Anche l'ultimo cavallo era stato caricato, non mancava più nulla ormai, il viaggio poteva iniziare. La regina e il re salutarono i cavalieri scelti per la spedizione e i quattro ragazzi che ora si trovavano all'esterno di mura sicure, verso ciò che per loro, non era altro che l'ignoto. Accompagnati dall'aria fresca di una mattina di fine primavera, con il sole che lentamente si alzava nel cielo, mossero finalmente i prima passi oltre il grande cancello delle mura di Eval.
Eyrion era in prima fila, che guidava la marcia fiero con la sua armatura luccicante e il suo meraviglioso destriero. Al suo fianco, Lanek e Kyria tenevano il passo tenendo un occhio sui ragazzi, che li seguivano poco più dietro. I piani erano cambiati la sera prima e i ragazzi erano stati informati solo la mattina stessa. Degli esploratori avevano riportato delle informazioni riguardanti il percorso sicuro che li avrebbe condotti dall'Ominace nel minor tempo possibile, ma dopo una recente tempesta, le strade sono franate e inagibili e i banditi saccheggiano i villaggi danneggiati dall'alluvione. Eyrion passò la notte cercando un percorso alternativo che avrebbe garantito un passaggio sicuro fino al cospetto del sommo sacerdote. L'unica opzione era quella di oltrepassare le grandi montagne di Calanor, attraversando le lande verdi che da Eval conducevano ai loro piedi. Quelle montagne non erano pericolose perché piene di nemici, ma per i suoi sentieri e i suoi boschi fitti dove vivevano molti animali feroci, ma l'unica in grado di oltrepassare quel percorso era Kyria. Eyrion infatti la scelse per accompagnarli, solo lei era in grado di attraversarli in fretta. Le mura del regno di Eval intanto, si facevano sempre più piccole alle loro spalle, fino a che non si nascosero tra gli alberi del primo bosco oltre le mura. Una volta all'interno, Ignis ispirò a lungo l'aria fresca e il profumo della natura che la circondava, socchiudendo gli occhi per qualche istante e ascoltando ciò che aveva intorno, esattamente come fece quella notte con Cuthalion.
Tutti e tre sorrisero nel vederla così eccitata a tal punto da respirare l'intero bosco dentro i suoi polmoni, lanciando qualche battuta sarcastica cadendo in qualche risata generale.
Più si addentravano, più il bosco diventava grande e gli alberi, spessi e alti, più numerosi.
Salirono una piccola collinetta, dove in cima, un piccolo ponticello di pietra attraversava un torrente di poco diametro che scorreva lento sparendo dietro una curva. Alcuni piccoli animali, come scoiattoli e conigli, si abbeveravano o semplicemente rinfrescavano lungo quelle piccole sponde, per nulla intimoriti dal passaggio dei cavalli o delle persone in quanto ormai abituati dal traffico commerciale che da anni passava all'interno di quel bosco per raggiungere Eval. La strada sotto i loro piedi infatti, era calpestata e segnata dagli zoccoli e strisce di varie carovane e carrozze che passavano di lì spesso.
Adam alzò la testa, guardando le fronde spesse degli alberi che lasciavano filtrare la luce del sole tra i loro rami, finché tutto quanto non gli sembrò familiare.
<<Sapete, ho una strana sensazione di déjà-vu>> esclamò.
<<Che intendi?>> rispose Caleb.
<<Non saprei, ma mi sembra di esserci già stato in questo bosco>>.
<<Hai ragione ragazzo>> disse Eyrion <<questo è il bosco dove abbiamo trovato ognuno di voi mentre tornavamo con la principessa al castello>>.
<<Davvero?>> dissero tutti quasi all'unisono.
<<Si! Anzi, vi faccio vedere una cosa>>.
Una volta oltrepassato il ponte e la collinetta, arrivarono in un punto più di alto, dove poco più in basso di loro, un piccolo laghetto si apriva nel bosco, sfociando da quel piccolo torrente che avevano oltrepassato. In quel momento, Caleb ebbe la stessa sensazione, mentre nei suoi pensieri, si materializzarono ricordi confusi.
<<Io ero lì non è vero?>> chiese poi.
<<Si, sei stato il secondo che abbiamo trovato, il primo è stato Chris poco più avanti>>.
<<Eravate privi di sensi, completamente nudi, e con quei simboli sul corpo in bella mostra>> continuò Kyria.
Ignis provò un lieve senso di imbarazzo, mentre le sue guance arrossivano lievemente sotto i capelli che le nascondevano il viso. Strane sensazioni passavano nelle ossa di ognuno, immaginando da dove provenissero, il loro passato così sfocato e soprattutto perché tutti e quattro nello stesso bosco. Caleb continuò a fissare la superficie del lago, così calmo, silenzioso, che rispecchiava le poche nuvole nel cielo. L'acqua era il suo elemento, ma perché proprio quello?
Eyrion diede un colpetto ai fianchi del suo destriero, che sbuffando riprese a camminare continuando la loro marcia. Ignis passò vicino a Caleb, che aveva ancora lo sguardo fisso sul lago, mentre il suo cavallo lentamente galoppava tenendo il passo.
Voleva dirgli ciò che un paio di giorni prima era accaduto, di come due lacrime gli avevano rigato il volto, lasciando che soltanto un nome "Mary" uscisse dalla sua bocca.
Non ne avevano ancora parlato, ma lei riusciva a scorgere quel tremendo blocco che pesava sul suo petto, che cercava di nascondere con il suo carattere forte e deciso.
Non disse nulla, proseguì a testa bassa, lasciando che Luna, così aveva chiamato il suo cavallo, si aggregasse insieme agli altri. Dalla piccola collinetta sulla quale erano posizionate, ora iniziava una discesa non molto ripida, che si accostava quasi sulle sponde di quel lago azzurro come il cielo e con lievi onde che si appoggiavano sui suoi confini. Poco dopo, sotto uno sguardo di Eyrion, anche Caleb tornò in coda con il suo cavallo, scrollando la testa per cacciare quei pensieri che da un paio di giorni non gli davano pace.
Continuarono la traversata fino al confine del bosco, dove ora si apriva un'infinita distesa verde, con delle montagne in lontananza, le stesse che i ragazzi ammiravano dalla finestra delle loro camere, immaginando cosa potesse trovarsi sotto quelle vette così imponenti.
La strada continuava dritta per molte miglia ora, passando attraverso alcune case di contadini, coltivatori di frutta e semplici pastori.
Da quelle che prima erano solo un paio, ora cominciavano a formarsi in quello che era un piccolo villaggio, formato da casette a schiera, parallele alla strada, dove in molti, lavoravano ai loro orti, le loro pelli e allevavano i loro animali.
La curiosità dei ragazzi era proporzionale a quella dei paesani, che si fermarono ad osservare i cavalieri della regina che scortavano quattro ragazzi mai visti prima. Gli anziani avevano uno sguardo vigile, che con la loro barba bianca li interrogavano dalla testa ai piedi, le donne altrettanto, che mentre lavoravano i tessuti, salutavano Eyrion, che era ormai famoso da quella parti, lui e tutti gli altri; i bambini non tardarono ad arrivare, che camminarono al fianco di Kyria e Lanek, salutandoli e inseguendoli mentre loro ricambiavano i saluti. La loro innocenza, li portò a salutare con lo stesso entusiasmo anche Chris e gli altri, facendo nascere un sorriso persino sul volto imbronciato di Caleb, che ricambiò battendo il cinque a un paio di essi.
Lo oltrepassarono senza fermarsi, lasciando che i bambini li accompagnassero quasi al confine.
Continuarono a camminare, ormai erano passate circa due ore dalla loro partenza da Eval. Caleb finalmente sembrava essersi rilassato, adesso il suo viso era più tranquillo ed era tornato a parlare con gli altri con il suo solito acume.
Il sole, ormai alto nel cielo, preannunciava mezzogiorno, proiettando sulla distesa di prato verde le ombre delle nuvole, che correvano mosse dal vento per dare spazio all'azzurro di una giornata di fine primavera.
Chris si guardò dietro, notando come il regno di Eval, ora spariva quasi dalla loro visuale, nascosto da qualche albero che permetteva appena di vedere la punta dei torrioni del castello.
Il sentiero montano si apriva ora con i suoi alberi che contornavano l’ambiente come la cornice di un quadro. Il loro obiettivo era quello di superare velocemente le montagne e arrivare alla prima cittadina entro sera, non sarebbe stato difficile farlo. Il paesaggio cambiava forma continuamente, passando dai colori accesi e verdeggianti vicino alla pianura, a un più spoglio e grigiastro, con rocce e pareti che si stringevano ai fianchi. Non passò molto infatti prima che si mettessero in fila uno dietro l’altro, poiché troppo stretta la strada per camminare a coppie. Cominciava infatti la prima salita scoscesa che spariva dietro una curva a gomito non troppo distante, non molto ripida ma abbastanza da far rallentare i cavalli. Kyria conosceva quelle montagne, sapeva come muoversi, infatti Eyrion le passò il comando in prima fila.
<<Allora come vi sembra finora questo viaggio?>> ridacchiò lei più avanti.
<<Tralasciando la parte in cui le mie gambe chiedono pietà dal dolore>> rispose Adam con una smorfia <<mi sembra tutto molto tranquillo, quasi una scampagnata>>.
<<E tu saresti un prescelto? Ti fai battere dalla sella di un cavallo?>> lo punzecchiò Chris.
<<Oh lascialo stare Chris, non vedi come quella sella gli sta tenendo testa?>> rispose Ignis.
<<Sembra che il nostro destino sia in buone mani>> esclamò Lanek.
Tutti quanti si lasciarono scappare una risata, mentre Adam aggrottava le ciglia offeso.
<<Certo, certo. Ridete pure, ma sappiate che mi vendicherò>>.
Anche gli altri infatti sembravano soffrire, non essendo abituati a quella posizione e al trottare dei cavalli. Il sentiero intanto si era allargato leggermente, permettendogli di camminare di nuovo fianco a fianco. Avevano camminato per un bel po’ ormai, circa un paio d'ore, era il momento di far rifare i cavalli che iniziavano a sbuffare e ansimare dalla fatica. Secondo Kyria, avrebbero trovato una zona abbastanza ampia da permettergli di fermarsi per un po’, lasciando recuperare anche i ragazzi che accusavano i primi dolori alla schiena. Ignis si avvicinò a Chris con un colpo di redini, una delle poche cose che aveva imparato a fare.
<<Allora?>>.
<< Cosa?>> chiese lui.
<<Ti vedo giù di morale. È per la principessa…>>.
<<Shh>> la interruppe <<Non davanti a loro>>.
Lei ritirò la testa dispiaciuta come una tartaruga, scusandosi con solo il labiale e un sorrisino.
<<È per quello?>> continuò.
<<Diciamo di sì, un po' mi dispiace che non sia qui, ma non posso pretendere molto, ora la cosa più importante è parlare con questo sacerdote>>.
<<Hai ragione, dobbiamo solo aspettare, non manca molto>>.
<<Già>>.
<<Ehi piccioncini>> esclamò Caleb da davanti << cosa avete da complottare parlando a bassa voce?>>.
<<Stavamo decidendo un soggetto per uno scherzo da fare durante la notte è guarda un po’, sembri essere tu il fortunato vincitore>>.
Il viso di Caleb divento serio e pallido, con un sorrisetto nervoso che lo tradiva.
Risero di nuovo tutti, finché Kyria non esclamò di essere arrivati al punto per riposare. Non era nulla di che, una piccola piazzola sterrata e riparata da una tettoia naturale delle rocce, che offriva però un bel panorama su tutta la vallata sotto di loro. Erano parecchio in alto ora, infatti in quel punto si potevano ancora notare i resti delle nevicate non molto recenti, che però ancora tinteggiavano l’ambiente qua e là. Scesero dai cavalli legandoli a degli alberi lì vicino, tirando giù alcune borse con le provviste per il viaggio all’interno. Il regime militare di Eyrion si notò subito una volta aperte le sacche, dove all’interno c’era giusto l’essenziale per sopravvivere con tranquillità rispettando le porzioni assegnate. A ognuno spettava un po’ di pane, della carne essiccata e un po’ di formaggio stagionato, che aveva impregnato con il suo odore forte tutto quanto, pur essendo avvolto in un panno di pelle spessa. Ignis provò a commentare con un piccolo sbuffo, ma venne fulminata con lo sguardo da Eyrion, che si apprestava a prendere un po’ d’acqua dalla bisaccia sul fianco, ognuno di loro ne aveva una. Adam prese la sua carne, e si avvicinò al bordo dello spiazzo, ammirando tutto il passaggio che quella posizione gli offriva. Caleb lo raggiunse, stiracchiando le gambe per distendere i muscoli indolenziti. Diede una pacca sulla schiena di Adam, che gli sorrise addentando il pezzo di carne piuttosto saporita tra le mani.
<<Come va?>> domandò Caleb.
<<Non c’è male, un po’ dolorante anch'io>> sorrise.
<<Non me né parlare>> sbuffò <<Non pensavo facesse così male >>.
Per quanto potessero essere estranei, tra i ragazzi ormai si era creato un rapporto di amicizia e unione non indifferente. Erano legati dal simbolo è vero, ma qualcosa in loro ispirava totale fiducia nell'altro, sui quali potevano contare in qualsiasi momento.
<<Che te ne pare è? Guarda che meraviglia >> disse Adam portando la sua attenzione sul paesaggio.
<<Devo dire che è molto meglio di ciò che vedevamo dalle nostre finestre>>.
Davanti a loro infatti, si poteva vedere un’immensa vallata, leggermente sfocata da una lieve foschia dovuta alla loro posizione sulla montagna rispetto al terreno. Ai lati, una parete di rocce sporgeva oltre il limite con rocce appuntite, dai lineamenti longevi, quasi scolpiti, che fungevano da riparo per uccelli che creavano le loro tane nella parte più interna. Non tardò ad arrivare infatti un’aquila, che stringeva tra le zampe una lepre insanguinato, vittima della sua caccia per portare il cibo ai piccoli, che al suo arrivo iniziarono a cinguettare. Quel suono servì da diversivo soltanto per pochi secondi, distraendoli da quel silenzio che c'era tra i due.
<<Sai, non mi dispiace uscire dal castello e affrontare questo viaggio>> disse Adam lanciando nel vuoto un rametto che aveva raccolto da terra.
<<È vero, è bello fare due passi>>.
<<Intendo che forse era quello di cui avevamo bisogno. Dopo tutto quello che è successo al castello, non avrei voluto causare maggiori problemi se i nostri poteri ci fossero sfuggiti tra le mani>>.
<<Magari impareremo a controllarli prima di arrivare da questo sacerdote, magari sconfiggendo qualche cattivone>> scherzò Caleb allentando la tensione.
<< Perché no, non mi dispiacerebbe uno scontro>> ridacchiò lui lanciando anche l'altra metà del rametto.
<<Non credo voi siate pronti per uno scontro>>.
Una voce autoritaria, piombò su di loro come un rimprovero, facendogli quasi ritirare la testa tra le spalle. Eyrion si avvicinò con le mani conserte dietro la schiena, con il suo portamento elegante e fiero degno del primo cavaliere della regina. Il sole nascosto dietro delle leggere nuvole, si rispecchiava sul petto della sua armatura luccicante, mettendo in mostra il simbolo del regno di Eval con il suo rosso cremisi.
<< Sapete a mala pena come tenere in mano una spada, perciò non scaldatevi perché siete in grado di usare i vostri poteri… o quasi>>.
<<Chiediamo scusa>> dissero all'unisono abbassando la testa.
<<Non serve che chiediate scusa, serve che capiate cosa potreste accadere se qualcuno potesse aggredirci. Qui fuori il mondo è diverso da quello che avete visto ad Eval. Non esistono solo banditi o mercenari, ma cose più oscure vivono in anfratti bui e dimenticati. Tenetelo bene a mente prima di fare gli spavaldi mettendo a rischio le vostre vite o quelle degli altri>>.
Il suo tono, così fermo e diretto, penetrò in ognuno di loro che rimasero in silenzio sentendosi quasi in colpa per averlo pensato. Kyria si avvicinò ai ragazzi sorridendogli dolcemente.
<<È fatto così non preoccupatevi, non ce l’ha con voi>>.
<<Non pensavo potesse arrabbiarsi così>> rispose Caleb.
Lei si sedette su una roccia li accanto, posando a terra la sua spada per sentirsi più comoda. Invitò i ragazzi ad avvicinarsi, parlandogli quasi a bassa voce, mentre Eyrion tornò al suo cavallo accarezzandolo.
<<Circa dieci anni fa, un paio di anni dopo essere stata accettata nei ranghi della corona, all’ ordine venne chiesto di indagare sull'omicidio di qualcuno di importante che aveva con sé delle informazioni che valevano più della sua stessa vita. Accettarono la richiesta da parte del re, partendo il giorno stesso Eyrion, Harantus e Ghelen>>.
<<Era un membro dell’ordine?>>.
Lei sorrise, ricordandolo nel suo periodo migliore.
<<Ghelen era il primo cavaliere dell'ordine, il precursore nonché maestro di Eyrion nell'arte della spada è della strategia di guerra. Un uomo dal portamento maestoso, che sfoggiava con garbo e fierezza insieme alla sua barba e i suoi capelli bianchi, piuttosto precoci per i suoi cinquant'anni. Fu lui a fondare l'ordine, dopo una violenta e sanguinosa guerra tra Eval e il regno confinante, dove persero la vita migliaia di soldati valorosi e innocenti>>.
Caleb e Adam ascoltavano affascinati con gli stessi occhi di un bambino che ascolta le avventure del nonno, lasciandosi trasportare dalle parole e dal suono delicato della voce di Kyria.
<<Quel giorno, mi ricordo che partirono alle prime luci del mattino, la città era a circa quattro ore di cammino perciò volevano avvantaggiarsi>>.
<<Partimmo a mezzogiorno, guidati da Ghelen che correva fiero con il suo cavallo sfrecciando nelle strette strade per raggiungere Ildean>>.
Eyrion si avvicinò interrompendo Kyria, che gli lasciò raccontare la storia rivivendo ogni momento. Ignis e Chris si girarono per ascoltare, persino Lanek smise di affilare i suoi coltelli per volgere la sua attenzione al comandante.
<<Galoppavamo per il sentiero che ci avrebbe condotto a destinazione, mangiando la strada sotto i nostri piedi senza far riposare i cavalli. Quando arrivammo a Ildean, Ghelen si diresse verso una sua vecchia conoscenza, nel miglior posto dove poter raccogliere informazioni, nella locanda>>.
Legarono i cavalli sulla staccionata fuori dalla locanda, mentre le persone che camminavano per la città, li osservavano in disparte, chiedendosi come mai i cavalieri della corona fossero nella loro piccola cittadina. Entrarono creando immediatamente sgomento tra i presenti, che smisero di conversare non appena videro Ghelen che li scrutava a uno a uno. La sua fama era nota in tutte le città del regno di Eval, sapevano che per quanto nobile e altruista lui fosse, non aveva pietà per chi commetteva crimini di un certo spessore. La notizia dell'omicidio di una delle famiglie ricche e facoltose che abitavano Ildean, arrivò direttamente alla corona per un motivo, non per i soldi, ma perché erano in possesso di alcuni documenti e informazioni per alcuni manufatti antichi dal potere devastante. Si avvicinarono al locandiere, mentre i presenti si spostavano al loro passaggio continuando ad osservarli in silenzio, la locanda non era mai stata così silenziosa.
<<Come va Ron?>> salutò Ghelen per primo.
<<Non c'è male, si tira avanti. Cosa posso offrirvi?>> ricambiò il locandiere.
<<Ti pregherei se mi seguissi nel tuo retro bottega, vorrei parlarti di una cosa in privato>>.
Non ci mise molto a capire cosa volesse chiedergli e si avviò alla porta di legno vecchia e cigolante che accedeva alla cucina.
<<Tenete gli occhi aperti>> disse a Eyrion e ad Harantus.
Quando oltrepassò quella porta, venne subito attratto da quel meraviglioso profumo di spezie e carne che proveniva dalla famosa zuppa di Ron, portandolo indietro con i ricordi. Si concesse un paio di secondi per bearsi di quello splendido odore, accompagnato dalla risata del locandiere che sapeva i suoi gusti.
<<Ne vorresti un po' di la verità?>>.
<<Vorrei è vero, ma non ho tempo ora, ho bisogno di sapere una cosa molto importante. Hai informazioni riguardo la morte di Berenor?>>.
<<Non so molto, ma posso dirti con certezza che un paio di giorni prima della sua morte, un uomo con vesti scure e ben equipaggiato è arrivato nella mia locanda incontrandosi con qualcuno in un tavolo appartato. Ho visto che quest'altro gli ha passato un messaggio e poi è sparito da dove era venuto, due giorni dopo hanno trovato il corpo di Berenor nella sua casa>>.
<<Hai idea di dove possa essere andato?>>.
<<Berenor mi raccontò che stava studiando qualcosa di importante nel bosco nero, ma nulla di più. se stai cercando quell'uomo potrebbe trovarsi lì>>.
<<Grazie amico e mi raccomando, non farne parola con nessuno>>.
<<Sono tempi duri>> disse infine il locandiere conoscendo la sua solita frase.
<<Ma lo sarebbero di più senza di noi>> sorrise lui con un occhiolino, quello era il suo motto.
Ghelen raggiunse gli altri e uscirono raggiungendo i cavalli. Galopparono fuori dalla città verso il bosco nero, così chiamato poiché si narra che nelle profondità di esso, dove la luce non riesce a penetrare, ci sia la dimora di creature nate tra le ombre, in una caverna nascosta. Quella storia veniva raccontata ai bambini da generazioni per non farli avvicinare, e da molti anni infatti nessuno osava addentrarsi in quella parte di bosco per nessun motivo.
Per raggiungerlo ci volevano circa due ore perciò galopparono di nuovo velocemente per raggiungerlo in fretta. Ghelen spiegò quanto riportato dal locandiere a Eyrion e Harantus, che
si scambiarono un'occhiata insicura, ma seguirono comunque il loro comandante. Le tracce di zoccoli nel terreno, apparvero finalmente in una zona sterrata che garantiva loro la certezza che qualcuno si era diretto in quella direzione, nessuno passava mai di li.
Era pomeriggio inoltrato quando arrivarono alle porte del bosco, addentrandosi con i cavalli nella fitta boscaglia che a stento li faceva passare.
<<Se quello che mi ha detto Ron è vero, Berenor stava conducendo delle ricerche nella parte più fitta. Sappiamo di quali informazioni era in possesso, forse poteva essere l'ultimo rimasto che ne era a conoscenza>>.
<<Dovremmo tenerci pronti, se questo assassino si è spinto fin qui per cercare ciò che Berenor studiava, non deve essere uno sprovveduto>> intervenne Harantus.
<<Occhi aperti, controllate i lati, tra poco la luce andrà via per nostra sfortuna, ma vedremo quello che vede lui>>.
Camminarono per qualche minuto, lentamente tra le radici e cespugli, mentre le ombre degli alberi si allungavano sempre di più sotto un tramonto ormai prossimo. Arrivarono infine nella zona in cui la luce confinava con il buio fitto e profondo della parte più interna del bosco, dove la montagna ne faceva da padrona. Accesero le lanterne che penzolavano sui fianchi del cavallo, imbracciando la spada pronti per qualsiasi cosa. L'aria rarefatta e pesante di quella parte di bosco, rendeva quasi difficile respirare persino per i cavalli che ogni tanto nitrivano e sbuffavano impauriti. Il silenzio ormai era sovrano e gli occhi di qualsiasi essere vivesse lì, sembravano essere puntati su di loro.
<<Shh>> disse improvvisamente Eyrion.
Una voce, come se stesse recitando qualcosa, si percepì leggera vicino la loro posizione. Nascosto dietro un albero, una figura in piedi avvolta nell'ombra stava parlando contro una parete della montagna, in un punto dove le rocce formavano una specie di entrata. Lasciarono i cavalli in disparte, camminando silenziosamente per tendere un'imboscata all'assassino. Ghelen dava gli ordini con i gesti per accerchiarlo, portandosi infine ognuno dietro un albero, pronti al minimo segnale. Eyrion notò che l'uomo in mano teneva una pergamena, ma non riusciva a leggere cosa ci fosse riportato sopra, finché qualcosa non si illuminò nella fitta oscurità. Delle rune disegnate sulla parete della montagna, cominciarono a brillare con una luce azzurrina, che irradiava completamente la zona intorno a loro. L'uomo aveva il viso coperto da un cappuccio, mentre un mantello lasciava intravedere delle armi sul suo fianco.
Un leggero tremore preannunciò l'apertura di un'entrata nascosta sul fianco della montagna, mentre la roccia immobile dalla forma rotonda che prima bloccava l'ingresso, ora si muoveva verso sinistra aprendo un passaggio. Eyrion fece per alzarsi, ma Ghelen lo bloccò prima che si facesse vedere dicendogli di aspettare e di seguirlo lentamente. L'uomo accese una lanterna sulla sua cintura e si avviò all'interno sparendo nel buio. Ghelen ordinò ad Harantus di rimanere all'esterno a controllare i cavalli e la zona. Si avviarono anche loro all'interno, mantenendo le giuste distanze senza farsi scoprire. L'aria era pesante, fetida anzi, come se oltre ad essere rimasta sempre chiusa, qualcosa si marcio era rimasto chiuso lì dentro. Camminarono per un lungo tunnel tenendo sempre un occhio puntato su di lui, finché non arrivarono nella zona più profonda della caverna, aprendosi in uno spiazzo con il soffitto piuttosto alto, come se la montagna fosse vuota. L'uomo raggiunse la parte opposta e tirò fuori di nuovo la pergamena pronto per leggerla di nuovo.
<<Ghelen non possiamo restare a guardare, dobbiamo fermarlo, non sappiamo cosa potrebbe accadere>>.
<<È proprio per quello che dobbiamo attendere ancora un po'>> lo zittì lui.
<<Ghelen, è in trappola>>
L'uomo iniziò a recitare di nuovo quelle parole sulla pergamena, in una lingua sconosciuta a tutti e tre. Qualche secondo dopo, alcune zone cominciarono a far uscire come una foschia scura dal terreno e dai muri.
<<Ghelen!>> disse di nuovo Eyrion.
<<Non ancora>>.
Eyrion disobbedì, rivelando la sua posizione e gridando contro l'uomo affermando la sua autorità.
<<Fermati>> gridò.
Lui si fermò, ma non si girò nemmeno, ne chiuse la pergamena.
<<Metti a terra la pergamena>> continuò.
Improvvisamente l'uomo cominciò a correre verso un altro tunnel lì accanto e subito Eyrion si lanciò all'inseguimento. Ghelen lo seguì, ma non era agile e scattante come lui. Il tunnel era stretto rendeva piuttosto difficile muoversi agilmente, ma teneva testa a quell'uomo, tallonandolo come un cane da caccia. Proseguirono per qualche centinaio di metri, finché non tornarono nuovamente nella zona precedente. L'uomo ora era al centro della stanza ma ormai Eyrion lo aveva raggiunto e gli puntava la spada dritta al collo. Quando anche il comandante lo raggiunse, sguainò la spada e gliela puntò contro allo stesso modo.
<<Ti ordino di mettere a terra quella pergamena e le tue armi>> intonò con autorità e rabbia Eyrion.
Lui fece una leggera risata.
<<Poveri ingenui, non avete la minima idea di dove vi trovate e avanzate delle pretese?>> continuò ridendo.
<<Che intendi dire?>> disse Ghelen.
Recitò poi due ultime parole.
Mergheol o'drarn
Una leggera scossa fece tremare la terra sotto i loro piedi, mentre la nebbia nera ora cominciava a materializzarsi assumendo come delle forme in grado di muoversi. L'uomo corse via da dove era arrivato, mentre alle loro spalle, cominciavano a uscire dal terreno delle creature orripilanti, degli esseri nati dall'oscurità con parti del corpo simili a quelle umane ma come avvolte da qualcosa che li aveva corrosi. Si avventarono contro di loro come predatori in cerca della loro preda. Lasciarono qualche fendente difendendosi dai loro attacchi, uccidendone qualcuno mentre sulle loro spade colava qualcosa di totalmente diverso dal sangue, un liquido nero e grumoso come il catrame. La situazione ormai era degenerata e le creature erano troppe, ormai cadevano persino dai muri. Scapparono anche loro tornando da dove erano venuti, in una corsa frenetica tra la vita e la morte, con il fiato sul collo di quelle cose che non sembravano desistere dal seguirli. Harantus sentì qualcuno correre dal tunnel, ma non fece in tempo a girarsi che venne colpito con un violento pugno sul viso, cadendo a terra stordito. L'uomo salì sul suo cavallo e corse via, sparendo nell'oscurità della fitta boscaglia senza tornare indietro.
Il tunnel sembrava infinito, mentre i loro polmoni e la loro milza sembravano per scoppiare per la frenesia con la quale correvano. Una leggera sensazione di aria fresca colpì Eyrion sul viso, che capì di essere quasi all'uscita della caverna.
<<Siamo quasi fuori, resisti>>.
Ghelen cominciava a sentire i suoi anni pesargli sulle gambe e sotto la sua pesante armatura, non era più lo stesso comandante di prima. Eyrion ormai lo aveva distaccato di una decina di metri, ormai non poteva più raggiungerlo e le creature erano troppo vicine. Pensò allora a una cosa molto più importante, doveva trovare il modo di fermare l'invasione di quelle cose prima che potessero uscire da quel buco nelle quali erano rinchiuse. Erano anni che in Eyrion vedeva sé stesso qualche anno più giovane e chi meglio di lui poteva prendere il suo posto per guidare l'ordine della corona, perciò prese quella fatidica decisione. Lui intanto era quasi all'uscita, ma alcuni colpi di spada attirarono la sua attenzione. Quando si girò vide Ghelen che combatteva nello stretto tunnel tenendo a bada le creature per non farle passare oltre.
<<Che stai facendo, muoviti>>.
<<No!>> gridò lui <<Dobbiamo fermare questi orrori, non possiamo lasciarli uscire>>.
<<Sono troppi, non ce la faremo mai a tenerli dentro>>.
<<Tu e Harantus chiudete l'ingresso, io li trattengo>>.
<<Sei impazzito?>> disse lui avvicinandosi con la spada sguainata per aiutarlo.
<<No!>> gridò di nuovo <<Vai!>>.
<<Ma...>>.
Harantus entrò appena nella caverna vedendo la situazione e subito sguainò la spada pronto per aiutarlo.
<<Io ormai sono vecchio e non ce la faremo mai a fermarli se qualcuno non li trattiene. Tieni, ora sei tu il nuovo comandante dell'ordine>> Ghelen lanciò il suo ciondolo a Eyrion raffigurante il simbolo dell'ordine che lui stesso aveva fondato.
<<Andatevene e chiudete la porta dietro di voi, sigillatela>>.
<<Comandante...>> disse Harantus.
<<Ora!>> e tornò a combattere mentre alcuni di loro ormai lo avevano colpito lacerandolo in vari punti.
Entrambi uscirono senza voltarsi indietro, pronti a spingere quella pesante roccia con tutte le loro forze, mentre i loro muscoli sembravano per strapparsi dallo sforzo. Quando la roccia toccò l'estremità, le rune si illuminarono di nuovo sigillando nuovamente quella caverna come Ghelen gli aveva ordinato. Eyrion si lasciò cadere a terra per la fatica, mentre Harantus colpiva a pugni pieno di rabbia la roccia ormai immobile. Tutto tornò nel silenzio, ma il suono di quelle creature e i loro versi, ancora oggi sono vivide nei ricordi di Eyrion, così come il ricordo del valoroso comandante Ghelen.
Ignis si lasciò scappare una lacrima a quella storia, mentre gli altri osservavano a bocca aperta e in silenzio Eyrion che si avvicinò al bordo dello spiazzo guardando nel vuoto, con un senso di tristezza e sconforto dentro ognuno per l'infausto destino che aveva colpito quell'uomo così coraggioso. Quella che raccontò non era una storia, ma la proiezione diretta dei suoi ricordi così vividi che ancora oggi a distanza di anni, non lo hanno abbandonato. Rimase a fissare il paesaggio, mentre ormai il sole stava tramontando oltre le montagne.
<<Sono tempi duri, ma lo sarebbero di più senza di noi>>.
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Nabradia
FantasySTORIA COMPLETA PRIMO LIBRO DELLA TRILOGIA Restate con me, vivete anche voi il viaggio a Elmorea! Tutto ebbe inizio quando i primi regni vennero eretti dagli uomini nel grande continente di Elmorea. Quattro re magnanimi ascesero al potere, comand...