~ Sogni ~

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Quando da piccola guardavo clandestinamente Sex and the City, considerato da mia madre il male assoluto, mi piacevano da impazzire quelle quattro matte, che vivevano la loro vita sfidando le regole imposte dalla società sullo sfondo della città ch...

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Quando da piccola guardavo clandestinamente Sex and the City, considerato da mia madre il male assoluto, mi piacevano da impazzire quelle quattro matte, che vivevano la loro vita sfidando le regole imposte dalla società sullo sfondo della città che non dorme mai.

Mi colpiva, in particolare, il rapporto che Carrie aveva con New York, di come la sentisse la sua città nonostante non ci fosse nata.

Fantasticavo su quando anch'io ci sarei andata, su come sarebbe stato viverci, se avrei realizzato il mio sogno, se anch'io avrei sviluppato una vera e propria ossessione per le Manolo Blahnik, per le Birkin, per il Cosmopolitan e, perché no, se avrei mai incontrato, con una Vivianata, ovviamente, qualche fantastico uomo che girava in limousine a cui avrei dato un nomignolo.

Perché io dovevo andarmene da lì, da Paradiseville, Tennessee, che di paradisiaco non aveva proprio nulla, per me. Dovevo andare via da quel posto, da quella casa, da quella che doveva essere la mia famiglia: il porto sicuro che dovrebbe sempre accoglierti e proteggerti dalle mareggiate adolescenziali e che, al contrario, le tempeste le provocava e poi le ignorava.
Eccetto Ben, chiaramente.

Quindi arrivai a New York, dove avrei incontrato Rob e poi Margaret, e fui accolta da tutti: dalla città e da loro due e, finalmente, cominciai a realizzare davvero i miei sogni.

Contrariamente alle mie aspettative, nei miei anni newyorchesi ho mai avuto né Manolo, né Birkin; il Cosmopolitan non mi piace e ho conosciuto un uomo che degrada tutta la categoria a cui appartiene.

Però, lì Sex and the City lo guardavo con Margaret sul divano, con un dito di vino in un calice di cristallo e tanta cioccolata; ho trovato una vera famiglia e, soprattutto, ho mosso i primi passi per realizzare il mio sogno.
Ma oggi, le cose sono cambiate e, vista la meravigliosa piega che hanno preso, la mia nuova città dei sogni è la stessa per Vivian di Pretty Woman: Hollywood.

Margaret mi ha prestato duemila dollari, gli ultimi, spero; mi ha regalato qualche vestito ed il biglietto per Los Angeles.
Ma prima di partire dovevo andare nel mio posto preferito di New York: il Ladies Pavillion a Central Park.

La passeggiata in una fresca mattina di metà settembre è silenziosa: gli unici rumori che sento sono i nostri passi sul sentiero e il cinguettio degli uccelli.

- Non faceva altro che parlare di te. Dovresti vederla Meg, è piccola ma è un vulcano attivo, diceva a telefono e poi... -

- E poi ti ho invaso la... -

- La vita. Mi hai invaso la vita, Piccola Star. - gli occhi azzurri di Margaret mi guardano intensamente e cominciano ad inumidirsi più del normale, mentre mi stringe gli avambracci con le piccole mani da matrioska - Sarebbe così felice, Viv. Sarebbe davvero contento! Ma adesso basta. Andiamo, altrimenti farai tardi. -

Margaret tira su col naso e tira via anche me, mentre io rivolgo un ultimo sguardo alla costruzione lignea e rivedo una me vagabonda e speranzosa recitare in quel meraviglioso punto panoramico del parco.

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