Capitolo 17

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Saliste nella vecchia stanza di Dabi la "tua" vecchia stanza, come vi aveva ordinato Tomura con un "Dabi, ora vedi di tornare a lavorare decentemente, o sei morto." molto minaccioso.

La stanza era un disastro, sembrava che ci fosse passato un uragano o peggio, una squadra di bambini problematici dell'asilo.

"Cosa cavolo è successo qui?"

"Non chiedere." Fece spallucce restando avanti a te, di spalle.

"Ma io voglio sapere." dicesti, gonfiando le guance.

"Ti ho quasi uccisa quel giorno. Ecco cosa è successo." Si girò, con quegli gli occhi di lacrime che gli vedevi spesso, ma senza versarne una.

"Tutto qui?"

"Stai scherzando?! Perché diavolo ti sei buttata davanti a lui? Se non me ne fossi accorto, adesso staresti peggio del maiale che Spinner ha preparato per la cena di ieri." Ti scappò una risata all'idea.

"Davvero ti preoccupava quello? Per questo stavi a congelarti tutte le sere fuori dalla finestra?" Dicesti, pensando a quell'ombra che ogni giorno vedevi nel periodo in cui in ospedale.

Lo vedesti arrossire leggermente. "Tsk." Fece, per poi girarsi di spalle.

Passò qualche minuti, in silenzio, quando non potesti che fargli quella domanda che ora ti premeva nel petto.

"Posso chiederti un'altra cosa?"

"Cosa?"

"Ero incatenata, potevi fare quello che volevi. Perché non mi hai.. che ne so.. baciata?"

Si girò di nuovo perplesso di quella domanda, come fosse scontata la risposta. "Pensavo tu non volessi, dopo tutto quello che è successo."

"Ah..." Abbassasti lo sguardo, sussurrando tra te e te. "Pensavi male, cretino."

"Cosa?" Fece finta di non capire.

"Hai capito." Gli facesti il verso.

"Si, ma tu ripetilo." Si avvicinò a te, facendoti il verso, di risposta, e mettendo una mano sul tuo fianco, piano.

"Ho detto che pensavi male, cretino." Lo guardavi negli occhi e potevi sentire il calore del suo respiro sul tuo volto.

Poggiò l'altra mano dietro la tua testa, stringendoti i capelli. "Cazzo. Giuro che mi farai impazzire." Detto questo ti baciò, con dolcezza, ma questa volta c'era qualcosa di diverso rispetto ai vecchi baci che vi eravate scambiati.

"Cos'è questa violenza?" Ti staccasti leggermente e sussurrasti.

"Pensavo che dovrei punirti per essere andata via senza lasciarmi spiegare." Sussurrò alle tue labbra, per non tornare, però, a baciarti.

Arrivò invece al lobo del tuo orecchio che morse e tirò verso di sé. "Ho in mente qualcosa di interessante." Ed iniziò a morderti e baciarti il collo, scendendo fino a più in basso baciandoti sui seni, che leggermente sporgevano dalla tua camicetta.

Camicetta che lui ebbe la brillante idea di bruciare, perché, con la mano che aveva sul tuo fianco, aveva acceso un piccolo fuoco, che stava bruciando tutta la stoffa, senza bruciare te. Ti stupiva sempre il modo in cui era diventato capace di controllare quel suo potere.

"Fermami e non farò nulla che non vuoi." Ti ripeté quella frase che già una volta avevi sentito, ma la tua testa andava a fuoco, così come il tuo viso, e non riuscisti a pensare, mentre le sue labbra e le sue mani ti infondevano sempre più calore.

Tornò a baciarti, per poi prenderti in braccio e portarti nella sua stanza, che si assicurò di chiudere a chiave.

Ti buttò sul letto per continuare a baciarti sempre con maggiore veemenza, togliendosi la sua, di maglia.

Play With Fire. [DabixReader(OC)]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora