Capitolo 6

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Due anni prima

Demir

Non avevo mai avuto paura di morire, forse perché non avevo mai avuto nulla da perdere.
Non avrei lasciato nessuno a piangere la mia assenza, nessuno avrebbe versato le lacrime per la mia dipartita.

Vedevo la morte come una soluzione.

Quasi quasi non mi dispiaceva neanche.
Più di una volta avevo giocato con la vita, senza preoccuparmene.

Tanto sapevo che non sarebbe servita a riunirmi ad Annie.
Non avrei rivisto mia sorella.

Sapevo per certo che se fosse esistito davvero un paradiso, sarebbe stato quello il posto per lei.
Un luogo che di sicuro non avrebbe mai accettato me.

Ho sempre pensato che la morte mi avrebbe aiutato a non provare rabbia  e delusione.

Poi era arrivata Angela e tutto era cambiato.

Avevo sperato in una vita migliore.

Avevo immaginato un presente.

Il futuro no, ma non per lei, riuscire a proiettarmi così lontano era qualcosa di troppo difficile da fare.

Però con lei ero riuscito ad incasinare tutto.

Avrei voluto solo avere l'occasione di rimediare, ma qualcuno evidentemente non la pensava come me.

Ero uscito dall'hotel quella mattina, volevo andare da Tiran.

Per due motivi:
Chiedergli scusa per il mio comportamento e comunicargli che avevo deciso di sparire.

Volevo simulare la mia morte, come aveva fatto mio fratello.
Evadere per un po' di tempo con la speranza che si dimenticassero di me e poi avrei raggiunto Angela.
Avrei strisciato ai suoi piedi fino a quando non mi avrebbe perdonato per i miei sbagli.

Ero così soprappensiero da non essermi accorto dell'assenza dei miei uomini nel garage.

Avevo camminato spedito fino alla moto.

Ero salito sulla sella, pronto a girare la chiave, quando un fischio mi aveva fatto voltare alla mia sinistra.

Kaleb era di fronte a me, con la pistola puntata.

<<Scendi dalla moto>>.

Avevo seguito il suo invito.

<<Sai perché sono qui>>.

Un sorriso simile ad una smorfia era comparso sul mio volto.

<<Moriremo entrambi>>.

L'avevo guardato annuire, prima di tirare fuori la pistola che portavo alla cinta.

<<avremmo potuto gestire la cosa diversamente>>.

Forse ci saremmo potuti riuscire.

<<Non avresti mai accettato Demir. Non avresti mai rinunciato al potere. Ti stavi prendendo quello che era mia e non potevo lasciartelo fare >>.

Era stato un attimo.
Avevamo sparato in contemporanea.

Ma non era più Kaleb quello davanti a me.

Erano stati gli occhi di Angela quelli  che avevo visto dopo lo sparo.

Era stata lei il mio ultimo pensiero.

Mentre il dolore bruciava insopportabile dentro il mio petto io avevo desiderato solo lei.

Ricordo il tonfo della  caduta .

Ricordo il freddo, che si sente sulla pelle.

Ricordo il sapore metallico del sangue dentro la bocca.

Ricordo le voci.

Intorno a me era pieno di persone che urlavano.

Ricordo la corsa in auto, ma non chi guidava.

So di essere arrivato in una clinica, ma tutto si ferma li.

Sono in una specie di limbo buio, da giorni o forse minuti.

Non sono un corpo, non sono niente.

Sono solo una coscienza.

Forse sono morto o forse ancora no.

C'è solo silenzio tutto intorno a me.
C'è il buio che mi circonda.

I ricordi quelli ci sono però tutti.
Mi fanno compagnia.

Li rivivo in continuazione come se vedessi un film.

Sono momenti felici, ricordi miei con Annie.
Rivedo i miei nonni.
Provo emozioni che avevo dimenticato.

Io sapevo amare, amavo mia sorella, amavo la mia famiglia.

Avevo dimenticato questo.

Ero in grado di ricordare solo il dolore, avevo messo da parte quello che di buono c'era stato.
Avevo dimenticato i sentimenti che avevo provato.

Poi vedo sempre lei, il mio angelo, la mia donna.
La mia piccola strega.
Siamo insieme e siamo felici.
La vedo a casa nostra che balla mentre cucina qualcosa per pranzo.
La guardo ammaliarmi come solo lei era in grado di fare.

Mi manca da morire, da mancare il fiato, voglio tornare da lei, ma non ci riesco.

Ogni volta che provo a svegliarmi, rivivo lo sparo e tutto ricomincia...

(Sequel) Close your eyes and live Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora