Capitolo 22

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Chris uscì dalla sua stanza, era quasi mezzogiorno e il sole alto primaverile riscaldava il castello con i suoi raggi. I primi fiori erano sbocciati nei vari vasi sparsi ovunque, creando delle composizioni floreali magnifiche. Il profumo fresco copriva quello di muffa di alcune zone, rendendo l'aria piacevole da respirare. Tutti quei colori rimuovevano quella sensazione di chiuso e di cupo, dando quasi un senso di piacevole libertà, come le rondini che cinguettavano volteggiando libere nel cielo.
Fortunatamente c'era sempre qualcuno che come lui passeggiava per i corridoi, come le donne che sistemavano le varie stanze e pulivano periodicamente i quadri e le armature. Alcuni uomini, come maggiordomi, controllavano che tutto fosse in ordine o consegnavano messaggi ai vari aristocratici e studiosi che frequentavano liberamente la biblioteca del castello, insomma sempre attivo.
Era passata una settimana ormai da quando insieme agli altri scoprì il suo potere, promettendogli che presto avrebbero avuto la possibilità di imparare a controllarlo. Finora nessuno di loro era riuscito a sfruttarlo, anche concentrandosi al massimo. Gli era stata data anche la possibilità di accedere liberamente alla biblioteca, qualora avessero voluto leggere e informarsi sulla cultura del regno di Eval e dei regni circostanti. Solo Ignis era andata in biblioteca un paio di volte, prendendo alcuni libri sulle origini dei cristalli e del loro potere, ma soprattutto per cercare magari altri messaggi nascosti. A volte anche lui ripensava a quelle parole, così misteriose che lo invitavano a recarsi in quel luogo. Sicuramente ci avrebbe fatto un salto, ma ora aveva un’importante incontro con la regina e gli altri nella sala della fiamma. La regina gli aveva promesso che gli avrebbe presentato a tutti e quattro, i membri dell'antico ordine dei guardiani, ma gli avrebbe spiegato tutto poi. Ignis e gli altri non c'erano nelle loro stanze, perciò dovevano già essere arrivati, ormai la strada la conoscevano per arrivare al vecchio ripostiglio. Anche lui infatti non ci mise molto ad arrivare, ricordando i passi della regina e le vie che aveva percorso. Sulla scala per scendere al piano inferiore però apparve la principessa, ed entrambi si bloccarono guardandosi l'un l’altro negli occhi senza dire nulla. Lei indossava un lungo vestito rosato, rendendola radiosa e incantevole sotto la luce intensa dei raggi del sole.
<<Chris…>>
<<Principessa Eloeth…>>.
I loro occhi si incrociarono di nuovo, dopo una settimana che Chris aveva sempre visto chiusi, sperando di rivederli ancora.
<<Siete sveglia…>>.
<<Si, mi sono risvegliata qualche ora fa, dopo un lungo sono di circa una settimana a quanto mi hanno detto>>.
<<Come vi sentite?>>.
<<Non essere formale con me, puoi stare tranquillo…>>.
<<D'accordo…>> rispose un po’ imbarazzato.
<<Sto bene, mi sento solo leggermente frastornata, ma me la caverò>>.
<<Questo mi rende felice>>.
<<Mia madre mi ha detto che sei rimasto a vegliare su di me per tutto questo tempo…>>.
Entrambi arrossirono, abbassando la testa e distogliendo lo sguardo come due bambini.
<<È vero e lo rifarei se fosse necessario>>.
Un piccolo sorriso si materializzò sulle labbra di Eloeth, arrossendo ancora di più a quelle parole.
<<Ti ringrazio…>>.
Un silenzio imbarazzante piombò su di loro, persino la confusione intorno sembrava essere sparita.
<<Ora devo andare, spero che ti rimetta presto…>> disse velocemente per rompere l’imbarazzo.
<<Si, anche io devo andare, grazie ancora>> rispose frettolosamente la principessa.
Si salutarono in fretta, voltandosi le spalle senza più guardarsi indietro. Entrambi sperava che l'altro si fermasse e lo chiamasse per nome, anche solo per un secondo, ma niente.
Chris sparì dietro la curva del corridoio e fu allora che Eloeth si girò, guardandolo per un ultimo istante.
Pochi minuti dopo arrivò al vecchio magazzino dell'ala ovest, dove fuori dalla porta lo stavano attendendo i suoi amici.
<<Alla buon’ora>> lo rimproverò Adam.
<<Scusate, sono stato trattenuto>>.
<<La regina ci starà già aspettando nella sala, muoviamoci>>.
Si guardarono intorno facendo finta di niente, finché i corridoi non si liberarono del tutto ed entrarono di soppiatto nel vecchio ripostiglio.
Chris chiuse la porta al suo passaggio, mentre Ignis pronunciò le parole segrete che la regina le aveva insegnato, rivelando il passaggio oltre il muro che si aprì davanti a loro. Il solito odore di muffa e di chiuso fu la prima cosa che avvertirono, ma ormai sembravano averci fatto l'abitudine vista quella nelle loro stanze.
Le luci erano come sempre accese, illuminando gli scalini che scendevano verso la piccola sala della fiamma. I suoni dei passi pesanti rintoccava nel silenzio della stanza, sembrava non esserci nessuno all'interno. Quando arrivarono alla fine, notarono che effettivamente c'erano solo loro nella stanza, senza nessuno ad attenderli come prestabilito. Si guardarono un po‘ intorno, ma a parte vecchi scaffali e alcune statue impolverate e buie, non sembrava esserci anima viva.
<<Pensate siano in ritardo?>> domandò Caleb.
<<L’appuntamento era per quest'ora, dovrebbe esserci la regina…>>.
<<Aspettiamo un po‘, magari arriverà tra poco>>.
Si sparpagliarono per la sala, esplorando quell'ambiente che non videro solo per poco. La zona non era molto grande, c'era solo un grande tavolo con delle panche, l'altare della fiamma e un lungo corridoio con delle porte chiuse ai lati. Adam e Ignis diedero un’occhiata agli scaffali, con vecchi libri ammuffiti e polverosi sui ripiani, maneggiandoli con delicatezza in quanto pensassi molto fragili. Caleb si sedette al grande tavolo, soffiando via la polvere accumulatasi sopra, rivelando meravigliosi decori su di esso. C'erano degli stendardi, tutti differenti e dai colori ormai spenti, ma ancora belli da guardare. Sotto ogni bandiera c'era un nome, scritto però in una lingua a loro sconosciuta, probabilmente appartenuta ad una civiltà antica.
Chris invece si portò davanti una statua, la più grande di tutte, posizionata in una rientranza nella parete, su un piedistallo. Raffigurava un uomo, con una barba lunga e delle vesti regali, una corona sulla testa e una spada conficcata nel terreno. Lo sguardo era rivolto verso l'alto, fiero, e con altra mano a indicare verso una direzione, come a ordinare la carica dei suoi soldati. Era stata realizzata in un marmo bianco come la luna, che sembrava risplendere persino al buio, mostrando la sua magnificenza. Sotto c'era una targa con un’incisione sopra.
-Solo chi osserva riesce a vedere-
Quella frase non aveva senso per Chris, anche rileggendola un paio di volte.
Il tempo passava, ma nessuno si era fatto vivo da più di mezz'ora. Il primo a spazientirsi fu Caleb, che cominciò a sbuffare nervosamente irritandosi sempre di più.
<<Credo che si siano dimenticati di noi, io mi vado a fare un giro>>.
<<Dove vai, ci hanno detto di aspettare qui>> rispose a tono Chris.
<<Si va bene, se arrivano chiamatemi, odio aspettare>>.
<<Non possiamo muoverci liberamente senza autorizzazione>>.
<<Lascialo stare, tanto non ti ascolta>> rispose Adam.
Sbuffò anche lui, sedendosi sulla panca come il suo amico, dando un’occhiata a quegli stendardi decorati sul tavolo. Caleb continuò a camminare fino a che non svoltò l’angolo alla fine del corridoio, sparendo nel buio e nel silenzio.
<<È da una settimana ormai che quei sussurri sembrano essere spariti, sapete?>>.
<<Già anche per me, così come quella strana sensazione di potere che aveva in noi. Dopo aver attivato quella fiamma>> disse Ignis indicandola <<tutto sembra essere svanito>>.
<<Non credo dovremmo preoccuparcene ora, forse siamo qui oggi proprio per questo>> rispose Adam con il suo solito tono calmo e pacato.
<<Forse… Finora abbiamo avuto solo più domande da porci che risposte>>.
Continuarono ad aspettare, in silenzio, con gli occhi fissi su quella fiamma che fluttuava. Poi, la voce di Caleb, si udì da lontano, ridondante tra le pareti della sala che li chiamava. Apparve dal lungo corridoio, con lo sguardo di qualcuno che avesse visto qualcosa di esaltante.
<<Ragazzi, presto, dovete venire a dare un’occhiata>>.
<<Che succede?>> rispose Ignis vedendolo quasi agitato.
<<Ho trovato qualcosa che dovete vedere, venite>>.
Con lo stesso entusiasmo di un bambino, si diresse di nuovo verso il corridoio in penombra, seguito dagli altri, curiosi della sua scoperta. Camminarono a passo svelto, oltrepassando gli antichi scaffali ormai ammuffiti e in disuso sparsi qua e là. Quando voltarono l'angolo, videro poco più avanti, alla fine del corridoio, una grande porta alta circa tre metri. Tutto intorno era illuminata dalla luce che filtrava dall’altra parte, quindi doveva esserci qualcosa.
<<Che cos’è?>>.
<<Non lo so, ma è piuttosto grande…>>.
<<Non credo abbiamo il permesso di entrare>> lo bloccò Adam.
<<Se non lo avessimo, perché lasciarci da soli in quella stanza>>.
<<Forse non dovremmo>>.
<<Coraggio! Non siete curiosi almeno un po'? Da quando siamo qui abbiamo visto soltanto il castello, proviamo a vedere almeno cosa nasconde>>.
Non aveva tutti i torti, volevano esplorare qualcosa di diverso.
Caleb si avvicinò cercando una maniglia, ma non c'era traccia. Iniziò a spingere ma la porta non sembrava muoversi. Chris e Adam andarono a dargli una mano, spingendo anora un po', finché un piccolo scatto non fece muovera la porta. Si era finalmente staccata da quella parete alla quale ormai si era aggrappata da anni. Spinsero ancora un po' per aprire un passaggio e infine entrarono. Si ritrovarono all'interno di una sala gigantesca, con ogni tipo di opera d'arte al suo interno. La porta di rivelò essere un dipinto piuttosto grande affrescato sul muro. Un passaggio nascosto che probabilmente nessuno conosceva vista la fatica fatta per aprirla. C'erano statue, armi e armature, dipinti e affreschi lungo tutte le pareti e il soffitto, grandi finestre che lasciavano entrare molta luce, un piano superiore con un’infinità di libri da leggere al suo interno. Al centro, un‘enorme spazio con un pavimento in parquet chiaro, che rispecchiava la luce del sole espandendola per tutta la sala. C'erano bacheche in vetro con armi e oggetti rigorosamente custoditi con dedizione e delle campate sotto le balconate del piano superiore che percorrevano i lati della stanza. Chi li percorreva poteva ammirare dei dipinti stupendi, raffiguranti paesaggi o personaggi in posa. Non sapevano dove guardare, tutto ciò era meraviglioso e immenso, facendoli sentire piccoli e inermi. Cominciarono a chiedersi come mai la regina non glielo aveva mostrato, ma forse era ancora troppo presto per visitare quella zona.
Caleb intanto era già salito al piano superiore per ammirare i libri che quegli scaffali cosi eleganti custodivano. Ignis si era diretta ad ammirare i dipinti e le armature sotto la balconata, controllando anche alcune porte, anch’esse chiuse, che trovava camminando. Si portò infine di fronte una statua, che rappresentava un uomo valoroso con la sua spada sguainata e l'armatura con lo stesso simbolo rappresentato sugli stendardi nella sala. Si avvicinò osservandolo, affascinata dalla cura nei dettagli usata per creare quella statua, finché non posò lo sguardo su una piccola targa in oro.
-Che il tuo valore e il tuo coraggio possano farti combattere al fianco degli Dei e vegliare su di noi. Ghelen-
Chris invece si soffermò al centro della stanza, con gli occhi rivolti verso il soffitto ad ammirare l'epica battaglia rappresentata come affresco sopra le loro teste. La vastità dello spazio utilizzato per raccontarla era colossale, prendeva tutta la sala, da nord a sud.
C'erano una grande quantità di sfumature di colori, a partire dalle fiamme del campo di battaglia, al cielo scuro che si fondeva con quello azzurro sopra la città di Eval.
I protagonisti erano il re  e i quattro custodi elementali che affrontavano le forze del male e il dio maligno Gabradus. Lui era rappresentato al centro, grande, con la sua pelle scura e le sue grandi corna che infondevano paura nei suoi nemici. Brandiva la sua possente arma in una mano e con i suoi occhi gialli, sembrava guardare dritto Chris.
Rimase a fissarlo, quell'affresco che torreggiava su di lui, mettendolo in soggezione, come se lo stesse guardando. Gli occhi gialli, intensi, profondi, sembravano chiamarlo, come ipnotizzarlo.
I sussurri tornarono a farsi sentire, improvvisamente, solo che stavolta sembravano diversi.
I suoi occhi diventarono pesanti, stanchi, e lentamente iniziavano a chiudersi.
Di nuovo al buio, solo, sempre con la stessa sensazione di rimanere immobile. Un paesaggio iniziava a materializzarsi, sotto una luce bianca e tenue di una luna pallida nascosta da nuvole grigie e spesse. Non si trovava più nel villaggio ma di nuovo in quella prateria, davanti quell’albero solitario sulla collina. Oltre l’orizzonte non si percepiva nulla, tutto sembrava finire nell’oscurità più buia.
<<Chris…>>.
Una voce familiare lo fece girare di scatto per guardarsi intorno. Non c’era nessuno, solo lui, solo il buio.
<<Chris…>> di nuovo quella voce femminile a chiamarlo, dandogli un senso nostalgico.
Una fitta al petto, il sigillo aveva di nuovo preso a brillare.
Sentì di nuovo quella voce e in lontananza, in fondo alla collina, una figura, una silhouette era in piedi che sembrava fissarlo.
Ora la fitta diventò dolore e il vento iniziò a soffiare. Tutto il paesaggio intorno cominciò a ingrigirsi e crollare pezzo dopo pezzo svanendo nell’oscurità.
Lanciò un grido, stavolta più di paura che di dolore, ma il vento non sembrò cessare minimamente.

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