Le campane della torre annunciarono mezzogiorno, mischiandosi alla confusione del mercato mattutino del borgo. I bambini correvano ovunque, rincorrendosi con delle spade di legno a fingere di essere valorosi guerrieri. Le bambine invece intrecciavano corone di fiori o collane indossandole l'un l'altra fingendosi delle principesse.
Le persone gridavano da dietro le bancarelle per attirare i clienti, facendo quasi a gara a chi urlasse di più. Le donne dalle case battevano i loro panni sul balcone, stendendoli sotto quel bellissimo sole ad asciugare. L'intera piazza si era riempita di persone, che compravano ogni genere di bene. Alcuni la frutta, altri le verdure fresche o la carne appena tagliata, altri invece preferivano la fragranza del pane appena fatto. Ogni volta che la porta si apriva, fuoriusciva un odore irresistibile che sembrava attrarre le persone come le api sui fiori.
In vetrina erano esposti molti dolci appena sfornati e varie pagnotte dall'aspetto delizioso. Si allontanò in fretta prima che l'acquolina prevalesse su di lei, continuando a camminare tra le bancarelle. Portava una mantella rossa con un cappuccio che le copriva appena il volto, sopra un vestito che scendeva fino alle caviglie. Camminava sorridendo a chiunque, venendo ricambiata da tutti. Quando passò vicino ad una bancarella che vendeva oggetti di legno intagliati, si distrasse scontrandosi con una signora anziana che lasciò cadere il suo cesto con la frutta appena comprata.
<<Perdonatemi signora, non volevo venirle addosso, lasciate che vi aiuti>> disse raccogliendo la frutta che rotolava ovunque sulla stradina.
<<Non fa niente piccola, posso pensarci anche io>>.
<<No è tutta colpa mia, lasciate che vi aiuti a rialzarvi>>.
Quando la aiutò a tirarsi su, l'anziana signora riuscì a scorgere il suo viso sotto il cappuccio, scambiandole un sorriso.
<<Vi chiedo perdono principessa Eloeth>> disse poi con la sua voce bassa e tremolante.
<<No vi prego, non ce n'è bisogno. Non voglio che vi inchiniate, sono io a chiedervi scusa per averle fatto male e averle fatto cadere la frutta>>.
<<Avete un cuore d'oro principessa, proprio come vostra madre>>.
Eloeth sorrise a quelle parole, sapendo che tutti nel regno amavano la regina, poiché aveva un gran cuore verso gli abitanti del suo regno.
<<Non ditelo ad alta voce, non voglio che sappiano chi io sia, o altrimenti tutti si inchinerebbero e non voglio>> disse invece lei con aria preoccupata, ma con la sua voce dolce e delicata.
<<So riconoscere quando qualcuno vuole nascondersi, ma potete stare tranquilla, manterrò il segreto>>.
<<Ecco, tenete>> disse Eloeth porgendole il cesto di nuovo pieno.
<<Grazie, siete molto gentile>>.
<<Non preoccupatevi, spero solo di non averle fatto male>> continuò Eloeth.
<<No, no principessa, non vi preoccupate per me>>.
<<Bene, allora sarà meglio che vada, a palazzo mi aspettano>>.
<<Che possiate governare questo regno come vostra madre prima di voi>>.
<<Grazie>>.
<<Ora andate, prima che si arrabbino>> disse ridacchiando.
Eloeth la salutò abbracciandola, per poi dirigersi verso il castello sparendo tra la folla. Sul volto della signora era stampato un sorriso dolce, delicato, pieno di gioia per aver incontrato personalmente la principessa. Anche lei si voltò dirigendosi verso casa, sparendo tra la confusione di quella mattina caotica del mercato.Mentre stava camminando, Eloeth afferrò tra le dita il vecchio ciondolo che portava fin da bambina al collo. Ogni volta che lo guardava, le veniva in mente il rapporto che aveva con suo fratello gemello. Due caratteri completamente opposti, ma inseparabili. Lei era calma, dolce, amava la lettura e passare le giornate all'aria aperta. Suo fratello preferiva allenarsi duramente tutti i giorni, affinando l'arte della spada e della guerra. Il giorno dopo avrebbero festeggiato entrambi vent'anni, pronti per il rito della maturità. A quell'età sarebbero diventati un uomo e una donna a tutti gli effetti, pronti per affrontare le proprie responsabilità verso il regno di Eval.
Quando arrivò al cancello d'ingresso del castello, salutò le due guardie che si inchinarono subito al suo cospetto. A lei non piacevano quei modi così formali, preferiva che le persone la trattassero come una normale ragazza, ma sapeva anche che non era possibile.
Oltrepassata l'entrata, camminò lungo il viale che anticipava l'ingresso al castello, passando vicino la grande fontana con una statua raffigurante il primo re di Eval, che imbracciava il suo possente maglio da guerra con il quale si narra sconfisse le forze del male.
Ogni volta che la guardava si immaginava quella gloriosa battaglia che fin da piccola leggeva nei libri della biblioteca. Per lei quelle storie erano tutto, poteva passare le ore a leggerle senza mai stancarsi. Non avendo una vita avventurosa come quella del fratello, si limitava a dare sfogo alla sua fantasia, immaginando le grandi battaglie che forgiarono i quattro regni nel corso dei secoli.
Aveva ancora tempo prima del pranzo, perciò, anziché dirigersi verso la propria camera, si diresse in biblioteca per cercare qualche altro libro da leggere.
A castello c'era come sempre un gran via vai, con i sudditi, gli studiosi, le guardie che facevano il cambio del loro turno puntuali come sempre e i giardinieri che si occupavano dei fiori sparsi per tutta la corte. Ovunque passasse le persone si inchinavano appena sorridendole, dandole come sempre una gran gioia vedendo gli altri sorridere.
Attraversò in fretta i lunghi corridoi e le sale grandi, salendo le scale per il piano superiore fino ad arrivare alle porte della biblioteca. Rigorosamente chiuse per lasciare la confusione all'esterno e protette da una guardia che secondo lei serviva più a fare scena per i visitatori che a proteggere.
Vedendola arrivare, la guardia aprì subito la porta lasciandola entrare.
<<Bentornata principessa>>.
<<Vi ringrazio Ari>> rispose sorridendo.
Quella guardia ormai era quasi un suo amico, dato che passava la maggior parte del tempo all'interno della biblioteca, trovando il più delle volte lui all'esterno.
Quando varcò la soglia, l'immensa biblioteca si aprì davanti a lei in tutta la sua maestosità ed eleganza. Divisa su due piani e più grande dell'atrio del castello, le toglieva il respiro ogni volta che entrava. L'odore di vecchio e di vissuto dei libri, impregnava ormai l'aria mischiandosi a quel leggero odore di incenso che proveniva dallo studio del custode. Non c'era quasi nessuno, a quest'ora ormai le persone si dirigevano verso le loro case per il pranzo.
La maggior parte delle persone che frequentavano la biblioteca erano per lo più aristocratici, sacerdoti o studiosi, ma a volte capitava anche di trovare giovani ragazzi provenienti dal borgo, aiutati dai custodi nei loro studi. La regina, da circa una decina d'anni, emanò una legge per la quale anche i figli di contadini, se avessero avuto interesse, potevano recarsi nel castello per farsi aiutare negli studi e diventare sacerdoti o bibliotecari.
Molti ragazzi, non potendo permettersi di studiare, colsero l'occasione per diventare qualcosa di più anziché semplici falegnami o fabbri. Alcuni di essi infatti diventarono grandi architetti o geografi, matematici o astrologi, tutti aiutati dall'anziano custode Efenrir.
Eloeth si diresse verso la sezione che preferiva più di tutte, quella dove erano raccolte le antiche leggende sulla guerra dei quattro custodi elementali contro il dio maligno. Furono scritte molte storie al riguardo della guerra per il destino del mondo, combattuta per molto tempo e con molto sangue. Prima di arrivare però vide Efenrir uscire dall'angolo di una corsia di scaffali, con la sua andatura lenta e la sua mano sul bastone. Ormai aveva ottantadue anni e i suoi acciacchi si facevano sentire. La sua barba bianca scendeva quasi fino al petto e le sue rughe erano talmente tante che ormai erano persino difficili da contare. Eppure, anche se vecchio e stanco, continuava il suo lavoro di istruzione verso i più giovani e verso la principessa.
<<Efenrir>> lo chiamò lei da lontano.
Lui si girò cercandola, guardandosi intorno per capire da dove provenisse quella voce così familiare. Poi la notò, che correva per raggiungerlo.
<<Principessa Eloeth, di nuovo qui vedo>>.
La voce era stanca, flebile, ma come sempre tenera e gentile.
<<Sono passata per prendere un libro da leggere quest'oggi e vorrei finirlo prima del mio compleanno>>.
<<Ha ragione, domani farete vent'anni, diventerete una vera donna>> sorrise.
<<Già. Vorrei prendere di nuovo il libro sulla battaglia degli elementi, quello rilegato da voi>>.
Il custode si lasciò scappare una risata, sapendo che quella sarebbe stata la terza volta che lo avrebbe letto.
<<È la terza volta che lo leggete, vi piace molto vedo>>.
<<Si, poiché chiunque l'abbia scritta, la racconta come se ci fosse stato, lasciandoti vivere ogni momento con il fiato sospeso>>.
<<Sono contento che vi piaccia, d'altronde ormai avete letto quasi più libri di me e siete soltanto una giovane ragazza>>.
<<Non arriverò mai a competere con la vostra conoscenza>>.
<<Nulla è impossibile principessa. Facciamo così, siccome vi piace così tanto, ve lo regalo per il vostro compleanno, che ne dite?>>.
Gli occhi di Eloeth sembrarono illuminarsi, lasciando che un sorriso sempre più crescente si stampasse sul suo viso. Già da tempo ormai provava un grande affetto e un profondo rispetto verso il custode Efenrir, avendola cresciuta fin da piccola e avendole insegnato l'arte della lettura. Dopo questo regalo, quasi gli saltò addosso dalla gioia.
<<Dite davvero?>>.
<<Certo, potete andare a prenderlo se volete. Ora però dovete scusarmi, devo finire alcune faccende, penso che ormai la strada per trovarlo già la conoscete>> disse ridendo.
<<Grazie Efenrir, che la dea vi protegga>>.
<<Che la dea protegga voi e vostro fratello>>.
Eloeth andò subito a prenderlo nel suo scaffale, trovandolo come sempre nella seconda fila al suo posto. La copertina era rilegata in cuoio nero, con un simbolo raffigurato in rilievo sopra. Tutti i decori che aveva in superficie, adornavano quel simbolo al centro dandogli più importanza.
Guardò velocemente che non fosse danneggiato e lo tenne stretto tra le braccia dirigendosi verso l'uscita.
Scendendo le scale, vide sua madre venire verso di lei, con la testa bassa e uno sguardo pensieroso.
<<Madre!>> esclamò.
Lei alzò gli occhi vedendo sua figlia in cima alla scalinata, cambiando velocemente espressione.
<<Eloeth, come mai sei qui?>>.
<<Sono venuta a prendere un libro, oggi non ho granché da fare e in vista del mio compleanno voglio rilassarmi prima della festa di domani>>.
<<Credo che sia un'ottima idea. I preparativi sono quasi terminati e tuo padre non vede l'ora che tu e tuo fratello passiate all'età adulta. Domani sarà una giornata piuttosto movimentata>>.
<<Voi invece come mai siete qui?>>.
<<Anche io sono alla ricerca di un libro, ma prima volevo parlare con il custode Efenrir di alcune cose. Tra poco vi raggiungerò per il pranzo>>.
Eloeth notò una leggera espressione preoccupata sul volto della madre, ormai la conosceva fin troppo bene e sapeva quando c'era qualcosa che non andava. Più che sua madre si poteva definire anche come la sua migliore amica. Fin da quando era bambina, passava insieme a lei la maggior parte del tempo, osservandola governare il suo regno con amore e giustizia.
Per lei era il suo centro, così come suo fratello loro padre. Entrambi avevano un genitore preferito, con il quale potevano confidarsi di qualsiasi cosa, senza essere giudicati.
Quella piccola smorfia sul viso della madre infatti non la convinceva, da molto ormai non la vedeva.
<<Qualcosa vi turba?>> le chiese.
<<No piccola mia, va tutto bene>> disse cercando di evitare il discorso <<Solo un po' di pensieri, tutto qui>>.
<<Nulla di grave spero>>.
<<Riguarda quei quattro ragazzi che abbiamo... che hai trovato nel bosco>> si corresse.
<<Sapete come stanno? Se si sono svegliati?>>.
<<Solo uno, ma ora sta riposando e lo abbiamo portato insieme agli altri nei loro alloggi>>.
<<Resteranno qui con noi?>> chiese curiosa.
<<Per ora si, ma non so dirti altro. Ora va, ho delle faccende da sbrigare>> disse poi sorridendole stampandole un bacio sulla fronte.
<<D'accordo, ci vediamo più tardi>>.
Eloeth si diresse verso l'uscita, lasciando che la guardia chiudesse la porta alle sue spalle.
Meloria lasciò andare un lungo sospiro, era evidente che fosse preoccupata
<<Efenrir>> disse raggiungendolo tra gli scaffali <<Dobbiamo parlare>>.
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Nabradia
FantasySTORIA COMPLETA PRIMO LIBRO DELLA TRILOGIA Restate con me, vivete anche voi il viaggio a Elmorea! Tutto ebbe inizio quando i primi regni vennero eretti dagli uomini nel grande continente di Elmorea. Quattro re magnanimi ascesero al potere, comand...