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Jungkook pensava che Jimin non si fosse presentato a scuola, visto che non era in classe, ma quando lo vide seduto in una panchina più isolata rispetto al cortile dell'edificio, capì semplicemente che il minore non aveva voglia di entrare.

Decise quindi di avvicinarsi e di sedersi al suo fianco, vedendo poi come l'espressione facciale dell'altro diventava annoiata e stanca per via della sua presenza.

«Che fai qui?» domandò il maggiore.

«Non voglio entrare lì» con un cenno di capo il minore segnalò quell'enorme struttura scolastica dinanzi ai loro occhi.

«Perchè?»

«Non mi va, punto»

«Sai, cos'è la cosa che più mi dispiace?» il corvino improvvisamente cominciò a parlare «Non riuscire ad instaurare un buon rapporto con te e pure ci sto provando in molti modi ma non demorderò. Il compito di un'insegnante è principalmente quello di trasmettere il sapere ad un alunno ma anche di educarlo moralmente, di aiutarlo nelle sue difficoltà, di impartirgli qualche lezione di vita soprattutto quelli più anziani. So che molti non lo fanno ma io ho sempre seguito questo metodo e continuerò ad usarlo perché se ho scelto questo lavoro, un motivo ci sarà. Mi piace stare a contatto con i ragazzi, sapere le loro storie, imparare qualcosa da queste e poi insegnare»

«Perchè mi sta dicendo questo se sa che non mi interessa?»

«Perchè io ho realizzato il mio sogno, il tuo qual è?»

«Studiare economia, ottenere il diploma e prendere il posto di mio padre nell'azienda di famiglia» rispose Jimin senza alcun tipo di emozione.

«Mi sembra come se queste parole te le fossi studiate a casa, ripetute più e più volte e poi imparate a memoria. Di solito chi parla dei suoi progetti futuri sorride, sogna con lo sguardo, è serio e determinato ma tu non sei nulla di tutto ciò ed è per questo che deduco che quella scuola e quel lavoro non siano il tuo sogno»

«Anche se non lo fosse, devo farlo»

«Perchè lo dice tuo padre devi farlo?» chiese Jungkook guardando direttamente i suoi occhi scuri e quando vide quell'abbagliante scintilla attraversarli, come se fosse sollevato quasi felice che qualcuno se ne fosse finalmente accorto, ne ebbe la conferma «E anche se adesso lo neghi, so di avere ragione»

«Non possiamo essere tutti fortunati al mondo» asserì.

In seguito prese una sigaretta dal suo pacchetto e con frenesia, l'accese per poi portarla velocemente alla sua bocca e dargli alcuni tiri.

«E quindi, qual è il tuo sogno?»

«Non importa più ormai»

«Si che importa, un sogno è sempre importante. E poi stai parlando con me che sono un'insegnante, non ti giudicherei mai per quello che ti piace fare o per quello che vorresti diventare»

«Non mi va di dirlo» rispose cercando di mantenere la concentrazione sulla sua sigaretta.

«D'accordo ma di pomeriggio, faremo lezione fuori e mi mostrerai quello che ti piace fare. Preparati»

𝑯𝒂𝒕𝒆 𝒀𝒐𝒖 | 국민 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora