43. Hope

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28 Luglio 2019

Mi sveglio di soprassalto. Mi gira la testa e ho troppo caldo. Sam è avvinghiata a me come un rampicante. Borbotta nel sonno mentre mi sfilo dal suo abbraccio, ma non si sveglia. Mi tiro su a sedere e guardo l'ora. Sono le quattro del mattino. Ho bisogno di un'aspirina e di bere. Scivolo fuori dal letto, apro la vetrata e respiro l'aria fresca di primo mattino. Vado in cucina, nel frigorifero trovo un cartone di succo d'arancia e me ne verso un bicchiere. Mmh... è delizioso, e il cerchio alla testa si placa immediatamente. Frugo nella credenza alla ricerca di un analgesico e trovo una scatola di plastica piena di medicinali. Prendo due aspirine e mi verso un altro bicchiere di succo d'arancia. Mi avvicino alla grande vetrata e guardo gli alberi. Premo la fronte contro il vetro freddo. È un sollievo. Ho tanto a cui pensare dopo tutte le rivelazioni di ieri. Mi giro, appoggiandomi con la schiena alla vetrata, e scivolo a terra. Il salone ha un aspetto cupo, l'unica luce proviene dalle tre lampade sopra l'isola della cucina.
Matrimonio. È quasi incredibile e completamente inaspettato. Ma allora, qualsiasi cosa riguardo a Sam è inaspettata. Scuoto la testa. Mi sento stanca del mondo, ma mi piace la calma serenità del salone e le sue bellissime opere d'arte: fredde e austere, ma a loro modo meravigliose nell'ombra, e sicuramente di grandissimo valore. Potrei vivere con Sam? Nella buona e nella cattiva sorte? In salute e in malattia? Chiudo gli occhi e appoggio la testa contro il vetro, facendo un respiro profondo, purificatore. La tranquillità pacifica viene lacerata da un urlo viscerale, primordiale, che mi fa rizzare i capelli in testa e scattare sull'attenti.
"Sam! Cosa succede?" Balzo in piedi e raggiungo di corsa la camera da letto prima che l'eco di quell'orribile suono sia svanito, il cuore che mi martella per la paura. Premo uno dei due interruttori della luce. Sam si sta rigirando nel letto, contorcendosi in agonia.

<<No!>> Urla di nuovo, e quel suono inquietante, devastante, mi trafigge. "Oh, no... un incubo!"

<<Sam!>> mi chino su di lei, la prendo per una spalla, e la scuoto per svegliarla. Lei apre gli occhi, stravolti e vacui, che perlustrano rapidamente la stanza vuota prima di fermarsi su di me.

<<Te ne sei andata, te ne sei andata, devi essertene andata.>> borbotta, e il suo sguardo stralunato diventa uno sguardo d'accusa. Lei ha un'aria così persa che mi strazia il cuore. Povera Sam.

<<Sono qui.>> Mi siedo sul letto di fianco a lei. <<Sono qui.>> mormoro dolcemente nel tentativo di rassicurarla. Gli appoggio il palmo della mano sul volto, cercando di tranquillizzarla.

<<Te n'eri andata.>> sussurra affannosamente. I suoi occhi sono ancora stravolti e spaventati, ma sembra che si stia calmando.

<<Sono andata a prendere da bere. Avevo sete.>> Lei chiude gli occhi e si stropiccia il viso. Quando li riapre, sembra così afflitta. "Oh, l'intensità della sua paura... riesco a sentirla." La sua T-shirt è madida di sudore, e il suo cuore martella mentre lei mi abbraccia forte. Mi sta fissando come per rassicurarsi che sono davvero lì. Gli accarezzo dolcemente i capelli e poi la guancia. Mi sdraio accanto a lei e immediatamente si stringe a me. Cullo Sam tra le braccia, la sua testa sul mio petto. Faccio scorrere le dita tra i suoi capelli e ascolto il suo respiro tornare normale.

<<Non lasciarmi mai.>> sussurra, e io alzo gli occhi al cielo, nella consapevolezza che non può vedermi. <<So che stai alzando gli occhi.>> mormora, e sento una punta di ilarità nella sua voce.

<<Mi conosci bene.>> replico piano.
<<Vorrei conoscerti meglio.>>
<<E io vorrei conoscere meglio te. Cosa c'era nel tuo incubo?>>
<<Il solito.>>
<<Raccontamelo.>>

The Love Maze: Stringimi più forteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora