Capitolo 35

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Ermal aprì gli occhi nel cuore della notte, qualcosa l'aveva svegliato. Accanto a lui, distesa tra le sue braccia, Aquil riposava serenamente. Si alzò in piedi afferrando la maglia bianca appesa a un forcone lì accanto e la indossò insieme ai pantaloni. Uno strano odore permeava l'aria, ma non riusciva a capire cosa fosse, era troppo debole ancora. Si inginocchiò verso di lei osservandola, baciandole la spalla scoperta avvolta nel telo. Si concesse qualche secondo per ammirarla in tutta la sua bellezza, metabolizzando ciò che era accaduto poco prima.

Delle urla però, interruppero tutto.

Ermal scattò in piedi e Aquil si svegliò di soprassalto.

<<Cosa è stato?>> chiese allarmata.

Altre urla si susseguirono una dopo l'altra, di donne e uomini non molto distanti. Ermal si avvicinò alla porta del magazzino, aprendola per vedere cosa stesse accadendo. Si paralizzò e i suoi occhi si aprirono increduli di fronte a quello che stava accadendo. Ora quell'odore leggero aveva un senso, era fumo. Dal villaggio delle alte fiamme si propagavano verso l'alto, con grandi nubi nere a oscurare il cielo. Il suo primo pensiero fu casa sua, che da lontano era ormai per un quarto avvolta dalle fiamme.

<<No.…>>.

Aquil si alzò in piedi vestendosi in fretta e furia, avvicinandosi alla porta e vedendo anche lei quella scena. Si portò la mano alla bocca, mentre delle lacrime cominciavano a rigarle il viso per la paura.

<<Entra in casa, sta con tuo padre>>.

<<Ermal!>> esclamò lei, ma ormai si era già allontanato.

Attraversò i campi il più veloce possibile, superando i suoi limiti di velocità. Bruciò la distanza in pochi minuti, arrivando finalmente a casa sua quasi del tutto tra le fiamme.

Poco prima di entrare dalla porta, notò degli uomini a cavallo armati fino ai denti e ben corazzati, attraversare il villaggio continuando ad incenerirlo e a uccidere chiunque trovassero di fronte.

Il simbolo sui loro scudi non lo aveva mai visto, ma era difficile ormai dimenticarselo.

Aprì con forza la porta della casa quasi distruggendola trovandosi davanti a uno spettacolo orribile. Immobile per lo shock, trovò distesi a terra i suoi genitori in un lago di sangue. Sua madre era immobile, a testa in giù sdraiata sul pavimento. Notò un leggero movimento di suo padre con il braccio e subito corse da lui in ginocchio. Era anche lui a terra, con una ferita da affondo sul petto piuttosto grande. Gli sollevò la testa mentre con le lacrime agli occhi premeva sulla sua ferita.

<<Padre!>>.

Lui lo riconobbe ma era ormai al limite delle sue forze, respirava a malapena, i polmoni erano stati trafitti.

<<Figlio mio...>>.

<<Padre resistete>> continuò cercando di fermare l'emorragia, ma era tutto inutile.

Le sue mani vennero bloccate da quelle di suo padre, che sapeva ormai non ce l'avrebbe fatta. Con un ultimo stralcio di voce, gli sussurrò appena una parola <<Scappa...>> e poi lasciò cadere il suo braccio a terra senza vita.

<<No... No, no, no!>> continuò a ripetere, ma era troppo tardi.

Cercò di resistere al dolore più che poteva, doveva trovare il modo di andarsene da li e raggiungere Aquil per scappare insieme.

"Aquil!”.

Si affacciò alla finestra e vide il mulino che emanava del fumo nero, mentre delle fiamme gialle si alzavano verso il cielo.

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