Capitolo 4

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"Che giornata uggiosa" pensò Ignis guardando fuori dalla finestra della sua camera. Il tempo era grigio, freddo e triste; troppo triste per una ragazza vivace come lei.
Ma non sarebbe stato quello a fermarla in quel giorno così importante. Continuò a fissare l'armadio aperto in cerca di qualcosa di bello da mettersi per fare bella figura su Bailey, il figlio del professore. Lei era una giovane ragazza prodigio nel campo della chimica. A soli vent'anni aveva già vinto molte competizioni scientifiche al suo primo anno universitario. Grazie all'aiuto del suo professore che l'aveva sempre supportata e seguita fin dal primo anno, rendendola quella che era ora. Rimasero in contatto diventando molto legati, considerandolo quasi come un secondo padre per lei e una seconda figlia per lui. Quel giorno c'era una serata di gala importante in onore dell'ultima scoperta scientifica del suo professore. Era molto famoso nel suo campo, se non uno dei più importanti, e insegnava chimica molecolare in una delle più importanti università del paese. A venticinque anni, dopo aver conseguito la sua seconda laurea, Ignis partecipava regolarmente come assistente a molti progetti del professore. Lui la accolse a braccia aperte, in quanto era la ragazza più brillante che avesse mai conosciuto.
Ora però c'era per lei un problema più grande dei soliti calcoli matematici, cosa indossare per la serata. Sul suo letto erano già stati lanciati un paio di abiti eleganti e qualche altro più da ballo scolastico. Continuava a provarne uno dietro l'altro senza venirne a capo.
Chiamò sua madre in camera per aiutarla a scegliere il vestito, ma qualsiasi cosa anche lei proponesse, sembrava stupida e senza senso. Era molto legata a sua madre, in quanto suo padre divorziò quando aveva solo sei anni, sparendo dalla circolazione con un altra donna. Più che madre e figlia sembravano due migliori amiche, d'altronde si passavano solo diciotto anni.
<<Perchè non ti metti quello nero?>> esclamò la madre indicando un vestito già sul letto.
<<E' una cena di gala, non un funerale. Un po' di colore per favore>>.
<<Allora quello verde smeraldo, no?>>.
<<Ci ho pensato, ma non vorrei essere l'unica troppo ingessata>>.
Poi la madre esclamò un verso di sorpresa, indicandone uno blu lungo fino alle ginocchia appeso ad una stampella in disparte.
<<Con quello blu di sicuro farai un figurone, soprattutto su Bailey>> ridacchiò facendole l'occhiolino.
Lo guardò attentamente, poi lo prese mettendosi davanti allo specchio per provarlo. Se lo poggiò addoso; era bello si, ma non la convinceva più degli altri. Sbuffò alzando gli occhi al cielo.
<<Uffa, voglio morire qui>> disse accasciandosi sul letto.
<<E' si, sono questi i problemi della vita>>.
Poi a sua madre si accese come una lampadina, ricordandosi di avere qualcosa nell'armadio che forse sarebbe stato perfetto per l'occasione.
<<Forse ho qualcosa per te, aspetta qua>> e si allontanò verso la sua camera.
Ignis intanto si attaccò di nuovo con il naso al vetro freddo della sua finestra. Il cielo era nuvoloso e per essere primavera faceva troppo freddo. Intanto si immaginava come sarebbe andata la serata; se avesse ballato con Bailey e se fosse riuscita a strapparle un bacio che desiderava da troppo tempo.
Sua madre bussò sulla porta della camera per attirare la sua attenzione. Quando Ignis si girò rimase a bocca aperta davanti a quel magnifico vestito che teneva tra le mani.
Con un grande sorriso sulle labbra, sua madre le stava offrendo un bellissimo abito da sera rosso acceso, con una fascia nera lungo la vita e con un fiocco bello evidente, elegante e non invadente.
Nell'altra mano teneva anche un paio di tacchi dal colore nero come l'ebano, da abbinare per fare una figura ancora più bella.
<<E questo da dove viene?>> esclamò avvicinandosi.
<<L'ho indossato una volta al matrimonio di tua zia, ma eri troppo piccola per ricordartelo>>.
Ignis intanto lo toccava ovunque sentendo l'ottimo tessuto e sosprattutto la fattura.
Rosso come il fuoco, come i suoi capelli, sembrava fatto a posta per lei.
Si sbrigò ad indossarlo, facendo attenzione a non fare nemmeno una piega o a rovinarlo in alcun modo. Mise poi i tacchi, che le calzavano a pennello dandole anche la giusta altezza per sembrare una vera donna. Non era bassa, ma quei pochi centimetri in più facevano la differenza.
Aggiustò poi il fiocco nero sul fianco sinistro e la gonna che arrivava alle caviglie con un leggero strascico finale.
Sua madre aveva quasi le lacrime agli occhi nel vedere sua figlia così bella e così grande, stringendosi le braccia al petto trattenendo una smofia per non piangere. Lei sorrise guardandola, chiedendosi quanto mai fosse bella. Camminò fino allo specchio della sua camera rimanendo senza parole con un espressione sorpresa.  La scollatura sul petto, la fascia nera sui fianchi e la schiena scoperta e ben delineata, risaltavano le sue forme come nessun'altro vestito prima. Quel colore rosso intenso, metteva in risalto il suo viso e i suoi occhi marroncini chiari, lasciando spazio ai suoi capelli che cadevano leggeri sulle spalle. Rimase in silenzio ad osservarsi, ad ammirare per una volta la sua bellezza che da sempre nascondeva sotto felpe o leggins. Oggi però era diverso; oggi doveva conquistare Bailey e fare bella figura.
<<Bene, ti sta alla perfezione>>.
<<Si, puoi ben dirlo>> disse con fierezza.
<<Ora però devi farti un acconciatura decente e truccarti per bene, io intanto vado a chiamare tua zia>>.
<<Ha ancora problemi con il marito?>> ridacchiò.
<<Lascia stare, credo sia di famiglia>> e uscì dalla stanza. <<Vedi che devi fare tu con il tuo>> esclamò ridendo affacciandosi dal corridoio.
<<Vattene!>> e chiuse la porta.
Tornò di nuovo allo specchio, pensando a cosa poteva fare con i capelli. Era bella, ma quel vestito meritava qualcosa di più accattivante, qualcosa che le avrebbe contornato il viso, ma senza metterlo in secondo piano. Con uno schiocco di dita a indicare l'idea brillante che aveva avuto, prese la sua piastra professionale, un regalo delle sue amiche, e cominciò a fare dei boccoli sulle punte.
Mentre piastrava e girava con attenzione, teneva sott'occhio l'orologio: le diciassette in punto.
<<Entro le sei e mezza devo essere li. Ce la faccio!>> si ripeté con convinzione.
Il sole intanto stava calando dietro quelle nuvole, così cupe da far sembrare i suoi raggi freddi e spenti. Colorava a malapena il cielo di rosso, ma era il grigio il colore dominante. La sua speranza era che non piovesse fino al suo arrivo alla cena, o tutto il suo lavoro sarebbe stato inutile.
Il tempo passava intanto, mentre lei dava gli ultimi ritocchi al suo trucco mettendo un bel rossetto dello stesso colore acceso del vestito. Si portò poi di nuovo davanti allo specchio per un'ultima occhiata finale; ora era perfetta. Di nuovo senza parole, non si era mai resa conto di quanto potesse essere bella se solo avesse tenuto di più al suo aspetto. Il suo occhio però cadde sul riflesso dell'orologio: le diciassette e trentotto; era tardi.
<<Accidenti!>>.
Prese di corsa lo scialle che sua madre gli aveva portato in seguito, la pochette e le chiavi della macchina. Arrivò di corsa alla porta di casa sua, prendendo il cappotto beige che indossò quasi cadendo dai tacchi per la fretta. Sua madre, ancora al telefono, la guardò un'ultima volta congratulandosi con se stessa per la sua creazione.
<<Ti saluta tua zia>>.
<<Ricambia>> disse velocemente uscendo di casa.
<<Non sbattere la...>> troppo tardi.
Prese l'ascensore del suo palazzo e arrivò di corsa al parcheggio condominiale dove era parcheggiata la sua ford nera. Salì velocemente in macchina, lanciando sul sedile del passeggero la pochette e il telefono. Accese il motore, ma sul cellulare arrivò una chiamata.
Il nome Bailey sembrava essere gigantesco per lei ogni volta che la chiamava.
<<Ciao Bae>> un soprannome che gli aveva dato da un paio d'anni.
<<Ehi Ignis, dove sei?>> disse lui con la sua voce profonda che la scioglieva ogni volta.
<<Sto arrivando, sto partendo ora>>.
<<Ok, ti aspettiamo, così rivediamo il tuo discorso insieme>>.
Gli occhi si sbarrarono, il cuore si fermò e il respiro rimase sospeso a mezz'aria mentre la saliva faceva fatica a scendere. Si era totalmente dimenticata del discorso che avrebbe tenuto in onore del suo professore; voleva sprofondare in un abisso senza farne ritorno.
<<L'hai preparato il discorso?>> disse poi sentendo il lungo silenzio, ormai la conosceva troppo bene.
<<Mi sono totalmente dimenticata, scusa e scusati anche con tuo padre>> disse con un voce dispiaciuta e piena di sensi di colpa.
<<Non preoccuparti non è la fine del mondo, se vuoi puoi improvvisare, sei sempre stata brava a parlare con le persone>> sorrise lui dall'altra parte.
Il cuore tornò a battergli a quell'affermazione e soprattutto con il tono che aveva usato, era cotta.
<<Va bene, poi vediamo li, sto arrivando>>.
<<D'accordo a dopo>>.
Lanciò di nuovo il telefono sul sedile e fece retromarcia per uscire dal parcheggio. Inserì sul navigatore l'indirizzo che gli avevano fornito. Quindici chilometri circa per arrivare, dodici minuti la stima di tempo.
<<Speriamo siano solo dodici minuti>>.
I lampioni per strada intanto si accessero all'unisono. I fari delle macchine cominciavano a vedersi nel traffico, il buio stava arrivando, e con le nuvole a coprire il cielo, sembrava ancora più buio.
Il sole infine sparì all'orizzonte. Nel suo ultimo istante, un fascio di luce illuminò il cielo per un attimo, svanendo velocemente nel nulla.

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