Sul cavallo ormai stanco che arrancava per la vertiginosa salita, Ilberd osservava ciò che rimaneva del glorioso monastero di pietra un tempo meta di pellegrini e monaci nei regni confinanti.
Perfettamente fuso con il fianco della montagna, offriva un vantaggio tattico non indifferente, si narra che persino la grande armata di Gabradus trovò difficoltà nell'attaccarla. Continuando a sfidare la forza di gravità, fungeva ora come luogo sacro, dove al suo interno viveva un piccolo gruppo religioso che attendeva l'arrivo dei guardiani descritti nell'antica profezia. Erano sempre stati diffidenti verso gli altri, sia umani che non, poiché considerati deboli e facilmente corruttibili. "I vostri peccati hanno adirato gli Dei, dovete rinunciare a ciò in cui avete sempre riposto la vostra vita". Per questo vivevano esiliati e lontano dai quattro regni, ma ora stavano per ricevere un messaggio che avrebbe sconvolto la loro esistenza.
Quando arrivò alla vetta, davanti il grande portone in legno ammuffito, trovò una figura incappucciata ad attenderlo: un uomo scheletrico e avvizzito, nascosto da una veste scura stretta e in un mantello dal colore spento, rovinato e segnato dal tempo. Ilberd non era mai stato li di persona, ma immaginava di sapere chi fosse quella figura.
"L'Ominace è venuto ad accogliermi di persona?"
L'Ominace era il sacerdote più antico che i quattro regni potessero avere, temuto e rispettato per le sue arti mistiche, nonché l'unico a conoscere le ormai dimenticate tradizioni e lingue un tempo in uso per tutti i regni di qualsiasi razza.
<<Voi dovete essere l'Ominace vero?>> chiese Ilberd scendendo dal suo cavallo stanco.
<<Purtroppo no>> rispose l'uomo con un sorriso, togliendosi il cappuccio porgendogli la mano ossuta. Ora che lo osservava meglio, capì di essersi sbagliato, quello doveva essere però un suo consigliere o seguace.
<<Sono qui per guidarvi all'interno e condurvi dall'Ominace, vi attende nella sala di preghiera>>.
<<Il mio nome è Randall, cavaliere della regina Meloria del regno di Eval>> esordì presentandosi fiero.
<<Io sono Galan, uno dei monaci del sommo nonché guardiano del monastero>>.
Il monaco precedette Ilberd lungo la scalinata, e il vento freddo della montagna gli fece svolazzare la veste qua e là. <<Vi confesso che il messaggio che ci è arrivato dal vostro regno era poco chiaro>> disse. <<Non mi aspettavo che l'Ominace decidesse di ricevervi, perlomeno non così presto.>>
Persino Ilberd si ritenne sorpreso di avere l'onore di portare un messaggio così importante, con così poco preavviso, all'antico sacerdote noto anche come il vecchio della montagna. <<È una sorpresa anche per me, ma sono successi degli eventi molto importanti e credo che solo il vostro ordine sia in grado di gestire,>>
<<Di questo ne parlerete una volta raggiunta la sala.>>
Oltrepassarono il grande portone, mentre le folate di vento gelido fischiavano alle loro spalle. Lo stretto percorso claustrofobico in mattoni e pietre antiche, si stagliava dinanzi a lui come una linea retta, con l'odore di muffa che accompagnava i suoi passi. La poca luce che filtrava dalle crepe illuminava una curva a gomito alla fine del corridoio, tra i vari detriti e pietre qua e là. Una volta raggiunta la curva, una scalinata in alcuni punti distrutta, scendeva in profondità, allontanandosi sempre di più da quella fioca luce della luna.
Delle torce accese però illuminavano tutta la zona, accompagnandoli con giochi di luce sui muri lungo il tragitto.
Ilberd cominciò ad avvertire qualcosa, come una strana energia nell'aria, palpabile e quasi visibile. Per un momento gli parve di notare della luce di vari colori muoversi intorno a lui, come una nebbia spessa e fitta. Ogni metro che scendeva sembrava aumentare questa strana energia, ma distolse poi i suoi pensieri quando mise un piede in una crepa rischiando di cadere.
<<Va tutto bene?>> domandò Galan offrendogli aiuto.
<<Si, grazie... Mi sono solo distratto da...>> non sapeva neanche come spiegarlo, ma Galan sorrise e continuarono a scendere.
<<Non preoccupatevi, non manca molto. Quello che avvertite è strano avete ragione, purtroppo in alcune zone la nebbia magica ancora permea intorno a noi>>.
<<La nebbia magica?>>.
<<Quella che percepite ora è l'antica energia dei cristalli che il grande sacerdote custodisce e regola. Tanto tempo fa, durante l'avanzate delle forze oscure, un'antica energia nascosta nel profondo di questo monastero, si rivelò per contrastare il male e proteggere natura. In pochi conoscono questa storia, ma noi la conosciamo come "la voce della foresta">>.
Ilberd continuava ad ascoltare in silenzio, ammaliato dalle capacità oratorie che aveva quel monaco.
<<Da allora>> continuò <<tutta l'energia utilizzata durante lo scontro è rimasta qui, a vagare in queste sale avvolgendoci come parte di essa, proteggendoci ancora>>.
<<Sento come... sussurri. Qualcuno mi parla!>> esclamò sorpreso.
<<Non temete, è la foresta>>.
Arrivarono finalmente di fronte la grande porta che precedeva la sala dell'Ominace. Si poteva avvertire una strana energia provenire dall'altra parte, molto più forte della nebbia che finora l'aveva accompagnato passo dopo passo.
Il monaco tirò il maniglione verso di sé, aprendo la pesante porta in legno sotto numerosi cigolii. Ilberd si trovò all'interno di una sala enorme, quasi più grande del grande salone del castello di Eval. Sui due lati, all'interno di stretti e lunghi canali, scorreva dell'acqua che sembrava brillare di luce propria, illuminando il soffitto di un azzurro accesso, ipnotico con le sue onde. La sala, a differenza del resto della rocca, era ben sistemata e pulita, quasi senza crepe sulle pareti. Le onde sul soffitto mettevano in risalto alcuni affreschi raffiguranti delle scene di combattimento, ma non riusciva a vederle chiaramente. Una lunga passerella partiva dalla sua posizione fino ad arrivare al centro della stanza, dove una grande pietra trasparente, sembrava sospesa a mezz'aria, con giochi di luce come un diamante. Dal centro della stanza, cinque piccole passerelle si ramificavano verso la parte più lontana, terminando ognuna con una porta chiusa e quello che sembrava essere un simbolo raffigurato sopra.
Ai lati della stanza, ben curate e rigogliose, crescevano delle piante e degli alberelli, che con i loro colori accesi, completavano l'ambiente in maniera perfetta, con alcuni piccoli fiori che spuntavano qua e la. Pur lontano dalla luce del sole, quelle piante sembravano essere più vive di quelle all'esterno.
Un piacevole odore arrivò al suo naso, facendogli socchiudere gli occhi respirando a pieni polmoni quella piacevole fragranza accompagnata da quel silenzio e lo scroscio leggere dell'acqua, che scendeva formando delle piccole cascate ai suoi lati.
"Che meraviglia!"
<<L'Ominace vi attende>> disse sorridendo il monaco.
<<Certo, chiedo scusa>>.
Attraversarono la stanza lentamente, godendosi ogni attimo di ciò che lo circondava, fino a che non raggiunsero il grande sacerdote, situato nella parte destra della stanza, sopra quello che sembrava essere un trono in pietra. Galan si inchinò, seguito da Ilberd che porse il suo più grande rispetto.
Davanti c'era un uomo con una lunga barba bianca, con una veste color bianco spento, dove cadevano i suoi pochi capelli bianchi e lunghi che partivano dalla metà della sua testa, con un piccolo codino che partiva dalla parte superiore, dal centro della nuca. Le rughe sul suo volto erano evidenti, anche se non rendevano di certo giustizia a un uomo multi centenario.
Alle sue spalle, dietro quel trono in pietra con vari teli a ricoprirlo di colori, c'erano delle tende dal colore chiaro, che nascondevano un'altra parte della stanza che Ilberd non riusciva a vedere.
Il monaco era in silenzio, così come l'Ominace, che con gli occhi chiusi sembrava assorto in un sonno profondo.
<<Sta dormendo>> sussurrò al monaco.
<<No, mio caro>> rispose una voce roca e calma <<non sto dormendo>>.
Un brivido di freddo pervase il corpo di Ilberd, che tremendamente mortificato per la mancanza di rispetto abbassò la testa porgendo le sue scuse.
<<Sogno.>> continuò con gli occhi chiusi. <<Non occorre avere gli occhi aperti per vedere, perciò mi rifugio nei sogni. Lo specchio della realtà è nascosto in essi, ma le persone sono troppo accecate da ciò che vedono ad occhi aperti, per accorgersi di ciò che i sogni hanno loro da offrire>>.
<<Il mio nome è Ilberd vostra grazia>>.
<<So chi siete giovane cavaliere, così come il motivo della vostra visita>>.
<<Allora già sapete dell'avvento dei prescelti>>.
<<Il cristallo mi ha parlato, mostrandomi l'arrivo di qualcosa di oscuro>>.
Ilberd si guardò intorno, come oltre a loro potesse esserci qualcun'alto ad ascoltare, una sua precauzione sin dal suo addestramento per diventare cavaliere "guardarsi sempre alle spalle".
<<I quattro prescelti si sono rivelati. Quattro ragazzi, privi di memoria, sono stati trovati nei boschi di Eval ognuno con un simbolo in un punto del corpo. Hanno la capacità di sfruttare i quattro elementi, ma sono instabili e rischiano di far male a loro stessi e a chi li circonda>>.
Il gran sacerdote allora aprì gli occhi, capendo che ciò che finora aveva visto, non era del tutto completo, ma solo la parte di una visione del più oscuro degli avvenimenti. Quelle che da prima erano solo frammenti confusi; pezzi di ciò che il futuro e il passato potessero rivelargli, ora sembravano unirsi lentamente in un unico pensiero, un nome: Gabradus.
<<Portatemi i ragazzi>>.
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Nabradia
FantasíaSTORIA COMPLETA PRIMO LIBRO DELLA TRILOGIA Restate con me, vivete anche voi il viaggio a Elmorea! Tutto ebbe inizio quando i primi regni vennero eretti dagli uomini nel grande continente di Elmorea. Quattro re magnanimi ascesero al potere, comand...