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Il cammino per uscire da quell'edificio medico fu intrapreso da Jungkook di corsa, quasi senza fiato.

Quando arrivò al parcheggio, dove c'era la sua macchina e Jimin, potè finalmente respirare perché, fino a quel momento, era come se l'avesse trattenuto all'interno dei suoi polmoni per scappare immediatamente dal male che anche la sua famiglia si era permessa di infliggergli.

Era deluso, amareggiato, arrabbiato con tutto e con tutti, perfino con quel Dio in cui aveva smesso di credere per via della piega che la sua esistenza aveva preso.

Perché aveva dovuto assistere a quelle scene orribili e disumane?
Perché non aveva una famiglia su cui poter contare nei momenti di serenità e tristezza?
Perché la vita e le persone possono arrivare ad una tale cattiveria, brutalità?
Perché esistono le ingiustizie?
Perché la felicità è così difficile da raggiungere?

Questi interrogativi e le risposte, alle quali non riusciva mai a giungere scuotevano pesantemente la sua mente. La sua testa iniziò a girare e la vista si appannò.

Barcollò ma non aveva la minima intenzione di cadere con le ginocchia sull'asfalto.

Quello sarebbe stato soltanto un segno di resa e lui non voleva arrendersi, non voleva mollare e dargliela vinta.

Si sentiva distrutto fisicamente e psicologicamente ma finché fosse stato in vita, e di questo ne era più che certo, lui avrebbe seguito i suoi ideali, i suoi principi e non si sarebbe fatto mettere i piedi in testa da nessuno.

Volevano distruggerlo?
Si, forse c'erano riusciti ma prima o poi si sarebbe rialzato per restituire i torti subiti con molta più forza.

Jimin, vedendolo dal vetro dell'auto, corse verso di lui per sostenerlo dalla vita con le sue braccia.

Non aveva mai avuto quella spinta di aiutare chi soffriva ma cavolo, quel corvino era tutt'altra cosa.

Detestava vederlo stare male ma detestava di più chi lo aveva ridotto in quello stato così struggente.

Se avesse potuto, senza pensarci due volte, avrebbe cercato una ad una le persone coinvolte e si sarebbe occupato personalmente di farle soffrire il triplo ma non poteva sprecare il suo tempo.

Jungkook era più importante.

«Jungkookie stai tranquillo... Aggrappati a me, non ti lascio» sussurrò con l'intento di calmarlo ma l'altro lo scostò bruscamente.

Un orrendo senso di vomito si fece spazio nel suo stomaco fino alla sua gola. Avrebbe voluto trattenerlo ma fu incredibilmente più forte di lui.

I suoi occhi si riempirono di lacrime d'impotenza mentre la sua bocca veniva pulita dalla manica della sua giacchetta e assaporava l'amaro del momento.

«Non ho p-potuto tenerlo in braccio, neanche per un s-secondo...» si lamentò il moro, afferrandosi fermamente al caloroso corpo dell'altro.

«Mi dispiace così tanto...»

«Avrei voluto anche solo guardare il suo visino ma neanche quello è successo. Hyun Bin ha iniziato a provocarmi e mia madre difendeva lui e non me! Cazzo, vorrei poter odiarli ed essere indifferente ma mi importa così tanto che mi sento a pezzi...»

«È pur sempre la tua famiglia ma nessuno e dico nessuno, compresi loro, meritano il tuo dolore e le tue lacrime. Che ne dici se usciamo noi due o organizziamo qualcosa con i tuoi amici per risollevarti il morale?» propose Jimin mentre donava lievi carezze alla sua guancia.

Le parole di quel biondino erano diventate come una sorta di cura al caos che risiedeva dentro Jungkook che, nonostante il suo non star bene, sorrise, mostrando la sua enorme emozione nell'avere una persona a fianco che avrebbe fatto di tutto per risollevare i suoi cocci rotti.

«Vorrei vedere anche gli altri ma non sono in vena di domande riguardanti il mio stato... Dove vuoi andare?»

«Prima a casa così ci facciamo un bagno rilassante e poi ti va se andiamo a mangiare sushi?» il più grande diede la sua risposta affermativa con un grande sorriso e l'altro non poté che andarne fiero «Sono felice che tu abbia accettato. Farei di tutto pur di tornare a vederti sereno, come un tempo... Tieni, bevi un po' d'acqua» disse consegnandogli la bottiglietta che portava nella sua borsa.

Jungkook sorseggiò quel liquido trasparente e cristallino con grande velocità. Poi afferrò la mano dell'altro ragazzo ed entrarono all'interno del veicolo.

«Grazie davvero, Jiminie»

La sincerità di quella parola fece palpitare d'emozione il cuore del menzionato che aveva appena scoperto quanto aiutare una persona in difficoltà fosse bello e quanto ricevere un grazie, in seguito, fosse soddisfacente.

Era felice e il peso dei suoi problemi si era diciamo alleggerito.

«Sei diventato così necessario nella mia vita che non credo di poter fare più a meno di te, Jungkookie»

«Anche tu»




«Anche tu»

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𝑯𝒂𝒕𝒆 𝒀𝒐𝒖 | 국민 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora