40. Hope

266 5 2
                                    

27 Luglio 2019

Quando mi sveglio è ancora buio. Non ho idea di quanto ho dormito. Mi stiracchio sotto la trapunta, sentendo la parte destra vuota e fredda. Sam non c'è. Mi siedo, guardando il panorama davanti a me. Ci sono meno luci nella boscaglia, e un accenno di aurora a est. Poi sento una musica. Le note cadenzate di un pianoforte, un lamento triste e dolce. Mi sembra Beethoven, ma non ne sono certa. Mi avvolgo nella trapunta e percorro a passi felpati le scale verso il salone. Sam è seduta al piano, immersa nella musica che sta suonando. Ha un espressione dolente come quella melodia. Suona in maniera divina. Appoggiata alla parete vicina alla porta, la ascolto incantata. È un musicista eccezionale. Siede a torso nudo, solo il top a coprirla, immersa nella calda luce di una lampada accanto al piano. Con il resto del salone in penombra, è come se fosse dentro una pozza di luce isolata, intoccabile... Sola, in una specie di bolla. Mi avvicino in silenzio, ipnotizzata da quella musica sublime e malinconica. Guardo incantata le sue dita che cercano e premono dolcemente i tasti. Lei alza lo sguardo, con una scintilla negli occhi, l'espressione indecifrabile.

<<Scusa.>> sussurro. <<Non volevo disturbarti.>> Per un attimo, appare accigliata.

<<Forse dovrei dirlo io a te.>> mormora. Smette di suonare e appoggia le mani sulle ginocchia. Noto che indossa i pantaloni del pigiama. Si passa le dita tra i capelli e si alza in piedi. Ho la bocca secca, mentre lei gira disinvolta intorno al piano per raggiungermi. Ha le spalle larghe, i fianchi stretti, e mentre cammina i suoi addominali guizzano. È bella come il sole.

<<Era un brano magnifico. Beethoven?>>

<<Si, è la Sonata al chiaro di luna.>>

<<Era meravigliosa, ma molto triste, una melodia così piena di malinconia.>> Le sue labbra si piegano in un mezzo sorriso. Abbassa la testa e torna a sedersi dietro il piano. Trovo il coraggio di seguirla e di sedermi accanto a lei.

<<Dovresti essere a letto, domani Rita ti sfiancherà.>> dice e accarezza i tasti bianchi.

<<Mi sono svegliata e non c'eri, la tua parte del letto era intatta.>> Non riesco a capire il suo umore. Sembra abbattuta, ma è difficile dirlo al buio. Forse è l'atmosfera del brano che suonava.

<<Mi dispiace.>> mormora, distolgo lo sguardo dalle sue mani e fisso il suo volto.

<<Non...>>

<<No, invece ho sbagliato. Avrei dovuto dirti che ti conoscevo, ma principalmente non dovevo risponderti in quel modo.>> si gira verso di me, e finalmente vedo le sue iridi stupende. <<Hope, non hai idea di quanto tu mi abbia salvata... da me stessa, dalle mie decisioni sbagliate, ma soprattutto dal mio inferno. Hope è grazie a te se dopo la morte di Oliviero ho accettato Sara.>> ammette e non credo di salvare proprio nessuno.
<<Quel giorno quando ti ho incontrata, mi hai smosso qualcosa, mi hai fatto riaccendere quel poco di umanità che mi ha fatto accettare Sara e tutta la situazione in cui mi trovavo.>> mi guarda e il suo sguardo mi strazia, è così tormentato... così profondamente perso.

<<Sam, io non so cosa ti ho suscitato, ma qualsiasi cosa sia non basta; non basta perché sei ancorata a quel qualcosa di oscuro che ti porta a chiuderti in te stessa; non basta perché ti ritrovo qui davanti a me, ma non sei realmente qui.>> sento gli occhi pizzicare, ma mi rifiuto di piangere.

<<No, non sono qui, hai ragione. Non sono mai nel presente... la mia mente mi riporta sempre a quel giorno.>> mormora e fatico ad ascoltare le sue parole <<Se solo fossi stata più responsabile, lui sarebbe ancora qui. Lui si sarebbe goduto Sara, sarebbe stato il padre migliore del mondo e io avrei continuato a guardarlo con ammirazione e fiducia che solo in lui avevo.>> serra la mascella. Sta parlando di Oliviero, del padre di Sara, del suo migliore amico.

The Love Maze: Stringimi più forteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora