Capitolo 60

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Angela

Siamo in macchina, Demir sta guidando.
Abbiamo deciso di prendere qualcosa da asporto e di pranzare a casa.

Questa mattina è stato dolcissimo, alle volte mi sembra di avere a che fare con un altro uomo.
Rispetto al passato, Demir è diventato insicuro, come se quello che fosse successo l'abbia davvero cambiato nel profondo.

Voglio davvero avere una famiglia con lui.
Vorrei avere dei bambini nostri, ma vorrei anche Nicholas.
Saremmo perfetti tutti insieme.

<<Sento le rotelle del tuo cervello fino a qui>>.

<<Hm, stavo pensando>>.

<<Questo l'avevo capito anche da solo>>.

Scuoto la testa.

<<Ho visto Alfred, prima di partire>>.

<<Cosa vuoi sapere esattamente?>>.

<<Perché era in Italia>>.

<<Non pensare che mi sia piaciuto il ricatto di quel pezzo di merda, ma non l'ho fatto uccidere. No perché sia diventato improvvisamente un santo, ma perché ho le mani legate. Ho appena riacquistato il mio nome, ed in Italia non ho legami, specialmente a Roma. Quindi ho deciso di agire diversamente. Saranno le stesse donne che lui ha toccato a denunciarlo a far si che venga sbattuto in prigione. Alfred è lì per questo. Le pagherà ed offrirà loro un futuro nuovo e lontano, ma in cambio devono parlare>>.

<<Demir e come farai con la sua denuncia?>>.

<<All'atto pratico non ha nulla. È la sua parola contro la mia>>.

<<Mi sento in colpa. Quando gli ho raccontato di te, non pensavo potesse finire in questo modo>>.

<<Esattamente cosa sa?>>.

<<Sa del mio patrigno e di quello che è successo a me>>.

Demir annuisce, ma non sembra preoccupato.

<<Non ci sono prove che mi collegano a niente di tutto ciò. Sicuramente vorranno parlare con te, ma sono certo che negherai quanto detto da lui. Tra un imprenditore ed un violentatore credo proprio crederanno a me>>.

<<E se così non dovesse essere?>>.

Ho preso tutto troppo alla  leggera e me ne rendo conto solo adesso.
Demir rischia il carcere per colpa mia.

<<Non accadrà>>.

Lui ne è sicuro, io invece ho paura.

Guardo fuori dal finestrino, riconosco il viale alberato che porta alla casa.

Demir accarezza la mia mano.
Intreccio le dita con le sue.

Ferma l'auto davanti la casa.

La facciata è stata rimessa a nuovo, ma mantiene sempre quel no so di antico, che mi ha fatta innamorare.

<<Sei pronta?>>.

<<Io si, tu?>>.

Rilascia il fiato.
<<Si>>.

Scendiamo dalla macchina.
Mano nella mano, saliamo i scalini.
So che per entrambi questo momento è importante.

Demir tira fuori dalla tasca dei suoi jeans la chiave.
Apre la porta.

L'odore di nuovo investe i miei sensi.

Tutti i mobili sono coperti dai cellofan.

I ricordi mi tornano alla mente.
Ripenso alla nostra prima volta, in questa casa.
Sul pavimento del salotto.
La casa impolverata e distrutta.
Il nostro nido, distrutto come eravamo noi.
Qui avevamo scoperto l'amore, ma solo quello non bastava.
Avevamo bisogno di ricostruire le nostre vite, come è accaduto per questa casa.
È rimasta la stessa, ma adesso sembra più viva, più forte, più bella.

(Sequel) Close your eyes and live Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora