2. Sam

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19 Aprile 2019

Non riesco a vedere nulla, solo del bianco, sono morta? Non capisco nulla, ricordo bene che sono stata sparata e che stavano arrivando i rinforzi, quindi si, devo essere morta.

"Sam...'' mi sento chiamare, quella voce...Hope. Cosa ci fa qui? Perchè è qui? ''Sam, sono qui.'' la risento mi sta chiamando. Dov'è? ''Sam siamo qui vieni'' Sara, cosa ci fa lei qui, con Hope. Mi giro, voglio trovarle ma non le vedo, le sento chiamare il mio nome. Cosa mi sta succedendo. Mi rigiro e finalmente le vedo...la mia Hope che tiene per mano Sara; mi stanno aspettando, aspettano me nonostante tutto quello che ho fatto, tutte le decisioni sbagliate, nonostante le avessi abbandonate, mi stavano aspettando. Inizio ad avanzare verso di loro ''Ferme, ora vengo da voi'' ma più provo ad avvicinarmi più mi sembrano lontane, mi fermo per capire se il tutto sia vero, sono li che mi aspettano ma non riesco ad avvicinarmici. Senza accorgermene il mio volto viene rigato da lacrime, lacrime amare; provo a muovermi per avvicinarmi a loro ma sono letteralmente immobilizzata, non riesco a muovere le mie gambe per poter correre da loro. Provo a schiodarmi dalla superficie bianca che mi tiene ferma, ma non ci riesco...rialzo la testa e non trovo Hope e Sara, mi assale un senso di vuoto e di paura, dove sono? Mi hanno lasciata, o forse sono io che ho lasciato loro. Le lacrime rigano il mio volto ininterrottamente, non ho più nulla, più nessuno, sono sola ed è giusto così...è ciò che merito per tutto quello che ho fatto. Cado sulle ginocchia in preda alla disperazione, ho la testa china e fisso le mani sulle mie ginocchia, le lacrime mi scorrono lente e bagnano le mie mani; una figura si para dinanzi a me e si abbassa alla mia altezza, sento la sua mano sotto il mio mento, quel tocco mi scuote come un terremoto, alzo il volto seguendo la sua mano. "Da quando sei fragile?" disse quella figura angelica guardandomi come solo egli poteva.
"O-Oliviero, n-non sono f-fragile" dissi tirando su con il naso più volte.
"Ti stanno aspettando!" La sua voce era così cristallina, quasi magica. "E tu sei qui a piangere, vai! Corri da loro!" mi sorrise, quanto mi era mancato quel sorriso. Ha perfettamente ragione, per anni sono scappata da tutto e tutti. Ho lasciato Sara quando aveva più bisogno di me, ho pensato solo a me stessa, non ritenendo importante ciò che provava la piccola bimba che mi è stata affidata; sono scappata dall'unica persona capace di calmarmi e farmi sentire viva, le ho mentito e l'ho ferita senza scrupoli.
"O-Oliviero, come posso fare? Non volevo deluderti. Non volevo mancare alla promessa fatta!" Dissi giustificandomi
"No, mia cara, nessuna promessa è stata infranta, tranne una: quella che tu fossi felice." Disse porgendomi una mano per potermi alzare "Il mio sogno più grande era quello di vederti felice e, che tu, seguissi il cuore!" Mi asciugò una lacrima, mi guardò negli occhi "Il tempo passa...e tu sei ancora qui!" scomparve nel nulla, come se non fosse mai esistito...chiudo gli occhi  lasciandomi divorare dal senso di vuoto.

Aprì gli occhi piano, in modo da capire che cosa mi stesse accadendo, sento un ticchettio seguito da un altro e ancora un altro, mi voltai di poco per vedere dove fossi; una semplice stanza di ospedale, le pareti bianche, accanto al letto una sedia con un tavolino, una televisione dinanzi a me, una finestra non troppo grande sul lato sinistro e sul medesimo lato, accanto al mio letto, tutti  macchinari e tutte le parti annesse che confluivano nel mio corpo. Sentì l'ossigeno arrivarmi dritto nella trachea, mi riempì  i polmoni in modo da farmi respirare regolarmente, mi sentivo confusa come se non fossi ancora lucida del tutto; sentì la porta aprirsi, rivelando una figura maschile, si avvicinò a me.

<<Buongiorno Colonello, siete in un ospedale in Ucraina, le faremo alcuni accertamenti dopo di che vedremo se toglierle l'intubazione, va bene?>> mi chiese gentilmente l'uomo in camice bianco con la pronuncia perfettamente italiana, non dissi nulla mi limitai solo ad annuire, sentì che le forze mi stavano riabbandonando così mi lasciai trasportare dalla stanchezza chiudendo gli occhi.

"Avrei preferito non averti mai conosciuta...Ti Odio, Sam." rivedo il suo volto, nella stessa immensità di bianco del sogno precedente; questa volta mi disprezza, non mi vuole, non mi aspetta, è in lacrime dinanzi a me. Ricordo che furono le parole che mi disse quando la lasciai per andare in missione, la stessa delusione, la stessa sofferenza, lo stesso volto bagnato da quelle lacrime amare. Ho sbagliato tutto, ogni cosa e merito tutte le lacrime che in questo momento sto versando insieme a lei, merito tutto il dolore che sento e che ho inflitto a lei. Ho gli occhi velati dalle lacrime, l'immagine di Hope si fa sempre più sfocata e sempre più lontana, mi accascio al suolo e chiudo gli occhi sperando di riportare tutte le lacrime dentro.


20 Aprile 2019

Riaprì gli occhi ritrovandomi nella stessa stanza dell'ospedale. Una figura mi si parò davanti, una donna, forse, di pochi anni più grande di me, dedussi che fosse un'infermiera considerando la tuta verde.
<<Buongiorno, vado a chiamare il dottore, mi scusi.>> disse finendo di smanettare sull'elettrocardiogramma.
<<Mi scusi...dove sono? Che giorno è?">> chiesi
<<Le vado a chiamare il dottore, le spiegherà tutto.>> disse dirigendosi alla porta per poi uscire, parlava la mia lingua ma non aveva il mio accento, dedussi che fosse Ucraina.
Mi accorsi solo dopo che non avevo più l'intubazione, ma un semplice tubicino confluente nelle narici. Mi faceva male la testa e la spalla sinistra, ricordavo bene che fossi stata sparata proprio alla spalla, tra la scapola e il cuore. Qualcuno bussò alla porta della mia stanza, con un 'avanti' permisi alla persona dietro la porta di entrare.

<<Buongiorno, Colonnello, come si sente?>> mi chiese un uomo di mezza età circa, con una barba folta castana, occhi azzurri e camice bianco, mi accorsi che era lo stesso uomo della mattina precedente.
<<Buongiorno...>> dissi cordialmente <<Sto bene, ho solo un dolore alla testa e alla spalla.>> cercai di alzarmi un po' da quella posizione troppo 'orizzontale' per me, ma ovviamente non ci riuscì, anzi mi venne solo una fitta alla spalla che aumentò il mio dolore.

<<Non si muova, la spalla è rimasta ferma per molto tempo.>> venne vicino a me e prendendo la sedia mettendosi accanto a me; Solo dopo pensai a ciò che avesse detto: '...molto tempo' "Per quanto tempo sono stata qui?" Pensai, ma i miei pensieri vennero interrotti dalla voce profonda del medico. <<Si ricorda chi è lei?>> chiese

<<Si, Samantha Ferrari, Colonnello dell'Esercito Italiano.>> pronunciai
<<Bene, si ricorda che cosa le è accaduto?>>
<<Sono stata sparata durante una missione, ci hanno teso un'imboscata.>> dissi ricordando tutto
<<Bene, non sembrerebbero esserci lesioni celebrali o motorie dovute al coma, le abbiamo fatto alcuni accertamenti che sono risultati positivi.>> spiegò con un leggero sorriso sulle labbra. <<Ultima cosa...>> si alzò dalla sedia e la ripose al suo posto <<...si ricorda quando è accaduto il fatto?>> chiese curioso
<<Ahm...il 15...il 15 di gennaio.>> dissi ovvia
<<Bene, lei è arrivata qui due giorni dopo, è stata sottoposta ad un intervento la sera stessa. Ha idea di che giorno possa essere?>> mi domandò
<<Mh...no, non lo so.>>
<<Oggi è il 20...>> disse e io annuì
<<Capisco...>>
<<No, lei non capisce. È il 20...di aprile, è stata in coma per 3 mesi e 3 giorni.>>

'Cosa...?' Non era possibile che fossi stata così tanto tempo in coma, fui scioccata, aver passato tutto quel tempo in un letto d'ospedale.
<<Che cosa sa la mia famiglia?>> chiesi immediatamente
<<Su questo non la posso aiutare, ma so che ad accompagnarla qui fu il Maggiore Romano, forse le potrà essere più utile di me.>> si scusò con un espressione dispiaciuta in volto
<<Grazie, Dottore.>>
<<Si figuri. La lascio riposare, tornerò per vedere come si sene tra qualche ora.>> si avviò alla porta e la chiuse dietro di se.
Rimasi da sola a pensare a quello che fosse appena accaduto... per tre mesi non ebbi una vita, non ero nessuno, solo un corpo in un letto; "Cosa sarà accaduto in tutto questo tempo? Cos'è cambiato dall'ultima volta che i miei occhi sono stati aperti?" le domande che mi feci furono tante, forse troppe, le risposte scarseggiavano e nessuno mi potette aiutare.

The Love Maze: Stringimi più forteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora