Capitolo 16

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La stanza era fredda, buia, con soltanto la luce della luna ad illuminarla. Eloeth era sdraiata sul letto, con le coperte fino al collo e uno straccio bagnato con l'aceto sulla fronte. Chris era li, su una sedia ai piedi del letto, a tenerle compagnia e a vegliare su di lei in attesa che Randall tornasse con la regina. Ripensava continuamente a ciò che era successo poco prima, a come la principessa aveva eliminato quei due uomini e di quella strana energia luminosa che l'aveva invasa. Nella sua mente c'erano ancora le urla delle guardie e quella luce accecante nei suoi occhi. Tutto sembrava essere senza senso, a partire dal tatuaggio sul suo corpo, alla perdita di memoria e soprattutto a quanto aveva visto. Portò gli occhi sul petto, osservandolo attentamente sotto la sua maglia, cercando di recuperare anche il più piccolo frammento di memoria ricordando come se lo fosse fatto.
Rimase a fissarlo, con la testa bassa e gli occhi che si chiudevano lentamente per la stanchezza.
Non appena si chiusero completamente, si catapultò di nuovo in quello strano e cupo scenario, di quel villaggio avvolto tra le fiamme e quella figura misteriosa che si avvicinava.
Di nuovo le urla, di nuovo la sensazione di calore sul suo viso per le fiamme che lo circondavano, ma stavolta la figura arrivò quasi davanti a lui, guardandolo con i suoi occhi gialli. La sensazione di una mano sulla spalla lo trascinò via da quell'incubo, facendolo sobbalzare sulla sedia per lo spavento. Quando riaprì gli occhi vide una donna, la regina Meloria, spaventata a sua volta da quella reazione improvvisa.
<<Va tutto bene, rilassati>> disse dolcemente.
Quando si accorse di trovarsi di nuovo in quella stanza e non più in quel villaggio, cominciò a tranquillizzarsi, vedendo un volto amico e sorridente. La regina prese una sedia dalla scrivania di sua figlia, sedendosi accanto a lei per osservarla.
Cambiò lo straccio con un altro pulito, stavolta imbevuto solo d'acqua che poggiò delicatamente sulla fronte, tamponando.
<<Randall mi ha detto cosa è successo nei giardini>> esclamò.
Chris non sapeva cosa rispondere, si sentiva in difficoltà e anche responsabile in parte per ciò che era accaduto.
<<Non so cosa dire vostra maestà...>>.
<<Per favore, chiamami solamente Meloria>> lo interruppe.
<<D'accordo. Comunque non so davvero cosa sia successo, è accaduto tutto così in fretta>>.
<<Forse io so che cosa è accaduto, ma non mi aspettavo sarebbe stato vero>>.
<<Cosa intendete?>>.
Fece un lungo sospiro prima di rispondere, accarezzando la mano di sua figlia dolcemente.
<<Esiste una profezia>> disse poi avvicinandosi con la sedia a Chris, che ora la guardava curioso di sapere quella storia. <<Che narra da secoli, che un giorno sarebbero nati due prescelti della luce e dell'ombra, che avrebbero portato equilibrio nel nostro mondo in giorni oscuri e tenebrosi>>.
<<Dunque pensate che siano i vostri figli?>>.
<<Ormai non lo penso, lo so e basta, spero soltanto che Cuthalion stia bene>>.
<<Si, Eloeth mi ha raccontato di avere un fratello... Dunque, anche lui dovrebbe...>>.
<<Credo di sì, ma non posso saperlo con certezza, non finché è con il suo cavaliere>>.
Rimasero entrambi in silenzio, ognuno con i suoi pensieri, le sue paure, con lo sguardo fisso su un punto indefinito.
<<So che sei rimasto al fianco di Eloeth per tutto questo tempo, te ne sono grata>>.
Chris si sentì un po' in imbarazzo, notando quel leggero sorriso sulle labbra della regina che sembrava interrogarlo, pur già sapendo la risposta.
<<È stato un piacere per me... anzi un dovere>> si corresse cercando le parole adatte.
La regina sorrise, quasi a tranquillizzarlo, poi tornò seria e lo guardo dritto negli occhi.
Si sentì osservato, a disagio sotto quegli occhi che sembravano leggerlo dentro inspiegabilmente.
<<So cos'è quel simbolo e soprattutto so cosa sei tu>>.
Il suo cuore sembrò fermarsi a quelle parole, salendo velocemente alla gola per poi riscendere più volte. Forse poteva avere finalmente qualche spiegazione, forse poteva capire da dove venisse e perché avesse perso la memoria; troppi forse che attendevano una risposta.
<<Dite sul serio?>>.
<<Si e sappi che non sei il solo, ce ne sono altri tre come te. Vi abbiamo trovato tutti insieme in un bosco all'interno del nostro regno, tutti nella stessa condizione e tutti privi di ricordi passati>>.
Quella notizia sembrò sconvolgerlo, facendogli spalancare gli occhi incredulo che ci fosse qualcun’altro come lui.
<<Ditemi da dove vengo, ditemi chi sono vi prego>>.
<<Te lo dirò, ma prima devo raccontarti una storia, altrimenti non capiresti>>.
<<D'accordo>>.
Meloria si avvicinò di più iniziando a raccontare la stessa storia che lesse più volte Eloeth in quel vecchio libro, quella della guerra contro il dio oscuro.
Gli raccontò per filo e per segno tutto ciò che riguardava la nascita della pietra nera e della lotta contro gli Dei, fino alla distruzione dei tre regni e i loro cristalli.
Dopo che il regno di Uladmar venne distrutto e anche il re Beltlin venne ucciso, il dio Gabradus passò ad attaccare l'ultimo regno rimasto con l'ultimo cristallo, il regno di Eval.
Il re  sapeva che quel momento sarebbe arrivato, ma oltre a preparare le truppe per combattere l'orda infinita di demoni che avanzava sempre di più verso le sue terre radendole al suolo una dopo l'altra, cominciò a pregare gli Dei e ad interpellare il potere del cristallo in modo che lo aiutassero a sconfiggere Gabradus. Sembrarono ascoltarlo, così come l'energia del cristallo, che entrò in risonanza con i frammenti delle altre pietre accumulando un potere da fornirgli per contrastare il loro fratello.
Il re  organizzò la sua difesa per guadagnare tempo, bloccandolo sulle montagne aride del passo di Shalar'dur, dove avrebbe combattuto lontano dalla sua gente.
Non passò molto tempo prima che i ricognitori annunciarono l'arrivo dei primi demoni lungo i sentieri montani. Il destino della sua gente, dei suoi soldati era ormai segnato, molti di loro non sarebbero tornati a casa dopo quella battaglia.
Alondor indossò la sua lucente armatura bianca, e imbracciò il suo possente martello da battaglia, pronto per combattere al fianco dei suoi valorosi soldati. Prima di lasciare il suo castello, pregò un'ultima volta il cristallo bianco, affinché lo aiutasse per sconfiggere la devastante potenza di Gabradus.
Al calar del sole, la battaglia era ormai già iniziata e i demoni avevano già distrutto la prima linea di difesa senza problemi. Il re vide cadere i suoi uomini uno dopo l'altro sotto la potenza incontrollabile delle forze del male, che sembravano acquisire più potere a ogni nemico sconfitto.
Alondor combatteva con i suoi comandanti sbaragliando chiunque si mostrasse davanti a lui.
I soldati vedevano il loro re combattere al loro fianco, ispirandoli a dare la loro vita per la propria casa, la propria famiglia, il proprio re. La sua lunga barba rossastra era ormai imbrattata dal sangue rosso scuro, quasi nero, dei demoni che uccideva, così come la sua armatura luccicante.
Il cielo ormai era buio, così come il campo di battaglia, coperto dai grandi nuvoloni di fumo che provenivano dagli avamposti ormai distrutti. La battaglia durò per ore, quasi all'infinito.
A terra ormai si vedevano corpi di ogni tipo accatastati l'un l'altro, mentre i pochi rimasti combattevano stremati fino alla morte. Anche Alondor cominciò ad accusare la fatica e i colpi ricevuti, iniziando a dubitare che gli Dei lo avrebbero aiutato. Portò gli occhi al cielo, sentendo alcune gocce di pioggia cadergli sul viso. Quelle erano le loro lacrime, che piangevano i caduti di quella battaglia onorandone il sacrificio.
Poi, dal fumo e dalle ombre, una figura gigantesca si materializzò in tutto il suo terrificante splendore. Gabradus arrivò sul campo di battaglia, con la sua pelle nera che sembrava brillare sotto quel cielo tetro e i suoi occhi gialli che penetravano l'oscurità della notte. Alondor lo vide avvicinarsi, calpestando i corpi e lanciando fendenti con la sua arma per liberarsi degli insetti che provavano a fermarlo. Il terrore si materializzò sul volto del re, che si sentì tradito e abbandonato dagli Dei ai quali si era sempre affidato. Con le sue ultime forze rimaste, si lanciò alla carica di Gabradus, fronteggiandolo da solo. Schivò il colpo senza problemi e lo colpì con un fendente scagliandolo qualche metro più avanti contro una roccia.
Il colpo fu piuttosto forte, tanto da togliergli il respiro e una parte dell'armatura.
Poi si avvicinò con il sorriso stampato sul volto, sotto quelle terrificanti corna d'ariete che teneva.
Prima che potesse afferrarlo però, una luce intensa illuminò il campo di battaglia dietro di loro, abbagliando tutti i nemici presenti.
Gabradus si girò per guardare, notando quattro figure umane in piedi con degli strani abiti e un'aura d'energia pura in ognuno di loro. Alondor sorrise nel vederli, capendo che il cielo gli aveva dato ascolto, non lo avevano abbandonato. Ora la battaglia sarebbe passata a loro vantaggio.
Non ci volle molto prima che i quattro eroi dimostrassero il potere che gli Dei gli avevano fornito, eliminando chiunque provasse a contrastarli. Con i loro poteri respinsero abilmente le forze demoniache di Gabradus, che provò a fermarli con tutta la sua ira e il potere oscuro della pietra nera. Si narra che la violenta battaglia che ci fu tra di loro mosse le montagne e i mari, i venti e gli Dei stessi, che infusero il loro potere nelle pietre rigenerandole. Ognuno di essi infatti, aveva una pietra appesa al collo, dai colori accesi e brillanti, come quelli dei cristalli donati ai quattro regni. Dopo ore di intensa battaglia, i quattro custodi delle pietre unirono le loro forze e riuscirono ad imprigionare Gabradus, confinandolo in una prigione eterna, sigillandola con i loro poteri insieme alla pietra nera.
Al termine del conflitto, i custodi sparirono nuovamente nella luce che li aveva generati, lasciando al re  un avvertimento che prima o poi, i custodi elementali sarebbero tornati.

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