Limen vuol dire soglia ed è facile confonderlo con limes, che significa confine, proprio com'è facile sovrapporre i due concetti, anche se sono diametralmente opposti.
La soglia è qualcosa da varcare, il confine è qualcosa da non attraversare, se no...
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Il gioco della prima impressione mi ha sempre portato a riflettere. È un gioco semplice: in fin dei conti hai solo il cinquanta per cento di possibilità di sbagliare, ma, allo stesso tempo, è qualcosa che può condizionare vite intere e definire rapporti marchiandoli a fuoco.
Nel mio mondo l'impressione che si dà può essere una condanna comunque la si veda: se hai la faccia da bravo ragazzo, non avrai difficoltà a girare commedie romantiche, ma per i più non sarai credibile come killer. O se sei una bomba sexy sarà difficile che ti affidino una parte drammatica. Per fortuna, però, fra i registi c'è anche chi guarda oltre e ti dà una possibilità, un po' come sta succedendo a me.
Ma nel privato, bisogna ascoltare le sensazioni che derivano da una prima impressione o cercare di non farsi influenzare e scavare più a fondo? E quando la prima impressione condiziona un rapporto di lavoro, un lavoro come il mio, che fare? E quando si sa che non si è bravi con le prime impressioni? Io sono sempre stata una frana. Quindi dovrei pensare che non ci ho preso nemmeno stavolta? E se questa volta, visto che ho sbagliato fino ad ora, non mi fidassi di ciò che sento? E se poi scoprissi che avrei avuto ragione se non mi fossi fidata? Ma cosa sto dicendo!? Porca Sonia, quanto sono contorta.
Dunque, facendo un breve riepilogo, da quel giorno di due mesi fa, quello del pranzo con Jeff viscidone Lockhart, non ho fatto altro che pensare a quello che è successo. E anche a Sky Moore, se non per un effetto collaterale, certo. E in tutto questo tempo io ho cercato di farmi un'opinione, perciò lo Stai attenta a quello lì di Margaret, che risuona nella mia mente come un continuo ritornello e non smette di ripetersi, non fa altro che accentuare la mia confusione.
Ad oggi penso che la mia Eminem abbia ragione anche se, per un attimo, ho creduto il contrario.
Il modo in cui è scattato non appena quel viscido ha insinuato che fossi una poco di buono mi ha sorpresa: voleva mettergli le mani addosso, ma per difendermi.
La mia prima prima impressione ha quindi vacillato per un attimo e ho cominciato a vagliare altre possibilità: magari c'è di mezzo una faida familiare secolare di stampo shakespeariano, stile Montecchi e Capuleti, o magari un progetto lavorativo comune andato male o ancora, nella più semplice delle ipotesi, una forte antipatia reciproca. Perché la sua è stata una reazione esagerata: non si reagisce così per una che vedi per la seconda volta e che consideri una ragazzina.
E così sono ritornata all'impressione originale perché, tenendo conto di questo aspetto, potevo esserci io come chiunque altro al mondo e lui non avrebbe ugualmente esitato a ricorrere alla violenza. Anche se poi ho pensato a quando gli ho preso il viso fra le mani, cosa di cui ancora mi sorprendo, dev'essere stata l'adrenalina, e ho creduto di aver visto qualcosa in lui, un briciolo di umanità, di dolcezza. Ma mi sbagliavo. Alla luce dei fatti, mi sbagliavo.
Lo Stardust Magazine è il più aggiornato fra i giornali di gossip e, mi rendo conto che non abbia lo stesso spessore di un qualsiasi quotidiano, anche il più piccolo, ma le sue notizie, un minimo di verità dovranno pure averlo. Perciò, in questo lasso di tempo, un articolo può essere falso, due, ma non cinque articoli in cui lui usa le mani su un senzatetto, un passante ed un collega e manda a quel paese dei fotografi che, bene o male, fanno il loro lavoro.