La giornata era stata piuttosto dura. La notizia che lui e sua sorella avrebbero dovuto affrontare un viaggio inaspettato verso Nir Talia, lo aveva abbastanza turbato.
Era tardi, la luna era alta e le stelle luminose, ma nulla sembrava calmarlo, nemmeno dormire. Continuava a girare per la stanza, con i nervi a fior di pelle. Forse era solo paura o forse era impazienza, ma i suoi pensieri erano confusi e la sua mente offuscata. L'idea che sua sorella si esponesse ai pericoli di un tale viaggio, senza saper nemmeno maneggiare una spada, lo impauriva. Gli era stato detto che non sarebbero stati soli, che i cavalieri del re li avrebbero accompagnati, ma non si fidava.
Continuava a chiedersi se fosse in grado lui stesso di proteggerla qualora fosse servito.
Si affacciò sul balcone, fuori dalla finestra, ripetendosi di stare calmo e di rilassarsi, respirando a pieni polmoni l'aria fresca di quella notte.
Non ci riusciva.
Prese quindi la maglia dalla sedia e uscì dalla porta della sua stanza, camminando velocemente verso l'uscita del castello. Aveva bisogno di schiarirsi le idee, di metabolizzare il tutto, e l'unico posto era il bosco dove era solito allenarsi da solo.
Una volta uscito all'esterno e superate le guardie di ronda, si diresse verso il lato est del castello, dove un piccolo sentiero semi nascosto, lo avrebbe condotto alla riserva del re, una piccola macchia verde dove si addestrava.
A volte, dopo aver finito gli allenamenti con Ilberd, o quando lui partiva per svolgere alcuni compiti del re, si recava in quel posto, dove segretamente aveva portato delle armi per allenarsi. Le teneva nascoste dietro un cespuglio, al riparo da curiosi e intemperie. Li c'era tutto quello che poteva servirgli: lance, spade, coltelli, scudi, archi e balestre. Dava tutto sé stesso nell'arte della guerra, brandendo più armi possibili per affinare la sua conoscenza e la sua tecnica.
Passava più tempo in quel bosco da solo che con Ilberd quando lo addestrava, lo rilassava, lo scaricava.
In men che non si dica arrivò a destinazione, seguendo il sentiero sterrato fino al piccolo piazzale d'erba antecedente il bosco. Uno spiazzo erboso di circa quaranta metri quadrati, dal quale poi si estendeva la boscaglia.
Tolse la maglia agganciandola a un ramo li vicino, poi andò al suo nascondiglio di armi e prese la sua spada, leggermente scheggiata ai lati e piuttosto vissuta.
Fece un bel respiro, chiuse gli occhi assumendo una posa e cercò di indirizzare tutto il suo stress in quei colpi, mantenendo la calma.
Riaprì gli occhi e iniziò a lanciare fendenti, immaginando degli avversari da fronteggiare.
Si muoveva in maniera impeccabile, preciso, fluido e allo stesso tempo aggressivo. A ogni colpo aggiungeva un grido, caricandolo sempre di più. C'era qualcosa in lui, qualcosa di diverso, come una nuova forza, la percepiva, la sentiva scorrergli nelle vene. Il cuore batteva, i polmoni cercavano ossigeno per distribuirlo a tutti i suoi muscoli in tiro, Ilberd gli aveva insegnato bene. Alternò la spada tra le mani, eseguendo mosse varie finché poi non la lanciò, dritta a tagliare il vento con un sibilo, conficcandosi su un albero poco distante.
Era in ginocchio, affannato, con il braccio ancora disteso dopo il lancio. La sua mente sembrava sgombra, ma non sembrava averne abbastanza. Aspettò qualche secondo per riprendersi, poi si alzò e si diresse verso una nuova arma, ma qualcosa lo fermò.
Un rumore, un fruscio come di qualcosa che si muovesse tra i cespugli gli fece aguzzare i sensi, mettendolo in allerta.
Quando girò la testa, vide un'ombra, una figura in piedi tra i cespugli più avanti nascosta nell'ombra.
<<Chi va là?>> gridò.
Nessuna risposta, ma la figura corse via, addentrandosi nel bosco.
Cuthalion le corse subito dietro, nessuno conosceva quel posto tranne lui, perciò pensò immediatamente a una minaccia, a un intruso.
Afferrò la maglia indossandola in fretta e si addentrò anche lui tra gli alberi, correndo dietro a quella che sembrava essere una donna, con i capelli lunghi raccolti in una coda.
<<Fermati!>> esclamò, ma senza successo.
La ragazza sapeva correre e bene anche, quasi più di lui, ma Ilberd non gli aveva insegnato solo a essere un guerriero, ma anche uno stratega.
La sua mente si focalizzò su un unico obiettivo, elaborando varie strategie per batterla in astuzia anziché in velocità.
Nessuno conosceva quel bosco come lui e sapeva come muoversi tra gli alberi, perciò svoltò a sinistra sparendo tra gli alberi.
La ragazza girò la testa per controllare se fosse ancora seguita, ma non vide nessuno.
Rallentò appena la corsa fermandosi in un altro spiazzo d'erba più piccolo, ma nemmeno il tempo di metabolizzare e di tirare un sospiro di sollievo, che Cuthalion la placcò dai fianchi gettandosi a terra. Rotolarono qualche metro, fermandosi uno vicino all'altra. Lui si alzò in fretta prima che potesse scappare e le si portò sopra bloccandole gambe e braccia.
La luce della luna le illuminò finalmente il viso, mostrando una bellezza folgorante e dei capelli rosso fuoco. I loro occhi si incrociarono, lasciando Cuthalion completamente immobile, fermo ad osservare quel viso così bello.
Anche lei non si mosse, rimase lì, fissando intensamente quegli occhi verdi e quel viso marcato che creava un gioco di ombre sotto la luce bianca pallida della luna.
I loro respiri erano in sincronia, così come il battito dei loro cuori, che ormai sembrava accelerare per le emozioni più che per la fatica.
Cuthalion però scrollò la testa cacciando i suoi pensieri e tornando lucido sul suo obiettivo di fermarla, non la conosceva, poteva essere chiunque.
<<Chi sei?>>.
<<Perdonami, non sapevo che fosse un problema venire qui...>> cercò di giustificarsi.
<<Da dove sei arrivata?>> insistette.
<<Alloggio nel castello, sono ospite della regina Meloria...>>.
Allentò la presa sui polsi, come conosceva sua madre? Una spia? Poi si ricordò delle parole di suo padre, che gli aveva raccontato di avere degli ospiti a palazzo sotto la loro protezione. La guardò un'ultima volta dritta negli occhi, sinceri e impauriti che lo fissavano a sua volta senza battere ciglio. Si tolse da sopra di lei, lasciandola libera di muoversi, sedendosi però al suo fianco per controllarla. Si concessero qualche secondo per riprendersi da quella corsa frenetica. Eppure, qualcosa continuava a non tornargli, come aveva scoperto quel luogo?
<<Come sei arrivata qui? Questa zona è ben nascosta e nessuno la conosce>>.
<<Non saprei... Sono uscita dalla mia stanza perché non prendevo sonno e ho deciso di fare due passi. Immersa nei miei pensieri devo aver seguito un sentiero che mi ha portata qui. Non è male, mi sono subito tranquillizzata>>.
<<Già, questo posto fa questo effetto. Io ci vengo quasi sempre, ad allenarmi o semplicemente a passare del tempo quando anche io sono nervoso>>.
Quella ragazza era strana, aveva qualcosa nei suoi occhi, nel suo viso, che trasmetteva fiducia. Era raro che Cuthalion parlasse con qualcuno che non fosse sua sorella e soprattutto di rado rideva, ma in quell'occasione qualche sorriso gli scappò, quasi senza volerlo.
<<Prendi questo spiazzo per esempio, è il posto perfetto per sdraiarsi e schiarirsi le idee sotto la luna>> disse lei alzando gli occhi al cielo.
<<Ti sbagli>> la corresse lui <<Ce n'è uno migliore>>.
Anche lei lesse in lui la stessa cosa, come se potesse fidarsi, come se dietro quell'aspetto da guerriero ci fosse qualcosa di tenero nascosto. Il suo sorriso per esempio, era sincero, si vedeva che era timido e non rideva molto, ma non in quell'occasione.
La aiutò ad alzarsi porgendole la mano e invitandola a seguirlo nel bosco. Camminarono insieme per un po', lasciando che lui le facesse da guida, facendole prestare attenzione a tutti i punti in cui la vegetazione era più ostile.
Arrivarono infine ad una piccola collinetta e una volta superata, il punto migliore del bosco, dove un ruscello naturale, sgorgava da sotto le pietre e si prolungava attraversandolo tutto. In quel punto non c'erano alberi, solo una zona verde con questo ruscello al centro e il cielo sgombro dalle folte chiome degli alberi, lasciando libera la luna e le stelle, che illuminavano il tutto con giochi di luce. Alcune lucciole sfioravano il velo dell'acqua, volteggiando l'una con l'altra come in una danza elegante e ipnotica. I gufi e le civette cantavano nella notte, alla ricerca di qualche topo o lepre da afferrare. Il gorgoglio del ruscello accompagnava il fruscio delle foglie che si muovevano sotto un leggero sbuffo di vento. Gli occhi della ragazza brillarono e la sua espressione felice, con la bocca aperta per lo stupore, disegnarono un altro sorriso sul volto di Cuthalion, per la prima volta felice di aver condiviso quel posto con qualcuno.
<<Vieni>> poi disse.
Si diressero verso un rialzo d'erba, un'altra collinetta naturale vicino al ruscello, dove dell'erba verde e morbida, bagnata dalla rugiada, sembrava invitarli a sedere.
Una volta seduti, esclamò fiero e felice <<Questo è il miglior posto di tutta Eval>>.
<<È bellissimo...>>.
La osservò ancora, mentre si tirò i capelli dietro l'orecchio, lasciando il suo morbido viso libero da guardare. Lei si girò improvvisamente, incrociando di nuovo il suo sguardo, con un sorriso sulle labbra ammaliante.
<<Non ci siamo ancora presentati>> esclamò poi imbarazzato <<Il mio nome è Cuthalion>> e le porse la mano.
<<Ignis, molto piacere>>.
Veramente un bel nome pensò, mai sentito prima.
<<Cos'è che ti turba? Se sei arrivata fin qui immersa nei tuoi pensieri, deve essere qualcosa di importante>>.
<<Già... oggi è stata una lunga giornata. Un mio amico ha rischiato molto oggi e ci siamo veramente spaventati, pensavamo che la cosa potesse solo peggiorare>>.
<<Mi dispiace... spero che ora stia meglio>>.
<<Si, sembra essersi ripreso, ma ha bisogno ancora di riposo, deve recuperare molto>>.
Il suo viso ora era cambiato, si era intristito, dispiaciuto, si vedeva bene, quel sorriso sembrava essersi spento.
<<Tu invece? Come mai avevi bisogno di schiarirti le idee?>>.
<<Beh, ho saputo oggi che fra qualche giorno dovrò partire per un lungo viaggio e la cosa non mi piace per niente, soprattutto perché ci sarà mia sorella>>.
Il suo tono era protettivo, si capiva, e le provocò un senso di felicità nel vedere che tenesse così a qualcuno.
<<Ti preoccupi per lei?>>.
<<Si, purtroppo non è come me, non è addestrata a impugnare una spada>>.
<<Beh, non credo che partirete solo voi due, vi accompagnerà qualcuno spero>> esclamò ridendo.
<<Si, in molti a quanto ho capito, ma non riesco comunque a fidarmi. Vedi, giurai di proteggerla fin da piccolo, per non esporla mai a nessun pericolo>>.
<<È più piccola di te?>> esclamò afferrando qualche ciuffo d'erba mentre parlava.
<<No, siamo gemelli>>.
<<Allora è molto di più di un semplice legame fraterno>> continuò ridendo.
<<Tu hai fratelli?>>.
Di nuovo quell'espressione triste, come se avesse toccato un tasto dolente, quasi si sentì dispiaciuto ad averglielo chiesto.
<<Perdonami se ti ho chiesto qualcosa che non dovevo...>>.
<<No, figurati...>> lo interruppe <<È che non ricordo nulla del mio passato>>.
<<Che vuoi dire?>>.
<<È una storia lunga, l'ultima cosa che ricordo è di essermi svegliata in un bosco e poi di nuovo nel castello, ma non ho memoria del mio passato, come se ci fosse un vuoto totale>>.
Su di loro piombò il silenzio, non sapendo cos'altro dire l'un l'altro. Lei giocava con i fili d'erba, spezzettandoli e lanciandoli nell’aria, Cuthalion invece guardava il cielo, ascoltando il bosco che sembrava rilassarla.
<<Mi dispiace... non era mia intenzione>> esclamò poi lui sentendosi in colpa.
<<Non preoccuparti, anzi dovrei ringraziarti>> disse invece lei tornando a sorridere <<Mi hai mostrato questo posto magnifico che, se posso e tu mi autorizzi, visiterò più spesso>>.
<<Certamente>> disse sorridendo, vedendo come quella ragazza riuscisse a tornare allegra lasciandosi i problemi alle spalle <<Anzi, magari posso accompagnarti io, che ne dici?>>.
Lei lo guardò negli occhi, con il suo sguardo intrigante e un sorriso provocatorio sulle labbra che le piaceva. Si morse il labbro trattenendosi, ma accettò con la testa sorridendo.
<<Credo sia ora di rientrare, non vorrei mi dessero per dispersa>>.
<<D'accordo, lascia che ti accompagni, potresti perderti>>.
<<Già, non mi ricordo molto bene la strada fatta, ero troppo impegnata a scappare da qualcuno che mi inseguiva>>
Scoppiarono entrambi in una risata e camminarono di nuovo insieme per la strada di ritorno, tornando ognuno nella sua stanza.

STAI LEGGENDO
Nabradia
FantasySTORIA COMPLETA PRIMO LIBRO DELLA TRILOGIA Restate con me, vivete anche voi il viaggio a Elmorea! Tutto ebbe inizio quando i primi regni vennero eretti dagli uomini nel grande continente di Elmorea. Quattro re magnanimi ascesero al potere, comand...