in un angolo con la compagna e fissarmi di sbieco. Sembrava che tutti sapessero qualcosa, che ci fosse un segreto da cui tenermi lontano.

Temevo che il mio carceriere ne fosse in parte responsabile, ma dovetti aspettare per averne la conferma.

Sorta la terza alba, Corvi mi svegliò, fingendo andasse tutto bene.

«Sembra che tu stia meglio,» disse, con un bel sorriso. «Magari, potresti provare a metterti in piedi.»

Non avevo mai osato incrociare il mio aspetto - nemmeno lo desideravo - anche se era quasi impossibile non notare tutte le profonde macchie violacee sul mio ventre, le braccia e le gambe.

Kåre aveva distrutto il mio corpo, solo perché tutto il resto era già andato in frantumi.

«Pensi davvero possa farcela?»

Corvi pose un piatto di carne sulle mie gambe, sedendosi sul bordo del letto. Mi osservò, scrutandomi col suo sguardo incantato.

Fingeva, fingeva bene.

«Devi pensare a te, Nice. Devi guarire.»

Corrugai la fronte, colpita dalla sua enfasi. Sapevo che Corvi ci tenesse che mi rimettessi, ma non pensavo fosse tanto preoccupata.

«Sì. Sì, lo so,» sussurrai, perplessa. «Dopo colazione tenterò di alzarmi.»

«Sì,» squittì. «Fantastico

Ormai era apparente che qualcosa non andasse, ma, per mia fortuna, Corvi non sembrava così restia a cedere.

«Che cosa è successo? Màel?» Incalzai, ma subito Corvi alzò le mani, cercando di calmarmi.

«Nessuna guerra in vista, per fortuna. Anzi, credo che le cose vadano fin troppo bene.»

Troppo bene?

«Io...io non riesco a capire.»

«Thorgest sta cercando sostegno per un probabile scontro con Màel. Servono alleati, serve fiducia.» Corvi sospira, cercando di calmarsi. «Un potente regno del nord sembra voler accettare la nostra richiesta.»

«Quindi? Dovremmo esserne felici, giusto?» Non ero convinta, e nemmeno Corvi.

La ragazza abbassò lo sguardo, tormentata, e poi ritrovò il coraggio, così come il mio sguardo.

«Ci è stato chiesto un prezzo per il loro aiuto,» ammise, schietta. «Un matrimonio col fratello del re.»

Angolo

Nuovo capitolo!

Sì, sto cercando di aggiornare: siate felici 😂

Cosa ne pensate di come stanno andando le cose? Vi è piaciuto il capitolo?

Stavo pensando di scriverne una nuova un po' dark a tema angeli e demoni, più avanti: che ne pensate?🤔

A presto,
Giulia

An Dubh LinnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora