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Jimin era chiuso in camera sua a guardare il soffitto con la sua adorata musica nelle orecchie mentre giù in salotto era appena arrivato il professore Jeon, convocato dai suoi genitori per affidargli un altro compito.

«Salve!» salutò il corvino seguito da un breve inchino.

«Salve signor Jeon. Si sieda pure qui» disse il signor Park segnalando una poltrona dove l'insegnante si sedette.

«Mia moglie non è qui con me perché sta poco bene» spiegò con un disinteresse che sconcertò Jungkook «ma andando al sodo della questione, avrei un'altra richiesta, che giustamente verrà retribuita, da farle a proposito sempre della situazione di mio figlio»

«Mi dica di cosa si tratta»

«Non è sufficiente il fatto che lei supervisioni Jimin solo a scuola... Vorrei chiederle delle ore extra... Mio figlio sta tutto il pomeriggio chiuso nella sua stanza e non so cosa faccia lì dentro. Lui dice che studia ma io non mi fido» asserì con perfidia.

«Quindi lei mi sta chiedendo di controllarlo anche durante tutto il pomeriggio? Così diventerei una sorta di guardia del corpo ma non un insegnante» contestò infastidito.

«Non esageri, signor Jeon. Lo farà studiare oltre che a scuola anche qui in casa. Che ne dice, accetta?»

«Una condizione però»

«E quale sarebbe?»

«Essendo il suo insegnante posso decidere anch'io in che modo o in che luogo si svolgeranno le lezioni. Vorrei portarlo in biblioteca o fargli fare qualche lezioni d'inglese con una madrelingua» propose con un sorriso finto a cui il padre credette.

«Mi sembra perfetto. L'importante è che si concentri sullo studio e su nient'altro» il corvino si limitò ad annuire.

Successivamente, il signor Park seguito da Jungkook si fecero strada verso la camera del più piccolo che l'adulto spalancò senza neanche bussare o chiedere il permesso.

Il biondo sussultò a quell'improvvisa irruzione e tolse frettolosamente i suoi auricolari guardando in malo modo i due appena entrati.

«Che stavi facendo?» chiese il padre.

«Non lo vedi tu stesso?» rispose il minore acidamente.

«Porta rispetto, Jimin. C'è anche un'altra persona nella stanza»

«Ti sembra che mi importi qualcosa di chi c'è o chi non c'è in questa dannata stanza?»

L'odio che il biondo provava per quell'uomo, che non riusciva più neanche a chiamare "papà", era così evidente e palpabile che Jungkook decise di intervenire.

«Signor Park può lasciarmi un momento con suo figlio? Devo spiegargli la nuova situazione e metterlo sotto con lo studio» comunicò freddamente.

«Si, faccia pure. Sono stanco della sua insolenza e dalla sua ribellione. Per favore, faccia quello che le ho chiesto» l'insegnante acconsentì con un cenno e dopo qualche secondo, l'adulto uscì lasciandoli da soli.

Jungkook si assicurò che la porta fosse chiusa e una volta costatato, si avvicinò al minore che nel frattempo si era rimesso gli auricolari alle orecchie.

«Jimin dobbiamo parlare assolutamente» ma il menzionato continuava a non ascoltarlo e a fingere che non fosse lì.

Il più grande, già spazientito, gli tirò via quelle cuffiette dalle orecchie, riuscendo staccarle anche dal telefono. Le conservò nella sua tasca e Jimin lo fulminò con lo sguardo.

𝑯𝒂𝒕𝒆 𝒀𝒐𝒖 | 국민 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora