«Non ti girare per nessun motivo. È arrivato quel bastardo con altri uomini» rispose ponendosi lentamente un paio di occhiali e un berretto.
«Che facciamo?» domandò Jungkook con una certa preoccupazione.
«Le cose sono due, o andiamo via con molta tranquillità o restiamo qui finché non se ne vanno. Io ti direi la prima perché ho bisogno di parlare con te di una cosa molto importante» il moro posò la mano in cima a quella del minore e lo guardò direttamente.
«Ti seguirò. Credi che ci noterà?»
«È seduto in un tavolo lontano dalla cassa e quindi, non credo che ci possa notare. Vuoi mangiare qualcos'altro o andiamo via subito?»
«Andiamo via. Non voglio stare qui e respirare la stessa aria di quell'uomo»
«Perfetto. Che ne dici se andiamo a prendere un gelato?» suggerì con un sorriso.
Avrebbe fatto di tutto pur di recuperare il buon umore di quel corvino.
«Mi hai convinto»
I due si alzarono in piedi e con molta discrezione presero le loro cose per poi dirigersi verso la cassa e pagare.
Ciò che, però, non sapevano è che quell'incontro non era stata pura casualità. Il signor Park, che si era recato lì di proposito, li osservava andare via con un ghigno perfido in volto. Era stato una semplice occasione per mostrare chi comandava realmente e per dire che qualunque mossa avessero fatto, questa sarebbe stata vista e abbattuta.
(...)
Jimin e Jungkook percorrevano lentamente, senza avere nessuna fretta, la strada, illuminata da lampade colorate e grandi alberi oscurati per la sera, che portava alla gelateria. Si trovavano immersi in un silenzio comodo ma era come se mancasse qualcosa.
Il biondo ricordò il giorno in cui aveva rifiutato di prendere la mano del suo, allora, professore per strada, per via del giudizio delle persone ma, arrivato a quel punto, non gliene importava più.
«Dammi la tua mano, Jungkookie. Quella che tieni in tasca» il menzionato obbedì sentendo poi delle dita intrecciarsi calorosamente alle sue sue.
E il sorriso autentico che Jimin ricevette, in seguito, fu come ricevere una miriade di martellare al cuore per rompere il ghiaccio che vi era intorno. Gli regalò un abbraccio e poi proseguirono per il loro cammino.
Dopo qualche minuto, giunsero alla grande gelateria, posizionata al centro di quella via, dove comprarono dei coni colmi di quei dolci e freschi sapori.
Fortunatamente dall'altra parte della strada c'era una panchina vuota e i due ne approfittarono per sedersi mentre gustavano i loro gelati.
«Che mi dovevi dire? Dalla tua espressione mi sembrava qualcosa di serio»
«Io ti chiedo scusa in anticipo, mi dispiace davvero tanto perché so che non avresti mai voluto che io facessi una cosa del genere ma ho dovuto farlo» le sopracciglia del maggiore si aggrottarono al non sapere di cosa stesse parlando.
«Che succede?»
«Sono riuscito a farti uscire anzi ad ottenere il tuo rilascio su cauzione perché ho trattato con quel figlio di puttana. La tua libertà in cambio di una mia conferenza pubblica, dove ho dichiarato di aver rinunciato all'azienda e di averla consegnata nelle mani di mio padre» sospirò tristemente «Non volevo rovinare questa serata ma dovevi sapere la verità. Scusami»
Jungkook si perse per un momento fra i suoi pensieri e in pochi secondi, percepì i suoi occhi riempirsi di lacrime che non voleva versare ma, ormai, erano lì.
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𝑯𝒂𝒕𝒆 𝒀𝒐𝒖 | 국민
FanfictionDove Jimin è il solito ragazzo cattivo della scuola e Jungkook è il suo professore d'inglese ed economia; ᴋᴏᴏᴋᴍɪɴ //ᴊɪᴋᴏᴏᴋ ᴏᴍᴏsᴇssᴜᴀʟᴇ sʜɪᴘ sᴇᴄᴏɴᴅᴀʀɪᴇ: sᴏᴘᴇ, ᴛᴀᴇᴊᴏᴏɴ