La musica si percepiva già dall'esterno del locale. Un pub in stile irlandese, dove erano soliti andare tutti e tre per bere qualcosa e festeggiare, quella sera aveva il pieno di gente essendo venerdì sera. All'interno, un gruppo cover suonava musica dal vivo, con alcuni che ballavano e altri che se la godevano da lontano ai propri tavolini. Salutato il loro amico al bancone, dato che ormai erano clienti fissi da un paio d'anni e vennero accompagnati ad un tavolino rotondo nell'angolo del locale. La testa di Chris non gli faceva più male, ma con quella musica così alta e il cantante fomentato che strillava le luci stroboscopiche rischiavano seriamente si farglielo tornare.
Una volta seduti, presero in mano il menù per controllare cosa potessero ordinare. Robert era astemio, perciò prendeva sempre il solito hamburger, patatine e una panna cotta. William invece era suo solito fissare il menù per molto tempo, per poi chiedere a Chris cosa volesse.
<<Tu che prendi?>>.
Era ormai diventata un'abitudine, ma alla fine sceglieva sempre hamburger e birra scura.
Chris invece aveva lo sguardo perso nel vuoto. Fissava un punto sul tavolino continuando a rigirare il sottobicchiere con le dita. Qualcosa lo turbava, lo sentiva, ma non riusciva a capire cosa fosse, non lo ricordava. Credeva fosse un sogno, ma la sensazione era troppo strana da sembrare tale.
Un paio di calci sul piede però lo fecero tornare in se, William lo stava chiamando.
<<Allora?>>.
<<Cosa?>> chiese perplesso.
<<Cosa prendi?>>.
Guardò il menù facendo finta di leggere, non aveva voglia di qualcosa in particolare perciò lascio scegliere a Willi per una volta, si sarebbe adeguato.
<<Scegli tu, prendo lo stesso>>.
<<D'accordo>> disse chiamando con il dito la cameriera del locale.
Una bella ragazza dai capelli rossi, con un viso delicato e sorridente, tirò fuori dal taschino della parannanza un tacccuino e una penna, pronta per l'ordinazione.
<<Allora prendiamo il numero ventiquattro per tre, poi il diciotto, due birre chiare e una coca per l'astemio>> disse ridendo.
Anche lei accompagnò la risata, poi si allontanò dirigendosi in cucina.
Robert fece un cenno a Willi, indicando Chris con la testa che si era fissato di nuovo.
<<Chris!>> esclamò.
<<Mh...?>> mugugnò.
<<Che hai? Sei strano>>.
<<Non lo so, forse non mi sento bene>>.
<<E' successo qualcosa?>> chiese Robert invece.
<<No, no>> evitò lui <<Forse sono solo stanco o non saprei>>.
<<Ma oggi fai ventitre anni, dobbiamo festeggiare>>.
Non rispose, semplicemente continuò a ripensare cercando qualcosa, ma invano. Per quanto si sforzasse era come se mancasse un frammento dai suoi ricordi. Gli altri due intanto iniziarono a parlare delle loro rispettive ragazze, come sempre, aspettando che arrivasse l'ordinazione.
Chris si guardò un po' intorno. L'aria era calda, con un puzzo di sudore e fumo che penetrava i polmoni. La macchina per il fumo emetteva a tratti delle nubi bianche spesse e pesanti, facendo tossire chiunque le respirasse. L'ambiente però era pieno, si faceva fatica a camminare. Di solito non c'erano così tante persone, ma quella cover band era molto famosa, perciò essendo una serata gratuita, in molti colsero l'occasione.
Tra la musica alta e le varie urla, Chris riuscì a udire qualcosa di strano, come se fosse diretto a lui.
Un sussuro, una voce leggiadra.Ima tar Neero ne eloi'i
Alzò la testa di scatto, guardandosi intorno. Quella parola echeggiava nella testa, come a riempire uno spazio vuoto. Il suo petto iniziò a dolorare, come se si fosse ustionato al sole. Iniziò a strofinare la mano per placarlo appena, ma invano.
<<Tutto ok?>> chiese Robert.
<<Si, vado un attimo in bagno torno subito>>.
Si allontanò in fretta, quasi correndo. I bagni non erano molto distanti e per fortuna non c'era fila per entrare. Aprì la porta quasi violentemente, facendola sbattere sulle mattonelle del muro coperte da scritte a pennarello. Il dolore al petto stava aumentando, doveva controllare cosa avesse. Nel bagno intanto, aleggiava una leggera foschia bianca, dovuta non al macchinario del palco, ma a quelli che avevano fumato gettando mozziconi ovunque. Tra graffiti, scritte, numeri di ragazze e sigarette spente, Chris cercava di trattenere il respiro in quanto insopportabile, ma non più del dolore che provava. Si tolse la maglietta e aprì il rubinetto dell'acqua fredda bagnandosi la mano. Quando alzò gli occhi vedendosi riflesso nello specchio, si spaventò facendo un passo indietro. Sulla parte sinistra del petto, sopra il cuore, si era formato come un tatuaggio nero abbastanza grande e nitido. Cominciò a fissarlo, la forma era strana, chiedendosi come se l'era fatto. Poi di nuovo quella parola, quel sussurro, tornò a farsi sentire e il simbolo sul suo corpo continuò a bruciare sempre di più.
Per un momento, guardandosi allo specchio, il colore dei suoi occhi passò da azzurro a bianco ghiaccio. Aveva il fiatone e cercava di non urlare digrignando i denti più che poteva, quasi a spaccarli. Quella leggera foschia nel bagno dovuta al fumo, iniziò a muoversi, come se ci fosse una finestra aperta, giarando in cerchio.
Le due lampade all'interno del bagno aumentarono l'intensità della luce, sempre di più.
Chris intanto aveva lo sguardo fisso su se stesso, ansimando per il dolore per qualche altro secondo.
Poi, d'un tratto, i suoi occhi tornarono normali così come l'aria nella stanza e le luci. Quasi cadde a terra privo di energie, sconvolto da quanto era appena successo.
I suoi pensieri ora si concentrarono su cosa avrebbe detto ai suoi amici. Gli avrebbero creduto? Non lo sapeva, ma doveva comunque provarci.
Qualcuno entrò nel bagno, un ragazzo con i capelli lunghi biondi, alto e magro. Teneva un bicchiere di birra in mano, che quasi fece cadere veddendo Chris in ginocchio con l'affanno e a torso nudo.
<<Tutto bene?>> domandò allarmato.
Accennò un semplice e veloce si con la testa.
Continuò a fissarlo finché non entrò velocemente nel piccolo bagno, chiudendo la porta a chiave dietro di se. Lui intanto si rialzò in piedi, aprendo l'acqua per sciacquarsi un po' il viso e riprendersi.
Prese uno dei tovaglioli per asciugarsi, contiuando a fissare quello strano tatuaggio sul suo corpo. Indossò la maglietta e si avviò verso l'uscita per tornare dai suoi amici, nella sua testa però rimbombava ancora quella parola incomprensibile.
Quando arrivò al tavolino trovò Robert già al dolce e William che aveva quasi finito il suo hamburger e mezza birra.
<<Dove eri finito?>> chiese William con la bocca piena.
<<Ragazzi devo mostrarvi una cosa>>.
Tutti e due lo guardarono perplessi, quasi preoccupati.
<<E' successo qualcosa di inspiegabile nel bagno e mi sono ritrovato questo addosso>>.
Tirò su la maglietta facendo vedere ciò che aveva sul petto. Alcuni nel locale si girarono, altre ragazze invece guardavano con espressione compiaciuta ammirando il fisico atletico di Chris.
Loro due invece erano sorpresi, con gli occhi spalancati.
Lui intanto attendeva una reazione, una risposta, ma niente.
<<Ti sei fatto un tatuaggio?>> esclamò poi William contento.
<<E bravo Chris, che non ci dice niente. E' il tuo regalo per te stesso?>> ridacchio invece Robert.
<<No, non mi sono fatto un tatuaggio, non ho idea di chi me l'abbia fatto>>.
Ora cominciarono a ridere prendendolo in giro.
<<Cioè ti fai un tatuaggio e non ti ricordi di essertelo fatto?>>.
<<Da quanto ti droghi?>> sbottò ridendo Robert con la sua classica risata da iena.
Chris sbuffò, capendo che sarebbe stato inutile discuterne. Alzò gli occhi al cielo guardando gli altri nel locale, che continuavano a ballare mentre il gruppo suonava. La musica però, anche se con il volume al massimo, sembrava non esistere per lui. Riusciva soltanto a sentire quell'unico pensiero che prevaleva su qualsiasi cosa.
<<Sentite>> sbottò <<Non so cosa sia, ma poco fa in bagno è successo qualcosa di strano>>.
Entrambi lo guardarono di nuovo, ridacchiando ancora sotto i baffi, pronti per sentirne un'altra delle sue.
<<Questo simbolo, tatuaggio chiamatelo come volete, ha cominciato a farmi male improvvisamente. Il dolore era straziante e intanto, intorno a me, stava succedendo qualcosa di strano che non riuscivo a controllare>>.
Ci fu un secondo di silenzio, poi una risata sfrenata partì da tutti e due attirando l'attenzione nel pub.
Ridevano talmente tanto da superare persino il volume della musica, facendo girare persino il cantante sul palco. Non poteva aspettarsi altro, era ovvio che non gli credessero. Rimase con il broncio, mentre i suoi amici lo deridevano rumorosamente.
Guardò il telefono, erano le ventuno e un quarto circa. Li guardò di nuovo, poi si alzò in piedi.
<<Vado a farmi un giro>> esclamò.
Ora si calmarono di colpo diventando seri.
<<Ma smettila di dire cazzate e mettiti seduto, dobbiamo ancora brindare al tuo compleanno>> sbottò William con la mano.
<<Fai il serio, siamo appena arrivati>> continuò Robert.
<<No sul serio, voglio farmi una passeggiata, non serve che mi accompagnate>>.
<<Ma che stai dicendo, perchè devi farti un giro?>>.
<<Voglio schiarirmi le idee, voglio prendere un po' d'aria>>.
William sbuffò guardando Robert, che annuì un po' scocciato con la testa. Mandò giù tutto d'un fiato l'ultimo goccio di birra e si alzò.
<<Va bene andiamo a pagare>>.
<<No!>> li bloccò Chris <<Voglio stare un po' da solo>>.
<<E' il tuo compleanno, siamo venuti per festeggiare, perchè adesso devi andartene. Perchè ti abbiamo preso in giro?>>.
<<Ragazzi piantatela, ci guardano tutti>> esclamò Robert sentendo gli occhi di tutti addosso.
<<Falla finita, non devo spiegarti niente di più>> controbatté Chris.
<<Ah no? Siamo venuti qui per te e ora perchè fai il bambino dobbiamo andare? Cresci>>.
Chris lo guardò con occhi pieni di rabbia, quasi di sfida. Prese il giacchetto dalla sedia e si avviò velocemente verso l'uscita del locale.
William invece imprecò e si rimise seduto, guardando Robert che sembrava rimproverarlo.
<<Che c'è?>> esclamò.
Fuori intanto Chris si era già allontanato a passo svelto, con la rabbia mista alla confusione che aveva in testa. Chiuse la zip del giacchetto e mise le mani in tasca, faceva piuttosto freddo per essere primavera. Il meteo infatti aveva annunciato che le temperature sarebbero scese in quella settimana e per oggi era prevista pioggia sulla città. Lui non fece nemmeno caso al cielo annuvolato che copriva persino la luna, si limitò semplicemente a camminare con le cuffiette alle orecchie e la musica con il volume al massimo.
Le strade intanto erano deserte, la gente preferiva rimanere a casa o andare al chiuso in un locale, piuttosto di rimanere all'esterno con quel tempo. Era soltanto lui, da solo che vagava immerso nei suoi pensieri, cercando di rimetterli in ordine.
La musica si fermò per un attimo, lasciando spazio al suono di un messaggio in arrivo.
"Dove sei? W"
Guardò a malapena lo schermo, rimettendo il cellulare in tasca facendo finta di niente. Continuò a camminare, mentre le prime gocce di pioggia iniziavano a cadere.
Intanto, Chris riuscì a notare un autobus che veniva verso la sua direzione. La corsa era la stessa che prendeva tutti i giorni per tornare a casa, quella che avrebbe fatto lo stesso giro di sempre. Si accostò alla fermata, facendo scendere una coppia che correva abbracciata sotto un balcone per ripararsi, così sfruttò l'occasione per prendere il mezzo e tornare a casa.
Quando salì notò che l'autista era differente, uno nuovo che non aveva mai visto, ovviamente era il suo cambio. Impassibile chiuse le porte dal pulsante e ripartì, continuando a parlare al telefono con l'auricolare che aveva.
Chris si diresse verso un altro posto: a metà dell'autobus vicino l'uscita.
Appoggiò la testa al vetro freddo, guardando le gocce di pioggia che colpivano il finestrino scivolando lentamente, fino ad aumentare sempre di più. Il tempo era peggiorato, ora pioveva più intensamente.
Un altro messaggio arrivò sul telefono, ma non lo guardò nemmeno, sapeva già chi fosse. Poi ne arrivò un altro; un altro e un altro ancora, tutti da William. Sbuffando tolse l'audio al cellulare, notando un chiamata in arrivo del suo amico. La osservò per qualche secondo, ma non rispose, era ancora troppo arrabbiato per parlarci. Le discussioni tra loro erano rare; un trio talmente unito da non litigare quasi mai. A volte però succedeva un caso del genere e l'orgoglio prevaleva sull'amicizia. La chiamata terminò, lasciando il messaggio di avviso. Chris tornò a guardare all'esterno, lasciandosi cullare dal suono della pioggia che cadeva sull'asfalto e sul vetro.
Nella sua mente era tornata di nuovo quella parola, che tentava di decifrare o di capire cosa fosse successo nel bagno. "Neero sal... Ma che vuol dire!" pensava. Spense la musica e chiuse gli occhi, lasciando spazio ai suoi pensieri. Tamburellava con il dito sul ginocchio, concentrandosi per riordinare la mente.
Tutto era buio; una sola piccola luce sembrava sospesa a mezz'aria in lontananza. Cercò di raggiungerla ma sembrava allontanarsi a ogni suo passo. "Concentrati".
Un suono, leggero quasi delicato, rintoccava facendo eco in quell'oscurità. La piccola luce ora sembrava diventare più grande, come se si stesse avvicinando. C'era qualcosa intorno, come una leggera foschia ad avvolgerla quasi impercettibile.

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Nabradia
FantasíaSTORIA COMPLETA PRIMO LIBRO DELLA TRILOGIA Restate con me, vivete anche voi il viaggio a Elmorea! Tutto ebbe inizio quando i primi regni vennero eretti dagli uomini nel grande continente di Elmorea. Quattro re magnanimi ascesero al potere, comand...