Capitolo 38

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Buio, tutto era buio. Dopo che l'ultimo spiraglio di luce era svanito quando la porta si sigillò, tutto era completamente nero. Con le braccia rivolte in avanti, facendo attenzione a dove camminasse, Ignis brancolava alla cieca cercando qualcosa su cui appoggiarsi.

Dopo pochi secondi, una fiamma rossa si accese in fondo alla stanza, su una colonnina. La piccola fiammella proveniva da una candela rotonda, debole e delicata si muoveva sinuosamente. Fece un passo in avanti, cercando di raggiungerla, ma improvvisamente altre si accesero subito dopo. Una a una, numerose candele, più di un centinaio, si accesero da sole illuminando tutta la stanza. Non era molto grande, una stanza rotonda di circa venti metri quadrati, con una vasca in pietra posta al centro. Le candele la circondavano del tutto, rendendo finalmente visibile anche quel piccolo altare nascosto tra le ombre. La statua di una donna, realizzata con della pietra nei minimi dettagli più grande di lei, sembrava guardarla in silenzio, come se attendesse. Gli occhi erano chiusi, ma sembrava la stessero osservando fin dentro l'animo, mettendola quasi a disagio. Aveva però un viso bellissimo, delicato, una bellezza penetrante.

Al centro del suo petto, una pietra trasparente era incastonata per bene nella pietra.

Le braccia invece, aperte come ad accoglierla con un abbraccio, erano rivolte con il palmo delle mani verso l'alto.

Nel profondo silenzio, dove solo il suo respiro prevaleva, si udì un rapido bisbiglio.

<<Chi è?>> esclamò allarmata.

Le fiammelle si mossero come se uno sbuffo di vento le avesse oltrepassate.

Un altro bisbiglio.

<<Chi sei?>>.

Quelle parole nella sua mente le aveva già sentite, nei suoi sogni.

Finalmente diventarono comprensibili, ora riusciva a capire cosa volessero dire.

“Entra nella vasca”

Si avvicinò lentamente guardando all'interno. Era piena d'acqua fino a metà, con i riflessi leggeri delle candele sullo specchio immobile.

Ignis tolse i suoi vestiti, rimanendo nuda, col contatto freddo dei suoi piedi sul pavimento in pietra. La stanza era calda, le candele l'avevano riscaldata a dovere, creando un piacevole tepore.

Mise prima un piede, poi l'altro, l'acqua era fresca e c'era qualcosa sul fondo, sembravano sassi.

Con la pelle d'oca, lentamente scendeva sedendosi, lo shock termico stava ormai passando.

Afferrò con le mani una delle pietre sul fondo, ma non erano nient'altro che semplici pietre levigati.

“Inginocchiati e concentrati”

Spostò le pietre sui lati per non farsi male e seguì ciò che gli era stato detto. Si sedette sui talloni, mentre l'acqua ondeggiava sul suo ventre che si contraeva per il freddo.

“Chiudi gli occhi. Concentrati”

Quando chiuse gli occhi, tutto si spense.



                                                                        ***

L'acqua era piacevole, fresca, non gli dava molto fastidio. Lasciò cadere sul fondo una delle pietre che aveva raccolto, curioso di vedere cosa fossero, ma era solo un sasso.

Portò lo sguardo verso la statua, osservandola attentamente.

L'uomo raffigurato aveva un bel portamento. Aitante, fiero, con un braccio rivolto verso l'alto e lunghi capelli fino alle spalle. La mano sinistra era rivolta verso una piattaforma concava, come una vaschetta, che sembrava comunicasse con le altre quattro, che scendevano una dopo l'altra come un percorso. Alla fine, dove una piattaforma più grande all'altezza del ginocchio terminava il tutto, quello che sembrava essere un cristallo era posto al centro di essa, incastonata nella pietra. Grande più o meno una decina di centimetri, dalla forma ovale con delle sfaccettature simmetriche.

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