~ Amicizia ~

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All' elenco di cose a cui la piccola Vivian non avrebbe creduto, devo aggiungere che io ho dato un consiglio, un suggerimento o comunque lo si voglia chiamare, a Sky Moore e l'ho chiamato anche solo Sky, esattamente come farebbe un'amica

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All' elenco di cose a cui la piccola Vivian non avrebbe creduto, devo aggiungere che io ho dato un consiglio, un suggerimento o comunque lo si voglia chiamare, a Sky Moore e l'ho chiamato anche solo Sky, esattamente come farebbe un'amica.
E tutto questo ha davvero dell'incredibile, se lo sommo alla serata che sto per trascorrere! Perciò stento a credere che sia proprio io, adesso, a mettere la mia mano in quella di Sky Moore, che mi sorride; a prendere con l'altra un lembo di stoffa di quest'abito meraviglioso e a poggiare il piede su questo tappeto rosso, mentre una pioggia di flash illumina la notte.

La casa dei Von Dekert è un'antica villa spagnola fuori città. L'ampia facciata a due piani è illuminata da due fari a luce calda che proiettano il nome della fondazione omonima sullo stucco bianco. Le aiuole ai lati del tappeto, colme di terra rossa del deserto, ospitano cactus, arbusti e piante grasse di grandi dimensioni, che ostacolano la stampa e forniscono a noi una sorta di barriera naturale.
L'antico e imponente portone d'ingresso a due battenti, attende che gli invitati lo oltrepassino.
Sento il cuore battermi all'impazzata sotto il velo ricamato che ricopre il décolleté e le braccia e, mentre cammino, spero che la Fortuna mi guardi anche stasera e mi aiuti in un'impresa altrimenti impossibile: non fare nessuna Vivianata.

Sorrido ancora ai fotografi e poi mi volto, per assicurarmi che anche lui lo stia facendo. Sì: sfoggia un sorriso mozzafiato, anche se finto. Camminiamo vicini, le nostre mani quasi si sfiorano ma, in accordo a quello che dovrebbe essere il nostro rapporto, non si toccano.
Due amici non si tengono per mano.

Avanzo e continuo a sorridere, mentre mi sembra così irreale che qualcuno fra la folla di fotografi chiami proprio me, visto che a qualche passo di distanza c'è una che ha tutta l'aria di essere Emma Stone.
Emma Stone, porca Sonia!

- Di chi è l'abito? -
- Da questa parte! -
- Chi ti ha truccata? -
- Un sorriso per me! -
- Sei bellissima! -

Non capisco più niente, so solo che c'è gente che mi grida qualcosa, ma tutto tace, anche la mia canzone, non appena lui mi mette una mano alla base della schiena e mi dice di entrare.

Lui finge, ma io non posso far altro che sorridere davvero.
Altro che uova, mi hanno fatto delle foto e detto che ero bellissima, e non un ematoma!
Io sono qui! Io!

- Vivian Lewis. -

Sentirgli dire il mio nome, rivolto ad un uomo molto distinto che, dietro un alto banco di legno, scorre un'elegante stilografica su un registro, mi fa capire che è il momento di segnare sul mio personale tabellone, la prima Vivianata della serata.

Ed io che mi ero illusa di poter contare sulla Fortuna.

Ad ogni modo, il receptionist che mi crederà sicuramente stupida tanto da non saper dire il mio nome, deve avermi trovata, perché mi sorride e, quando lo spaccone sta per presentarsi, l'uomo gli rivolge un gran sorriso - Non occorre, signore. Buona serata. La mia collega vi scorterà di sopra, nel salone delle feste. -

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