Capitolo 12

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Demir

Vorrei correre ed andare da lei.
Guardarla da dietro la finestra e rimanere immobile non è facile.
Non so neanche cosa sto aspettando.
Mi continuo a ripetermi che cerco l'occasione giusta in realtà ho solo paura.
Paura di essere rifiutato.

Ho lottato tanto in questi due anni.

Non è bastato semplicemente inscenare la mia morte per mettere tutto a tacere.

La guardo allontanarsi, prima di spegnere la luce della camera e stendermi sul letto.

Sono nella stanza dove ha dormito lei.
Non ho permesso che cambiassero le lenzuola.
Riesco a sentire ancora il suo profumo.

Quante volte ho avuto paura di dimenticarlo.
Non ho avuto nessuna donna oltre lei.
Non avrei potuto toccare un corpo che non fosse il suo.
Sono due fottuti anni che mi masturbo sognando il momento che avrei riavuto lei.

Dopo lo shock dovuto alla visione di come mi aveva conciato Tiran, abbiamo dovuto pensare alle cose serie che riguardavano tutti noi.

Tiran aveva portato con se dei fogli.
Era il mio testamento.

<<Con questi fogli mi cedi il tuo Hotel ed il club>>.

<<Fammi capire io l'anno scorso ti avrei dato tutti i miei averi?>>.

<<Esatto. Adesso che sanno che Kaleb ti ha ucciso ci sarà la guerra per prendersi quello che era tuo, noi giocheremo di anticipo. Non potranno prendersi nulla, perché già tutto sarà mio. Qui c'è scritto che alla tua morte ogni tua proprietà sarebbe passate a me>>.

<<Così faranno la guerra a te lo sai>>.

<<Meglio ad un vivo che ad un morto. Io ho i miei uomini ed i tuoi. Ho molti alleati non potranno fare nulla contro di me>>.

<<A me cosa resterebbe?>>.

<<Tutto Demir. Io farò solo in modo che non ti venga portato via niente>>.

<<Perché stai facendo tutto questo?>>.

<<Perché a causa mia ti è già stato tolto troppo Demir>>.

<<Non può essere>>.

<<Invece si. Sono tuo fratello>>.

Così avevo scoperto che Tiran era mio fratello.
L'avevo sempre avuto accanto e non me ne ero mai reso conto.

Questa casa è il luogo dove lui è cresciuto dopo essere scappato da Istanbul.

Non è stato facile accettarlo, ma non l'ho mai incolpato.

Certo avrebbe potuto dirmelo prima, sarei potuto morire senza saperlo, ma forse è stato meglio così.

L'esperienza con la morte, mi ha fatto capire l'importanza che ha per me la vita.

Ho passato due mesi dentro l'ospedale.
Il proiettile mi ha perforato un polmone e la convalescenza non è stata facile.

Mentre Tiran affrontava le famiglie, io l'ottavo per tornare in forma.

Appena avuto il via libera dei medici, lui insieme ad Alfred mi avevano aiutato a lasciare il paese.

Sono stato in Tunisia dai parenti di Jasmine per più di un anno.

Lei nel frattempo è rimasta incinta e Tiran a causa mia non si è potuto godere la gravidanza di sua moglie.

Non hanno potuto avere una vita, perché ad Istanbul è scoppiata la guerra fra le famiglie.

(Sequel) Close your eyes and live Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora