Capitolo 21

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Quando Eloeth aprì gli occhi la prima cosa che avvertì fu quella di un gran mal di testa. Il sole era già alto e proiettava nella sua camera una luce intensa e calda. Il castello era già sveglio, lo poteva udire tranquillamente dal vociferare e dai rumori degli stallieri che ferravano i cavalli. Sul comodino c'erano una tinozza d’acqua e un paio di stracci, assieme ad una brocca con dell'aceto che emanava un forte odore acre. So tirò su con la schiena con fatica, sentendosi completamente intorpidita e anchilosata. Si stiracchiò più che poté, cercando di allungarsi il più possibile con le braccia. Un altro sbadiglio seguì il tutto, poi si alzò dal letto, toccando il pavimento freddo con i piedi nudi. Non appena si alzò perse subito l'equilibrio cadendo seduta sul letto. Le gambe tremavano e formicolavano, incapaci di sorreggerla.
Doveva aver dormito molto fu il suo primo pensiero se le gambe reagivano in quel modo. Con un altro paio di tentativi riuscì finalmente a tirarsi su, camminando poi per la stanza sgranchendosi un po’ le ossa. Arrivò alla finestra per prendere una boccata d'aria, ammirando come suo solito il panorama che offriva, ma il suono metallico della maniglia della sua stanza attirò la sua attenzione. Dalla porta entrò sua madre, che spalancò gli occhi vedendola sveglia che le sorrideva. Non capiva bene come mai fosse così sorpresa, finché non si avvicinò in fretta per abbracciarla. Si sentì stringere al petto come quando era bambina, lasciandosi cullare in quel affetto per qualche secondo.
<<Finalmente sei sveglia piccola mia, tu e tuo fratello ci avete spaventato per tutto questo tempo>>.
Continuava a non capire cosa intendesse e soprattutto cosa centrasse suo fratello.
<<Non capisco, cosa è successo? E soprattutto che c'entra Cuthalion?>>.
Meloria si staccò da quell’abbraccio guardando sua figlia negli occhi dopo tutto questo tempo. La prese per mano e si sedette con lei sul letto ancora disfatto.
<<Tu e tuo fratello siete caduti in un sono profondo, dopo un evento accaduto al vostro compleanno. Siete rimasti entrambi come in un coma per circa una settimana>>.
Gli occhi di Eloeth cambiarono subito espressione, con un accenno di paura misto allo stupore.
<<Cuthalion come sta? È sveglio anche lui?>>.
<<Questo non lo so, ma tuo padre è andato a trovarlo, perciò se è sveglio, ci raggiungerà qui con lui sicuramente?>>.
<<Cosa mi è successo di preciso?>>.
<<Non saprei, non lo abbiamo capito, tu però non ricordi nulla?>>.
Abbassò gli occhi cercando di ricordare, ma nella sua mente sembrava come mancare una parte importante.
<<No, ricordo solo che ero fuori al giardino con… Chris>>.
Sua madre sorrise vedendo la sua espressione mentre ripensava a Chris. Era al corrente di ciò che le era successo, sia a lei che al fratello, ma era meglio non farglielo sapere per ora, a nessuno dei due.
<<Sai, quel ragazzo è stato sempre qui, fino a questa notte. Ha vegliato su di te mentre dormivi>>.
<<Davvero?>> disse sprezzante spalancando gli occhi, contenendosi però subito dopo.
<<Certo, si vede che tiene a te>>.
Quelle parole sembrarono tirarla su, come un getto d’acqua fredda sul viso. Continuarono a parlare per qualche minuto, facendosi raccontare ciò che era successo in quella settimana, finché qualcuno non bussò alla porta.
Suo padre, re Albrecht, entrò dalla porta sorridendo con Cuthalion al suo fianco, anche lui sveglio e di nuovo in forze. Eloeth si alzò dal letto e andò prima ad abbracciare il padre, che la strinse forte tra le sue forti braccia e poi il fratello, restandogli attaccata in silenzio. Lui ormai la conosceva, fin troppo bene, e ormai riusciva a capire tutte le emozioni di sua sorella in un attimo.
<<Sto bene, tranquilla>> le sussurrò all’orecchio.
Anche Meloria si alzò per abbracciare suo figlio, dandogli un lungo bacio sulla testa.
<<Allora, come sta la mia principessa>> esclamò il re.
<<Bene credo, mi sento solo un po‘ intontita, ma sto bene>>.
<<Ci avete fatto prendere un bello spavento a me e vostra madre>> disse portando un braccio intorno la vita della sua consorte. Erano molto uniti, forse gli unici sovrani nei quattro regni ad amarsi veramente.
<<Mi dispiace di avervi fatto preoccupare>>.
<<No piccola, mia non devi dispiacerti, solo non fatelo più>> disse scherzando per sdrammatizzare.
Meloria gli sussurrò una cosa all'orecchio, senza destare troppi sospetti ai suoi figli. Eloeth intanto guardava i segni sul viso di Cuthalion, ancora livido e tumefatto per l’ultimo scontro.
Ovviamente nessuno a parte il re e Ilberd sapevano dove di allenava, perciò rimaneva sempre scioccata quando lo vedeva in quello stato; che tipo di allenamenti faceva?
Il re colse l'occasione mentre Cuthalion e Eloeth parlavano per togliere il disturbo insieme alla regina, lasciandoli un po’ da soli a parlare.
Uscirono salutandoli entrambi, mentre Eloeth fissava ancora il suo viso preoccupata. Quando chiusero la porta alle loro spalle, Cuthalion si accorse che sua sorella lo stava fissando intensamente, con i suoi soliti occhi e il suo sguardo di rimprovero.
<<Avanti, dillo…>> le disse guardandola con un sorriso stanco.
<<Perché devi rovinarti così? Cosa ti è successo stavolta?>>
<<Niente di particolare, ma gli allenamenti a volte prevedono degli scontri con colpi diretti>>.
Lo strinse in un altro abbraccio, appoggiandosi con la testa sulla sua spalla. Anche se con il carattere da guerriero, l’affetto della sorella lo rendeva docile e tenero, e tutto ciò non sempre gli dispiaceva, anzi a volte era proprio lui a ricercarlo. Avrebbe dato la vita per la sorella e viceversa lei qualora fosse necessario. Le stampò un bacio sulla testa, tra quei capelli biondi e arruffati e si alzò dal letto invitandola a seguirlo fuori sul balcone. Una volta all’esterno ispirò profondamente a pieni polmoni, quella brezza mattutina era piuttosto piacevole. Quando anche Eloeth fu all’esterno le indicò il giardino reale, con il labirinto di siepi che si estendeva per quasi tutta la superficie. Al centro c’era una grande statu raffigurante la dea Alis, protettrice di Eval e del suo dominio, intenta a soffiare i suoi venti.
<<Guarda, ti ricordi?>> disse indicando l'entrata del labirinto <<Quando ti trovai piangendo che urlavi perché un’ape ti aveva punto>>.
Lei sorrise dolcemente ripensando a quell'evento, con un pizzico di malinconia sul suo viso delicato.
<<Come posso dimenticarmene. Tu che presi la tua spada di legno e ti buttasti nel labirinto alla ricerca del loro alveare>>.
Lui scoppiò in una risata, ripensando a quello che ne conseguì dopo la sua prova di coraggio.
<<Già, peccato che poi venni inseguito da tutto l'alveare>>.
<<Quanti anni avevamo?>>.
<<Sette o otto credo>>.
<<Eravamo così piccoli>>.
Cuthalion si limitò a sorridere, appoggiandosi con le braccia sul davanzale guardando l’orizzonte oltre le mura. Poi il suo sguardo cambiò, diventando più serio.
<<Cosa credi ci sia successo?>>.
<<Cosa intendi?>> rispose guardandolo preoccupata.
<<Perché siamo entrambi caduti vittima di un sonno così lungo e perché non ci ricordiamo cosa è accaduto?>>.
<<Non lo so, me lo stavo chiedendo anche io. Qual è l'ultima cosa che ricordi?>>.
Ci rifletté un po' prima di rispondere, focalizzandosi su quei pochi frammenti confusi che viaggiavano nella sua mente.
<<Ricordo solo una forte scarica di energia, come di adrenalina ma più forte e delle urla>>.
<<Anche io ricordo una strana energia, ma non c'erano urla>>.
<<Non so cosa pensare, spero solo che almeno tu stia bene>>.
<<Credo di sì, devo solo riprendermi, non mi ci vorrà molto>>.
<<Ho dei dubbi sulla tua capacità di recupero, principessina>> sogghignò lui.
Lei lo schiaffeggiò sulla spalla ridendo, poi lui contrattaccò stuzzicandole i fianchi, il suo punto debole. Continuarono a ridere e a scherzare per qualche minuto, tornando ad essere bambini e uniti come un tempo, di quando gli scherzi erano all’ordine del giorno.
Il viso di Cuthalion però sembrava comunque essere cupo, pensieroso, come se qualcosa lo tormentasse. Lei se ne accorse, ma sapeva che anche se glielo avesse chiesto, non glielo avrebbe detto, lo conosceva fin troppo bene. Si limitò soltanto a chiedergli se andasse tutto bene, ma lui evitò la domanda con un semplice segno di accondiscendenza.
Il sole era alto ormai e il meridiano segnava mezzodì. Senza accorgersene passarono più di un’ora a giocare tra di loro, ma soprattutto a parlare, cosa che non facevano da un po‘. Gli addestramenti di Cuthalion gli permettevano di fare poco e niente, e lord Ilberd non si faceva di certo intenerire, i segni sul viso del fratello ne erano la conferma.
<<Mi sei mancato>>.
<<Anche tu>>.
Si abbracciarono nuovamente, lasciando trapelare in quel silenzio, parte delle emozioni che da tempo avevano dimenticato.

L'aria nei corridoi era fredda, umida, anche con il sole che filtrava dalle grandi finestre. Il suono dei tacchi delle scarpe della regina risuonava quasi freneticamente tra le pareti vuote del castello. Scesero le scale dell'ala ovest, arrivando al vecchio magazzino ormai dismesso. Aprirono la porta di legno scricchiolante, accedendo in quel luogo piccolo e ammuffito nel quale si respirava a fatica. Meloria si avvicinò alla parete, azionando il meccanismo che permetteva al finto muro di aprirsi. Una volta che il passaggio si aprì, percorsero le scale fino ad arrivare alla sala dove la fiamma blu ardeva sopra il braciere. La fiamma eterna, così venne nominata in principio, ora di nuovo accesa in tutto il suo splendore, davanti gli occhi del re che ne aveva solo sentito parlare mentre nelle storie.
<<È magnifica>> esclamò avvicinandosi.
<<La profezia sembra essere vera. I quattro sono giunti ai nostri tempi e un misterioso male potrebbe essere in agguato>>.
<<Ne hai già parlato con Efenrir, l'anziano?>>.
<<Si ed è stato lui a suggerirmi di condurre i custodi in questo luogo dimenticato; se fosse stato vero, la fiamma si sarebbe accesa sotto il loro potere>>.
Albrecht si mise a riflettere guardando la fiamma sospesa sul piedistallo. Il suo primo pensiero fu quello di avvertire il concilio di Ajami'l, situato nella città di Celestia, ma era a più di trenta giorni di viaggio. Meloria aveva già pensato intanto a qualcosa, dal primo momento in cui i suoi sospetti su Chris vennero fuori.
<<Ho già chiesto a Eyrion di chiamare a raccolta l'ordine, oggi sarebbe stato il giorno dell'incontro>>.
<<Siamo dunque qui per incontrarli?>>.
<<Si, ci attendono nella sala grande>>.
Il re sospirò, incrociando le braccia e posando di nuovo gli occhi sulla fiamma. Se l'ordine era stato chiamato di nuovo a raccolta e la profezia si era avverata, non sarebbe mancato molto al prossimo passo, la guerra. Nei suoi occhi passarono velocemente molte scene di guerra alle quali partecipò. Vide di nuovo le numerose morti dei suoi valorosi compagni, soldati e amici, ma soprattutto di suo padre. Quella guerra però, definita la più sanguinaria degli ultimi secoli, era nulla in confronto a ciò che li avrebbe attesi dal momento in cui i prescelti hanno fatto la loro comparsa. Se non avessero agito subito, il mondo sarebbe caduto di nuovo vittima dell’oscurità.
Gonfiò di nuovo il petto con un altro respiro e si girò verso il lungo corridoio che l'avrebbe condotto alla sala grande.
Camminano insieme, quasi velocemente come se carichi di ispirazione e di coraggio. Arrivarono alla grande porta d'ingresso. Meloria afferrò la sua mano, sorridendogli dolcemente per tranquillizzarlo. Contraccambiò il sorriso e strinse la sua mano con vigore, poi aprì le grandi porte.
I presenti si voltarono tutti, interrompendo qualsiasi discorso alla loro presenza. Si inginocchiarono mostrando il massimo rispetto possibile, sotto gli occhi del loro re, che sembrava guardarli pieno di orgoglio. Un altro respiro profondo.
<<Guardiani…>>.

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