Present
I giorni passavano e Silvia non si faceva sentire, come se avesse chiamato la figlia solo per farla preoccupare e basta, cosa che spesso in realtà faceva.
La giornata era grigia. Il raggi del sole non riuscivano ad illuminare la città a causa delle enormi nuvole che coprivano tutto.
"Come stai?" chiese Michele mentre posò sul tavolo la tazza rossa con dei gattini stampati sopra.
"Bene" rispose secca "non ho sue notizie da quel giorno".
Michele si sedette e le porse la tazza di the caldo.
"So che non ti ha detto solo quello, so che c'è dell'altro" le disse.
Bea bevve un sorso di the, poggiò la tazzina e chiuse gli occhi.
"Cos'altro ti ha detto tua madre?".
Riaprì gli occhi e si sentì mancare l'aria per un secondo, così fece un forte respiro.
"Hai ragione, non mi ha detto solo che probabilmente ha un tumore al seno. Lei quando mi chiama mi deve per forza distruggere in tutti i modi possibili".
Mike si raddrizzò e si preparò a sentire quello che gli aveva nascosto.
"Mentre mi raccontava di quando era in ospedale io le ho detto che l'anno scorso mi avevano tolto un tumore al seno, giusto per farle capire che la preoccupazione di avere qualcosa di brutto purtroppo l'avevo provata anche io, e lei..."
Si fermò. Una lacrima, due, poi tre le rigarono il volto chiaro. Le iniziò a battere forte il cuore, come se dovesse dire una delle cose più brutte di tutta la sua vita, come se un po' si sentisse morire nel pronunciare quelle parole.
"Calmati, io sono qui, dimmi quello che ti fa stare così male. Non voglio più vedere quello sguardo perso che hai da giorni. Non mi stai più sorridendo, ho bisogno di capire e devo aiutarti", disse Mike prendendole la mano. Se la portò vicino alla bocca e la baciò. "Parlami amore mio".
Respirò ancora e poi continuò.
"Lei sai cosa mi ha detto?".
Michele scosse la testa con un'espressione delusa, perché già sapeva che quello che le aveva detto Silvia sarebbe stato un colpo al cuore.
"Mi ha detto che non se lo ricordava. Lei non si ricorda che a sua figlia all'età di diciassette anni è stato tolto un tumore. Io mi sono spaventata quando ho scoperto di avere quella cosa dentro di me, ho avuto paura".
I singhiozzi riecheggiarono nella stanza.
"E lei mi ha detto che non si ricordava nulla. Mi ha accusata di non averle detto niente, quando in realtà lei lo sapeva benissimo e quando mi hanno operata non si è nemmeno degnata di venirmi a trovare, dicendomi che era una cavolata e che l'indomani sarei stata nuova di zecca, quando invece la ferita ci ha messo settimane e settimane a guarire".
Mike chiuse gli occhi e le strinse la mano ancora più forte.
"Quando l'altro giorno le ho detto queste cose lei non se le ricordava... ti rendi conto?".
Era senza parola alcuna. Quando ciò successe lui era proprio accanto a Bea. Si ricordava le parole di Silvia: "Cosa vuoi che sia? vedi che domani già puoi tornare a cavallo e fare quello che fai sempre".
Non era nemmeno andata a trovare la figlia. La sera dell'operazione c'erano lui e la famiglia paterna di Bea. Hanno passato la serata insieme a ridere e ricordare solo cose belle, dimenticando per qualche ora le parole di Silvia.
Bea superò l'indifferenza della madre, ma quando l'altro giorno le disse che si sera dimenticata tutto quello, riuscì ad aprire la ferita con un semplice gesto.
E' stato così facile lasciarla ancora senza parole. E' stato così facile farle ricordare chi è davvero sua madre.
Come può una madre scordarsi questo? Come può una madre scordarsi della figlia?
Eppure è successo.
"Non merita la tua preoccupazione".
Queste furono le uniche parole che uscirono dalla bocca di Michele. Non si aspettava tutto ciò. Non si aspettava che sua madre potesse raggiungere tale limite.
"Oggi pomeriggio ha il referto" disse sottovoce "se chiama io non rispondo" continuò asciugandosi le lacrime.
E come se qualcuno l'avesse sentita le suonò il telefono.
Mike guardò il volto preoccupato di Bea, videro insieme la schermata del telefono ed era proprio lei.
"Rispondi" la incitò.
Bea aveva lo sguardo fisso sulla schermata al che Mike prese il telefono e accettò la chiamata, si portò il telefono all'orecchio e senza che disse niente Silvia iniziò a parlare "è benigno figlia mia! E' benigno!".
Bea sentì, così prese il telefono dalle mani del ragazzo e attaccò la chiamata.
Tutto ciò le faceva male. Sapeva che adesso l'avrebbe cercata per un altro suo problema, per un'altra sua disgrazia. Perché è a questo che serviva: per scaricarle addosso i suoi problemi per poi fregarsene di come magari stava in quel momento la figlia. Aveva sempre fatto così, e probabilmente continuerà sempre a farlo. Il telefono squillò di nuovo, il suono della suoneria risuonava nella cucina e lo sfondo si illuminava.
"Rispondo io?" le chiese Michele.
Bea posò il suo sguardo vuoto sul telefono, lentamente alzò il braccio e lo prese, per attaccare la chiamata.
"Non voglio più avere niente a che fare con lei" disse Bea "non voglio più essere cercata da lei, la deve finire, e lo capirà".
Spazientita battè con la mano sul tavolo "dannazione Beatrice, almeno dalle il modo di farglielo capire! Non puoi sparire e basta, devi rispondere a quella maledetta chiamata e dirle chiaro e tondo che non vuoi più sentirla. Io rispetto la tua scelta perché so cosa ti ha fatto passare quella donna, ma tu non essere come lei, prendi la situazione in mano e dille cosa tu vuoi fare con lei adesso".
La voglia che aveva di dire a sua madre tutto quello che aveva dentro era tanta, ma sapeva che sarebbe stato tutto inutile. Sapeva che avrebbe rinnegato tutte le cattiverie che aveva detto alla figlia in tutti questi anni, sapeva che avrebbe dato la colpa a Domenico, sapeva che avrebbe parlato della sofferenza da lei provata durante il parto, non volendo poi sicuramente comprendere la sofferenza della propria figlia durante tutti questi anni. Anni di agonia e frustrazione, dove le cattiverie sputate fuori dalla bocca di Silvia erano all'ordine del giorno, un pane quotidiano a cui era impossibile scappare. Cattiverie così malvagie da segnarla per il resto della sa vita. Le parole di Mike però la avevano fatto pensare, così alla quarta chiamata che la donna provava a fare, Bea rispose "devo parlarti".
"Grazie al cielo figliola hai risposto, devo dirti una cosa" disse.
Bea chiuse gli occhi e respirò profondamente "ho detto che devo parlarti, lasciamelo fare". Dall'altra parte della cornetta calò il silenzio, e dopo un lieve colpo di tosse disse "dimmi". Dal tono cupo della voce capì che sua madre già sapeva che cosa avesse da dirle. Le parole faticarono ad uscire.
"Non voglio più sentirti. Ho una vita davanti a me e la voglio vivere al meglio. Per questo motivo ti chiedo di non chiamarmi più".
Senza nemmeno sentire la risposta della madre chiuse la chiamata e rimase immobile, a guardare la schermata nera del telefono, fino a quando Mike si avvicinò a lei prendendole la mano per darle una bacio sulla fronte calda. A quel tocco i muscoli di Bea si rilassarono e si fece cullare dal suo amato.
Cercò lo sguardo di Michele, che la incoraggiò a parlare con una leggera spinta.
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Ciao ragazzi, come state? Scusate l'assenza ma il lavoro mi sta massacrando
Questo capitolo è molto, ma molto personale. Fatemi sapere cosa ne pensate,
vi voglio bene!
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everything i wanted
Hayran Kurgu"Hai presente quando non ce la fai più e l'unica cosa che desideri è scappare chissà dove e non farti più trovare? Ecco, questo è quello che voglio fare ora, con te" Disperazione, litigi, sofferenze, ma nessuno potrà mettersi in mezzo all'amore pass...