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«Jimin scendi a mangiare, per favore» supplicò la madre quando entrò in camera di suo figlio quella sera.

Era già da un po' di tempo che Jimin non cenava più insieme ai suoi. L'aria insostenibile e di odio che si formava solitamente, lo faceva impazzire perché sentiva come la sensazione di essere dentro una gabbia di piccole dimensioni.

«No, non voglio mangiare con voi. Vai via» rispose il minore non degnandola neppure di uno sguardo.

«Non trattarmi così, Jimin. Non puoi mangiare sempre di notte quando pensi che nessuno ti stia guardando» svelò finalmente.

«Proibiscimi anche questo se ne hai il coraggio!» sbottò totalmente in collera «Non mangerò nello stesso tavolo in cui siedono le persone che stanno distruggendo la mia vita. Vattene»

«Sai che t-tuo padre lo ha fatto solo-» provò a giustificarsi la donna ma il biondo la interruppe istantaneamente non volendo più ascoltare le solite moine.

«Bla bla bla, non me ne frega un cazzo di quello che si definisce "mio padre", di quello che fa o di quello che dice, hai capito?» disse.

«Tu sei sua complice! Dici di volermi bene, di stare dalla mia parte ma non fai mai nulla! Ma stai tranquilla tu e papà un giorno ricevete quello che vi meritate» sorrise beffardo quando vide il volto della donna sfigurarsi per le sue dure parole «Non guardarmi così. Pretendi che io ti tratti bene dopo quello hai fatto insieme a quell'uomo? No, non ti aspettare più nulla da me. Se il vostro intento era quello di farmi diventare una persona sgradevole e infelice, bene, ci siete riusciti alla grande. Ora esci che già mi hai stancato»

«Amo tuo p-padre e non posso andargli contro, lo sai perfettamente, Jimin»

«Ma come fai? Come puoi? Neanche ti ama, cazzo! Esci, ti prego! Mi stai facendo impazzire!»

«J-Jimin...» Se Ri, la madre del biondo, iniziò a piangere mentre osservava le conseguenze delle loro azioni sul suo stesso figlio, quello che diceva di amare profondamente.

«Le tue lacrime non mi toccano per niente, sappilo. Non mi farai cedere. Vai da quello che dici di amare e lasciami solo... O mi toglierai anche la libertà di stare solo? Esci, cazzo»

Jimin si sdraiò di fianco sul letto coprendosi con le coperte fin sopra il collo e rimettendo le sue cuffiette alle orecchie per ascoltare musica e ancora musica, il suo unico calmante, la sua unica cura in quel periodo così oscuro e triste della sua vita.

𝑯𝒂𝒕𝒆 𝒀𝒐𝒖 | 국민 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora