Capitolo 7

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Angela

<<Erica faremo tardi a lavoro così>>.

<<Giusto il lavoro!>>.

Solo lei può dimenticarsi che dobbiamo andare a lavorare.
La lascio in cucina mentre io corro in bagno a fare la doccia.
Il piccolo Demir si accerta su dove mi trovi io prima di ritornare a farsi coccolare dalla mia amica.

In questi due anni il mio corpo è cambiato un po'.
Ho perso qualche chilo ed ho tagliato i capelli.
Adesso li porto a caschetto.
Chissà cosa ne penserebbe Demir.

Cerco di scacciare il suo pensiero, passo la spugna sul mio corpo.
Sono due anni che nessun uomo mi tocca.
Due anni che non ho relazioni fisiche.
Dopo di lui non ho fatto l'amore più con nessuno.
Non riesco neanche ad immaginare di andare a letto con un altro uomo.

Basta esco fuori dalla doccia, entro in modalità automa.
Ogni qualvolta mi fermo, mi ritrovo a viaggiare fra i ricordi e non va bene.

Un quarto d'ora dopo raggiungo Erica.

<<Sono pronta andiamo?>>.

<<Si andiamo>>.

Saluto Demir baciandolo sul muso.

<<Torno presto amore>>.

Come sempre mi guarda come se lo stessi abbandonando.
Mi spezza il cuore ogni santo giorno.

Vado via sentendolo piangere dietro la porta.

<<Non si abituerà mai a stare da solo>>.

<<Mi sa di no, ma non mi dispiace, so che almeno lui mi ama>>.

Erica mi stringe dalle spalle.

<<Anche io ti voglio bene>>.

<<Lo so e te ne voglio anche io a te>>.

Raggiungiamo la fermata della metro, che per fortuna non dista molto dal mio appartamento.
Prendiamo la metro A e scendiamo ad Anagnina.

La struttura si trova si fronte la fermata.
La casa famiglia nasce in una struttura confiscata alla mafia.
Il che è paradossale almeno per me.
È una villa enorme con un grande giardino.
Un posto davvero accogliente dove poter dare un po' di pace e serenità alle persone che soffrono.

Tra i bambini ci sono molto vittime di abusi come lo ero.
Solo che per fortuna loro hanno avuto la possibilità di salvarsi dalle mani dei loro orchi.

Fra questo c'è il piccolo Nicholas.
Un bimbo di colore di cinque anni.

Siamo diventati inseparabili.

Se solo fossi sposata farei la domanda per la sua adozione, ma mi hanno detto che non ho nessuna speranza essendo una ragazza sola e senza soldi.

<<Angela sei arrivata>>.

Ecco qui, parlavo del diavolo e spuntano le corna.

<<Nicholas che ci fai qui? Dovresti essere a scuola>>.

Lo accolgo fra le mie braccia.

<<Ha detto che aveva mal di pancia>>.

È stato Andrea a parlare, non mi ero accorta fosse dietro di lui.

(Sequel) Close your eyes and live Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora