Il fischio d'inizio fece eco nella piscina. Il tonfo dei corpi che si infrangevano con l'acqua rompendola, i piedi che battevano velocemente creando schizzi ovunque e soprattutto il suono degli applausi e delle grida dal pubblico.
La gara di nuoto in stile libero era appena cominciata, la più importante dell'anno. Otto nuotatori si contendevano il podio in quelle vasche lunghe e interminabili avanti e indietro. I più forti erano già leggermente più avanti rispetto agli altri ma non di molto, quel giorno c'erano solo i migliori a partecipare. Il cuore batteva, i polmoni cercavano di raccogliere più aria possibile ad ogni respiro.
Caleb era in seconda posizione a pochi decimi dal primo accanto a lui. Era il terzo giro, ne mancavano altri due, ma la competizione sembrava essere appena iniziata. Il pubblico intanto dava tutto se stesso per incoraggiarli, così come Erika, la sua ragazza. Era li che si mischiava tra la folla dando il massimo di se. Non lo perdeva mai di vista, li, nella corsia centrale, il numero quattro.
Anche a lei batteva il cuore all'impazzata, sapeva che aveva lottato molto per arrivare fin li, ma la paura rimaneva.
Intanto il penultimo giro inziò, dove ora in vantaggio rispetto agli altri erano solo in due, Caleb era uno di quelli. Quando tirava fuori la testa per respirare, vedeva l'altro ragazzo davanti a se, quel minimo da fargli perdere il primo posto sul podio e il premio a cui ambiva. Doveva vincere quel premio, quei soldi erano di vitale importanza per lui. Il primo posto infatti aveva un assegno di cinquemila dollari, un trofeo che sarebbe andanto alla palestra dove si allenava il vincitore e un posto assicurato nelle internazionali.
Nella sua testa continuava a pensare solo a quello, solo ai soldi e quello a cui gli servivano.
Ultimo giro, stavolta toccarono quasi all'unisono per girarsi. Ora però alazava la testa per respirare verso il pubblico.
"Dove sei" pensava cercando per un attimo la sua ragazza. "Eccola li".
Quando la vide fare il tifo per lui a squarciagola, quasi superando le mamme che erano li intorno e i vari parenti a supportare gli altri. Lui invece aveva solo lei, che da sempre era rimasta accanto a lui per qualsiasi cosa. Quasi se lo guardasse dritto negli occhi, vide in lei quella scintilla necessaria a dare ancora più energie per gli ultimi metri. Dopo averla vista cominciò ad accelerare sempre di più, quasi fino a far scoppiare i polmoni e i muscoli delle gambe. Pochi metri; pochi centimetri; eccoli alla fine.
La mano toccò infine il muro, mentre il pubblico esultava e urlava più di prima. Si alzò in piedi emergendo dall'acqua, respirando velocemente per riprendere fiato. Tolse gli occhialetti e si asciugò il viso con la mano, controllando che accanto ci fosse anche l'altro. Gli occhi si alzarono verso il tabellone, mentre la voce al microfono annunciava i nomi e i tempi.
I suoi occhi si sbarrarono, il suo cuore si fermò, i muscoli si irrigidirono.
Alla prima fila, con il miglior tempo, di pochi decimi di secondo, c'era lui; c'era il suo nome: Caleb Miles.
Con un forte grido di liberazione, sbatte le mani sull'acqua e strinse i pugni confiando tutte le vene.
Poi con lo sguardo andò a incrociare quello della sua ragazza, che era li, con gli occhi gonfi di lacrime ad applaudire.Passarono alle premiazioni, facendo salire in ordine sul podio i tre vincitori. Partendo dal terzo, poi il secondo e infine lui, che salì fiero e impettito sotto gli applausi di tutti. Il presidente della gara consegnò personalmente la medaglia, poi il trofeo e poi l'assegno di diecimila dollari a Caleb. Dopo una vigorosa stretta di mano e altri complimenti seguiti da un altro applauso, li congedò verso gli spogliatoi. Lui entrò per primo, seguito dagli altri che si congratulavano con lui. Anche il secondo arrivato, che aveva mancato di poco la vittoria, diede una pacca sulla spalla a Caleb con i migliori auguri. Fortunatamente non c'era rivalità tra di loro, anche se appartenevano a città differenti distanti l'una dall'altra. Lui fu l'ultimo a farsi la doccia, lasciando che lo scroscio d'acqua sulla testa che scendeva lungo tutto il corpo, distendesse i suoi nervi e i suoi muscoli.
"Ora posso finalmente comprarlo" si ripeteva con un sorriso che si accennava pian piano.
Quando si rivestì e si asciugò i suoi capelli mossi mediolunghi, trovò ad attenderlo fuori la sua ragazza, seduta con il trofeo tra le mani e la medaglia. Scattò in piedi vedendolo uscire, correndogli addosso per abbracciarlo. Una volta raggiunto gli stampò un lungo bacio sulle labbra, stringendogli le braccia intorno al collo, mentre lui ricambiava stringendola dietro la schiena. Poi staccò gli occhi guardandolo in tutta la sua felicità, con quel sorriso in viso che non accennava a diminuire.
<<Sono così fiera di te>>.
<<E' stata dura, ma finalmente ce l'abbiamo fatta>> continuò lui.
<<Tu ce l'hai fatta, tu>> e lo baciò di nuovo stringendogli il viso tra le mani.
<<No, se non ti avessi vista nel pubblico a fare il tifo non ce l'avrei fatta. Perciò dico noi, sei stata anche tu parte della gara. Senza di te sarebbe stato tutto inutile>>.
Le lacrime ora sembravano uscirle dagli occhi, che si fecero rossi e lucidi tentando di mascherarli.
Caleb intanto salutò la palestra dove si era svolta la gara, poi gli altri concorrenti ancora li e si diresse verso la scalinata, stretta e lunga, che portava all'uscita. Fuori era piena mattina, d'altronde le gare si erano tenute dalle nove e mezza, perciò non era nemmeno mezzogiorno ancora.
Arrivarono passeggiando mano nella mano fino alla macchina nel parcheggio poco distante, ancora sporca di terra dopo l'altro giorno di pioggia.
La aprì e posò il borsone dietro il bagagliaio, mentre trofeo e medaglia li adagiò delicatamente sulle gambe della sua ragazza che era già sul sedile del passeggero.
<<L'assegno?>> chiese quasi allarmato.
<<Ce l'ho io in borsa stai tranquillo>> ridacchiò lei.
Annuì con la testa e poi montò in macchina mettendola in moto. Lasciò acceso il motore per qualche secondo, voltandosi verso la ragazza che già stava informando la sua famiglia dell vittoria di Caleb.
<<Mary>> le disse dolcemente portandola all'attenzione.
<<Dimmi>>.
<<Vogliamo andare a cena fuori questa sera per festeggiare?>>.
<<Che domande, ovvio>> disse entusiasta.
<<Perfetto, allora rimaniamo che ti passo a prendere verso le sei e mezza>>.
<<Così presto?>>.
<<Voglio portarti prima da una parte>>.
<<Non vuoi dirmi dove scommetto>> sorrise maliziosamente.
<<Esatto e stavolta non riuscirai ad estorcermelo>>.
Lei allora provò ad allugare le mani sui suoi fianchi tentando la sua tecnica del solletico e degli occhi dolci, ma lui la fermo prima, sapendo che non avrebbe avuto scampo una volta che gliel'avrebbe permesso.
<<Non ci riuscirai>>.
<<Va bene>> disse quasi offesa con una smorfia.
Entrambi indossarono la cintura e si avviarono verso il primo bar disponibile per consumare una buona colazione.
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Nabradia
FantasíaSTORIA COMPLETA PRIMO LIBRO DELLA TRILOGIA Restate con me, vivete anche voi il viaggio a Elmorea! Tutto ebbe inizio quando i primi regni vennero eretti dagli uomini nel grande continente di Elmorea. Quattro re magnanimi ascesero al potere, comand...